G8 Genova. L’Italia a Strasburgo riconosce i suoi torti

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Il governo italiano (era il secondo governo Berlusconi, se non ricordo male, dopo la seconda vittoria del centro-destra nel 2001 seguita a quella del 1994) ha dovuto riconoscere i propri torti di fronte alla Corte europea di Strasburgo che ha esaminato quello che è accaduto nella caserma di Bolzaneto presso Genova il 21-22 luglio del 2001 nei confronti di sei cittadini, picchiati e torturati dalle nostre forze dell’ordine. Sono trascorsi sedici anni da quelle tristi giornate e ci è voluto l’intervento di un tribunale sovranazionale perché si arrivasse alla verità e al tardivo riconoscimento dei torti del nostro governo del tempo. La Corte ha preso atto della intervenuta “risoluzione amichevole tra le parti” e ha stabilito di poter chiudere i casi.

Centinaia di manifestanti di molti Paesi accorsero alla convocazione del G8 nel capoluogo ligure e furono picchiati e sottoposti ad umilianti vessazioni nella sede del reparto mobile della polizia di Stato (una parte di loro veniva dalla genovese scuola di polizia Diaz che aveva sede a Genova). Furono poliziotti e guardie penitenziarie ad accanirsi sui prigionieri in un delirio di terrore che ha poi condotto molti degli aguzzini di fronte alle corti di giustizia nel Bel Paese. La prima sentenza della Corte europea di Strasburgo era stata emessa nove anni fa, il 14 luglio 2008. In quell’occasione 15 dei 54 imputati erano stati condannati a varie pene detentive(da 5 mesi a 4 anni di carcere).

I giudici avevano fissato dei risarcimenti provvisionali immediatamente esecutivi. Lì scrissero allora i giudici della Corte di Cassazione “lo Stato di diritto venne accantonato.

Il 14 giugno 2013 (i tempi della giustizia italiani continuano ad essere del tutto inadeguati ai nostri tempi) aveva confermato la sentenza di appello appena emanata, eccetto che per quattro imputati assolti nel merito e non in virtù della prescrizione applicata per altri. I giudici della suprema Corte avevano confermato le precedenti condanne a carico dei tre Ministeri: Interni, Giustizia e Difesa da cui dipendeva il personale coinvolto nel pestaggio e nelle torture.   La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sollecitata dagli avvocati di parte civile con un ricorso che riguardava anche l’assenza del reato di tortura nel codice penale italiano) aveva chiesto spiegazioni all’Italia in ordine al reato di tortura, ai provvedimenti disciplinari adottati nei confronti del personale di polizia condannato penalmente e, appunto ,ai risarcimenti dovuti alle vittime. Un anno dopo il verdetto della Cassazione a proposito dello Stato di diritto ,l’Italia non aveva ancora risarcito chi aveva diritto.

Il governo italiano del 2008 che a gennaio aveva proposto l’accordo ha raggiunto oggi, nel 2017, una “risoluzione amichevole” con sei dei 65 cittadini-italiani o stranieri- che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Ricorsi in cui si sostiene che lo Stato italiano ha violato il loro diritto a non essere sottoposti a maltrattamenti e tortura e si denuncia l’inefficacia dell’inchiesta penale sui fatti di Bolzaneto.


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