Dietro la crisi, cosa?

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Quelli che Renzi alla fine resta. “Ipotesi Renzi Bis”, azzarda Repubblica. La proposta di un governo con tutti i partiti sarebbe un siluro a Mattarella: chiedendogli una cosa impossibile, Renzi vorrebbe costringerlo a ridargli l’incarico. Dopo tutto il governo ha preso ben 78 voti di fiducia in Senato. Allora Renzi bis, ma per far cosa? Qui gli esegeti si dividono. “Per votare a marzo”, Maria Teresa Meli. Luigi Zanda, invece, vede elezioni solo nel 2018.

Quelli che ancora non si sa. “Tre ipotesi per la crisi”, titola ecumenico il Corriere: reincarico, governo di responsabilità (con il coinvolgimento di tutti), o governo istituzionale. In ogni caso: “Ora il voto si allontana”. La Stampa lancia in pista “Padoan o Gentiloni per il dopo Renzi”. E Sorgi già festeggia la nascita di un nuovo partito: il Pdr, Partito di Renzi.

Quelli che ora tutti litigano. Litiga il Pd, e perciò il segretario ha imbavagliato la direzione, solo Tocci ha fatto le mosse di voler parlare ma glielo hanno impedito. “Il Pd sfugge al segretario”, conclude Cazzullo. Litiga il centro destra, con Meloni e Salvini per votare subito, Berlusconi no. Litiga la sinistra, con Vendola che risponde a Pisapia: “Nessuna alleanza è possibile se prima non si rompe con Matteo”. E litigano pure i 5 Stelle: “Sull’Italicum (che ora piace ai capi) parlamentari in rivolta”. Assicura Repubblica.

Rischiamo di vedere e cercare la pagliuzza. Per me la trave è che il nostro vecchio (bel?) mondo non c’è più. E lo dimostra l’esito del referendum, la vittoria di Trump, la Brexit. Quel mondo contava che le decisioni importanti toccassero a entità sovranazionali (capitale finanziario, banche centrali, governo degli Stati Uniti). All’interno degli Stati nazionali, quel mondo raffreddava la partecipazione riducendola alla scelta tra un Alfa e un Omega non troppo diversi, e chi vince governava in forza di leggi elettorali maggioritarie. Ma ormai i decisori sovranazionali non trovano più la quadra e il popolo vota sempre più contro.

La trave che non vediamo è la fine dell’egemonia americana: Assad ha preso i quartieri vecchi di Aleppo, i russi gli hanno regalato la vittoria e Stati Uniti, Europa, Canada pretendono, a babbo morto, “una tregua immediata”. La Cina dà le carte in Asia. Erdogan guarda alla Russia. Presto anche la Francia, se Fillon diventerà Presidente. Trump si circonda di generali (ne ha già scelti 3 per il governo) ma in chiave difensiva, per ora isolazionista.

Guardo dalle finestre, sui tetti di Roma, e vedo famiglie europee, coppie di americani, turisti cinesi avvicendarsi sulle terrazze: il capitalismo ha inventato forme di multi proprietà! Accendo la tv: un “truzzo”, occhio da pesce lesso per una super carrozzata al fianco, conduce un’auto super scattante e super sofisticata. Ma chi la vuole più, chi se la vuol comprare? Giusto quel terrorista del Bataclan che sognava donne nude sui motori, poi ha scelto di finire da kamikaze islamico. Credo che l’errore più grande di Matteo Renzi sia di aver garantito la ripresa e, con la ripresa, il ritorno ai consumi individuali nell’Italia “dei carini”. Tutti Serra, Farinetti, Marchionne. O quasi. I giovani gli hanno girato le spalle, hanno preferito la Costituzione nata dalla Liberazione a quel sole ingannatore di chi prometteva il ritorno agli anni 80. La casa al mare, le vacanze borghesi con moglie glaucopide o marito tonico, figli garruli, l’auto sportiva o la barchetta. Quando mai! Bla bla car, viaggi in sharing, un tetto da dividere e la speranza di non essere scambiati come merce e sputati come rifiuti, al lavoro.

Il referendum al tempo della rete. Renzi ha sbagliato a imbastire una così lunga campagna elettorale, a schierare con sé così praticamente tutti i media, e i sindaci e gli assessori. Oggi quasi ogni cittadino italiano fa parte di una sua comunità: gli amici di Facebook, quelli con cui si scambia istantanee via Instagram, e lui o gli amici danno un’occhiata a Wikipedia, qualcuno copre la telecamera del computer per non farsi spiare perché ha letto che spiavano pure i viaggiatori sugli aerei. Ma così cresce la voglia di non fare quello che ti dicono. Quanti più anni hai, quanti più articoli di giornale hai letto, quanti più consumi ti puoi permettere, tanto più hai risposto all’appello del Renzi. Gli altri No.

Non vi dirò che chi ha cacciato Renzi, Clinton, Cameron soffre, mentre chi li ha difesi vive i privilegi. Temo che questa possa diventare la tesi dei neo laburisti, ma non la condivido. La crisi del 2008 non ci ha riportati al 1908. Ha solo mostrato che i decisori (e i mercati) promettevano alla classe media un paradiso che le stavano negando. Dimostrava che miliardi di dati e soldi e merci si possono scambiare in un attimo, concentrando il potere in poche mani. Ma l’uso di quei miliardi di dati può servire per curare un uomo, per scegliere insieme a distanza di migliaia di chilometri, per scegliersi un’identità e vivere un luogo ma confrontarsi con ogni luogo e qualsivoglia identità. La crisi ha mostrato il divorzio tra forze produttive e controllo sociale. Viviamo una rivoluzione. Senza soggetto, è vero. Ma l’emergere di un soggetto rivoluzionario, intorno al 1917, fu l’eccezione non la regola delle rivoluzioni.

Che fare? Lenin diceva “Soviet ed elettrificazione”. Potrei dire, leggi che consentano ai cittadini di scegliere il rappresentante (senza premi truffa che trasformino una delle 3 o 4 minoranze in maggioranza assoluta) e avanti con la rivoluzione digitale, con l’invenzione di nuovi modi di vivere, di conoscere, produrre e consumare. Destra e sinistra si definiranno in modo diverso. C’è la destra che invoca protezionismo, dazi, muri e frontiere. E quella che le vive accanto, chiudendosi nelle città, come in una bolla, un’arca o un’astronave nello spazio. Con libri, musei e molti diritti, ma dimenticando che fuori altri lavorano in sua vece. Sinistra possono essere gli operai della fabbrica che cambia, e i precari, contratti interinali, pagati con voucher e a partita Iva, chi crea una start up, o cerca una cura innovativa, o prova a dare di nuovo un senso ai lavori nei campi, chi propone valori, costruisce solidarietà nel consumo comune. O nello scambio di informazioni, che sono in fondo messaggi. Anche d’amore.

Da corradinomineo


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