Minori stranieri soli: un sistema d’accoglienza che genera “invisibili”

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I dati dell’Atlante di Save the Children. Egitto, Eritrea, Gambia, Nigeria, Somalia e Siria sono stati i paesi di origine più rappresentati tra i minori non accompagnati giunti in Italia via mare. La maggior parte fa il suo ingresso nelle regioni del sud. Sono 6.561 gli “scomparsi”, in prevalenza di origine eritrea

ROMA – Minori stranieri non accompagnati, quali sono i paesi di origine e le rotte per raggiungere l’Italia? Come evidenzia l’Atlante di save the Children (diffuso in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato 2017), Egitto, Eritrea, Gambia, Nigeria, Somalia e Siria sono stati i paesi di origine più rappresentati tra i minori non accompagnati giunti in Italia via mare nel corso degli ultimi 6 anni. Considerando il totale di quelli arrivati nel periodo 2011-2016, il gruppo più numeroso è infatti quello di origine eritrea (17,8%), seguito da egiziani (13,2%), gambiani (10%), somali (9,1%), nigeriani (7,9%) e siriani (5,2%), mentre altri paesi dell’Africa occidentale, come Guinea (4,7%), Mali (4,3%), Costa d’Avorio (3,6%), Senegal (3,3%) e Ghana (1,8%), e del Medio Oriente come Afghanistan (2,8%) e Palestina (1,7%), o dell’Asia (Bangladesh, 2,8%), mostrano percentuali più contenute.

Molti dei minori soli arrivati in Italia provengono dalle aree rurali e più povere, o avevano cercato invano un lavoro nelle grandi città, ma non bisogna dimentiche le centinaia di ragazze minorenni vittime di tratta adescate nell’Edo State, in particolare a Benin City, per essere poi trasferite e sfruttate sessualmente in Italia o in altri paesi europei. Indipendentemente dal paese di partenza, tutti questi minori cercano di raggiungere Agadez in Nigercostretti a pagare per ogni confine attraversato ed esposti al rischio di essere rapiti o costretti ad arruolarsi nelle milizie. Chi ce la fa, da Agadez si riaffida ai trafficanti per percorrere la “via dell’inferno” nel deserto, e raggiungere Sabha in Libia, dove alcuni vengono sfruttati nel lavoro per lunghi periodi in cambio dei soldi necessari per proseguire verso Tripoli e attraversare il mare. Per molti, percosse, torture o rapimenti per ottenere un riscatto dalle famiglie sono la regola, e in tanti muoiono in questo posto per le violenze subite.

L’inferno della Libia. Quasi tutte le rotte per raggiungere l’Italia costringono i minori soli ad attraversare lo stesso “inferno”, come raccontano loro stessi, la Libia. Un territorio in buona parte fuori controllo, dove secondo le previsioni la crisi umanitaria causata dal conflitto coinvolgerà nel 2017 1,3 milioni di persone, e la presenza dei migranti supera secondo le stime il numero 256.000. Con la sola speranza di sopravvivere ogni giorno per potersi imbarcare verso l’Europa, i minori soli, come le donne e bambini, subiscono per settimane o mesi percosse, stupri o torture da parte dei trafficanti, o vengono arbitrariamente arrestati e imprigionati nei centri di detenzione, in promiscuità e condizioni disumane senza accesso a cure mediche, acqua potabile, servizi igienici o cibo sufficiente. Dei 34 centri di detenzione conosciuti, solo in 15 vengono condotte attività da parte dell’Unhcr… Continua su redattore sociale   


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