Manovra. Nervosismo e arroganza.

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Renzi si crede Napoleone: “battaglia storica” sul Bilancio. Padoan: La Ue sta con noi o con l’Ungheria? Se ci boccia sarà la fine dell’Europa. In arrivo la “letterina” da Bruxelles

Di Alessandro Cardulli

Renzi Matteo si crede Napoleone e parla di una “battaglia storica”, terreno di scontro il bilancio europeo. Altro che lo 0,1. “La lettera della Ue? Ne hanno mandate tante. Se boccia la manovra la Ue rischia la fine”. Così un premier ringhioso, arrogante, offensivo, “c’è chi si tiene Obama – dice – e chi D’Alema”, mentre si esibisce a In ½ ora. Una intervista singolare perché invece di rispondere alle domande della Annunziata poneva lui problemi per spostare la conversazione sul terreno più favorevole. Certo, un segno chiaro di come l’inquilino di Palazzo Chigi consideri i media, i giornalisti, i quali purtroppo troppo spesso stendono tappetini dove passa il presidente del Consiglio. Al tempo stesso un segnale di nervosismo, di una persona che dietro la maschera dell’arroganza cerca di nascondere difficoltà.

Chilometrica intervista del ministro per dire che l’Italia è un modello per l’Europa

Non è un caso che il ministro Pier Carlo Padoan, un uomo che viene considerato prudente, riflessivo, prima di dire una parola ci pensa due volte e poi magari non ne fa di niente, in una intervista rilasciata a Repubblica, a chi sennò, abbia superato il maestro. Ben due pagine sono state riservate al ministro dell’Economia, l’uomo nelle cui mani è la manovra economica, la legge di Bilancio che le Camere ancora attendono e, che forse non arriverà in Parlamento neppure lunedì come era stato annunciato. Lo stesso Padoan dice che  ci vorrà ancora qualche giorno e smentisce che prima di inviarla ai parlamentari si attende la “letterina” da Bruxelles. È la verità, perché il ministro sapeva dell’arrivo della “letterina”. L’intervista si caratterizza solo perché rivela un  gran nervosismo. Padoan, per difendere a spada tratta una manovra che Francesco Boccia, il presidente della Commisione Bilancio della Camera, uno del Pd, definisce una “manovrina” segnata “dalla vicinanza di elezioni”, non trova di meglio che partire lancia in resta minacciando  e ricattando, politicamente, la Commissione stessa di cui, per inciso, ha condiviso scelte, proposte e iniziative. Esclama: “L’Europa deve scegliere da che parte stare .Può  accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3 per cento del Pil per far fronte all’emergenza terremoto e quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che  ai migranti oppone muri e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine”. In fotocopia di  quanto affermato da Renzi Matteo. E già che c’è afferma che noi siamo “un modello per l’Europa”. Dimentica, il ministro, che siamo un “modello” ma in peggio. In tutte le statistiche che si riferiscono allo stato della nostra economia siamo il fanalino di coda o giù di lì. Basta ricordare, per esempio, che per quanto riguarda la disoccupazione giovanile siamo al 37,9%, voucher compresi, mentre la media Ue è 22%. Ancora un dato: il Pil in eurozona cresce dell’ 1,7% da noi dello 0.3.

La manovra di bilancio non convince: troppe una tantum, le entrate non convincono

Singolare che, sia Renzi che Padoaan, lancino a distanza di poche ore l’uno dall’altro la minaccia della “fine dell’Europa”. Della Unione ovviamente, perché non saranno i nostri due a eliminare un intero continente. Non è un caso. La risposta viene da Bruxelles. Sia nella giornata di venerdì che in quella di sabato cominciavano a prendere corpo “voci” sul possibile arrivo della “letterina” con la quale la Commissione Ue, leggi Juncker e Moscovici, avrebbe chiesto “informazioni” sulla manovra, legge di Bilancio e relativo decreto che  proprio sabato ha avuto il “bollino” del presidente della Repubblica. Le “voci” si sono fatte sempre più consistenti tanto che con il passare delle ore la notizia  è stata diffusa, in via ufficiosa dalla agenzie di stampa senza avere alcuna smentita. Scrivono le agenzie: “La discussione sulla manovra di bilancio italiana entra nel vivo. Domani, (lunedì) dovrebbero partire dalla Commissione europea le lettere con le richieste di chiarimento sulle bozze di bilancio per l’Italia ed altri cinque o sei paesi, tra cui Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda. Per quanto riguarda l’Italia i dubbi sul fronte delle entrate riguardano  le troppe una-tantum, mentre su quello delle uscite si guarda al piano nazionale di salvaguardia antisismica, considerato strutturale e non emergenziale. Non ci dovrebbero essere problemi, invece, per le spese di ricostruzione locale e quelle per i migranti”.

Nei conti della Ragioneria dello Stato per la ex Equitalia non ci sono entrate previste

“Elementare Watson”, direbbe Sherlock Holmes. In queste poche parole battute dalle agenzie sta la spiegazione della sortita, quasi in contemporanea di Renzi e Padoan, le ridicole minacce della “fine dell’Europa”. In realtà si tratta proprio di qualche zero virgola che consentirebbe al premier di mantenere gli impegni presi, le promesse, le mance a pioggia. L’austerità, ora il nemico numero uno di Renzi, non si combatte a parole ma con una politica economica e sociale che è lontana le mille miglia da quella praticata dal suo governo. Un esempio: l’abolizione di Equitalia. Che passa solo di mano. Si chiamerà Agenzia della riscossione, sarà un braccio della Agenzia delle entrate. Così Renzi può dire di avere eliminato quella Equitalia definita “vampiresca”. Non solo, aveva annunciato che questa operazione avrebbe portato nelle casse dello Stato circa 4 miliardi, poi ridotti a 3, infine a 2. Ma questi numeri non figurano nei conti della Ragioneria dello Stato: le nuove entrate sono zero. La Commisione Ue avrà molto lavoro da fare.

Da jobsnews


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