L’Africa può sostenere l’Europa. E viceversa

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Meglio tardi, che mai. A Berlino, i grandi paesi del G20 hanno finalmente capito che per fermare le migrazioni dall’Africa, occorre portare investimenti, regole e sviluppo nei villaggi dell’esodo. Hanno anche capito che la migrazione regolata è una risorsa, perché integra il bisogno di mano d’opera che l’Occidente – e l’Europa in particolare – non riescono a garantirsi.

Insomma, dopo la crisi di panico da “invasione” indotta dalle destre, si vede finalmente un approccio lucido da parte dei 20 paesi più ricchi del mondo, per far fronte al problema migratorio, con piani pluriennali e fondi consistenti.
Ora, occorre che questo immenso sforzo sia preservato dalla corruzione, che in Africa depista molti aiuti dai destinatari più poveri, alle cricche para-governative più fameliche. Che le multinazionali hanno ingrassato e viziato in decenni di gonfie bustarelle per appalti e diritti di estrazione. Istruzione, sanità, legalità sono le premesse di uno sviluppo ordinato dell’Africa, che può realizzare le sue immense potenzialità. Deve cessare anche la paura della bolla demografica che molti studiosi attribuiscono a questo continente per il suo alto indice di natalità. E’ noto, infatti, che quando si instaura il controllo delle morti, segue il controllo delle nascite.
Insomma l’Africa può sostenere l’Europa e viceversa. Purché alla paura si sostituisca la collaborazione vera, fondata non solo su interessi, ma su una motivazione sinceramente umanitaria, l’unica ragione che può sostenere negli anni uno sforzo così ingente.  “Il cammino nella foresta è lungo, solo se non si ama la persona che si va a trovare” (proverbio africano).

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