Legge di Bilancio: nessuna certezza sulla copertura finanziaria

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La Ue forse si pronuncerà dopo il referendum. Possibile la richiesta di correzioni. Abolizione di Equitalia? Arriva un condono agli evasori

Di Alessandro Cardulli

“Di doman non c’è certezza” scriveva Lorenzo de’ Medici, il Magnifico Signore di Firenze nella seconda metà del 1400. Niente di meglio per definire la legge di Bilancio che il Consiglio dei ministri ha varato, la “buona nuova per gli italiani” come l’ha chiamata Renzi Matteo. Anzi, no. Ci sbagliamo. Una certezza c’è: quella di diventare un gigantesco condono con l’abolizione di Equitalia. Certo il premier, nel solco di una legge tutta elettorale, con lo sguardo ormai fisso al referendum costituzionale ha giocato un jolly non di poco conto accoppiando la legge di Bilancio con un decreto che abolisce  Equitalia,  la riscossione delle odiate tasse, “vessatoria” la definisce il premier. Certo non gode di buona fama in un paese come il nostro dove l’evasione fiscale fra il 2010 e il 2014 ha toccato 88 miliardi di euro all’anno fra Irpef, lavoro autonomo, Ires, Iva, Irap. Ha toccato, con abilità, bisogna riconoscerlo, un nervo sensibile. Fare demagogia  sulle tasse è come sparare sulla Croce rossa. Ma come ogni medaglia ha il suo contrario, così avviene anche per questa unica certezza, Equitalia al macero. Quasi a far intendere che non si pagheranno più tasse e che ci pensa lui, il giustiziere, a fargliela vedere a chi per tanti anni ci ha perseguitato. Ma il nostro, non di noi, premier fa un clamoroso autogol. Perché, come è ovvio, lo hanno detto subito i sindacati Cgil, Cisl, Uil del settore qualcuno che riscuoterà le tasse ci deve essere.

La bocciatura dell’ex ministro Vincenzo Visco alla chiusura di Equitalia

Non solo. L’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco dà un sonora bocciatura a quella che è una delle “misure portanti” della manovra che dovrebbe consentire un risparmio di quattro miliardi. Con la consueta eleganza, Renzi Matteo, invece di rispondere nel merito, accusa Visco di essere stato uno dei “padri” di Equitalia. L’ex ministro replica al premier: “La paternità di Equitalia non è mia: quando Tremonti la fece, mi opposi in Parlamento”. Sorvoliamo, da Renzi non si può pretendere di più di quello che lui può dare. Visco fa una accusa puntuale: l’operazione Equitalia è una “rottamazione dei ruoli, un condono per fare cassa e indebolire l’effetto deterrente dell’accertamento”. Insomma eliminando Equitalia si eliminano multe su mancati pagamenti, arretrati, evasioni accertate. Un condono mascherato. Una sanatoria generale che fa “respirare” gli evasori, gli 88 miliardi l’anno ricordati. Anche Bankitalia non vede di buon occhio questa operazione. Visco, nella intervista rilasciata a La Stampa contesta anche l’identificazione di Equitalia con una concezione vessatoria del fisco nei confronti dei cittadini. “Ha un compito poco popolare, ma negli ultimi tempi ha fatto più che altro credito a contribuenti morosi con rateizzazioni fino a dieci anni. Non mi sembra sia più vessatoria di quanto succede in altri Paesi. Dopodichè, non so come verranno a capo di questa operazione”. L’ex ministro delle Finanze non è convinto della strada tracciata per lo stop a Equitalia, che prevede un assorbimento dentro l’Agenzia delle Entrate. “Sarà  un problema farle convivere. Equitalia – dice – è una Spa i cui dipendenti sono ex bancari che guadagnano più dei dipendenti pubblici, questo sarà un problema. E poi ci saranno questioni  organizzative”. Conclude Visco con un giudizio “fortemente critico. E’ più un’operazione politica che di amministrazione. Un’operazione d’immagine che serve a rispondere alle polemiche del Movimento Cinque stelle e al fatto che, in questo Paese, le tasse sono un dente che duole”.

Lo spot elettorale di Renzi perde la sua forza propulsiva. Anche gli scriba sono perplessi

Ma tutto ciò non interessa Renzi Matteo. Questa volta però lo spot elettorale costruito dal premier, venti slides per illustrare la bontà della legge di Bilancio, perde la sua forza propulsiva. Anche gli scriba dei media a lui più vicini sembrano avere un sussulto di dignità. Non si fidano ciecamente del premier, mostrano dubbi sulle risorse disponibili, sul loro uso, chiedono chiarimenti, parlano di luci ed ombre. Si chiama in  causa la Commissione europea che stando a indiscrezioni giornalistiche, Repubblica in primo luogo, il quotidiano che in  questi ultimi tempi non ha mancato di elogiare il premier, non avrebbe visto di buon occhio i numeri relativi al deficit. “Se non abbassa il deficit  entro 15 giorni la manovra verrà respinta” avrebbero detto “i pesi massimi della Commissione guidata da Juncker. Non erano questi i patti con Roma”. “Il governo italiano ha esagerato”. Illazioni? Senza dubbio, ma che abbiano un fondamento lo rivela la stessa smentita che arriva dalla Commisione. Ancora – dicono i funzionari di Bruxelles – non abbiamo ricevuto niente. Il pronunciamento avverrà con i tempi dovuti. Per ora sono arrivati solo i bilanci di Francia, Lettonia, Slovacchia, Austria, Lussemburgo, Olanda, Finlandia. Sempre da Bruxelles si lascia filtrare il fatto che il pronunciamento avverrà dopo il 4 dicembre a  referendum costituzionale avvenuto. Una ipotesi che è circolata in questi giorni,quando i numeri sono stati resi noti è che da Bruxelles potrebbe venire la richiesta di una “nota di correzione” subito all’inizio del prossimo anno.

Fassina (Sinistra Italiana): “La manovra elettorale non funziona”

Intanto fioccano i commenti non solo da parte delle opposizioni. In particolare editorialisti, esperti economici, si soffermano sul fatto che la legge di Bilamcio non ha un grande respiro, è puntata all’oggi. Difficile negare che “risenta della vicinanza del referendum”. Così molti sono i dubbi sulla “spinta” alla crescita che può venire da una legge in cui i numeri sono ballerini, tutto o quasi è affidato al 2018. Non solo, in particolare Stefano Fassina dell’Escutivo nazionale di Sinistra  Italiana afferma che il Governo ci ha fatto discutere su un quadro che sapeva di archiviare due giorni dopo il voto sulla risoluzione al Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza ndr). Che senso ha? Nulla da dire le presidenze delle Camere? Quali sono le novità giunte da Bruxelles tra mercoledì sera e sabato mattina? E i “misteri” sulla spesa sanitaria tagliata di 1,2 miliardi l’anno e poi salita di 2 miliardi? Da molte parti viene la richiesta che le venti slides illustrate dal presidente vengano aggiornate, precisate in particolare per quanto riguarda gli investimenti, i costi, gli stanziamenti. Si chiedono i “dettagli” di una manovra ancora non esposta in tutti i suoi termini. Fassina esprime una valutazione generale sulla base dei dati ora noti. “La manovra elettorale non funziona. Innanzitutto – afferma -, il significativo squilibrio di bilancio viene spostato dal 2018 in poi, quindi un pesante aggiustamento continua a incombere e piegare al negativo le famose aspettative di imprese e famiglie, quelle in base alle quali gli agenti economici, secondo la teoria seguita a Palazzo Chigi e al Mef, definiscono i loro comportamenti. Bella contraddizione di un impianto che scommette tutto sugli animal spirits e gli investimenti privati. Secondo, larga parte (6 miliardi di euro) delle maggiori entrate sono incerte e una tantum e frutto, per quanto riguarda la rottamazione dei ruoli Equitalia, di un semicondono”. Prosegue: “Dalla proposta di Legge di Bilancio, sono anche quest’anno sostanzialmente assenti aumenti di investimenti pubblici, inchiodati al livello più basso della storia dell’Italia repubblicana. Sarebbe decisivo – prosegue – un sostanzioso programma di investimenti pubblici per sostenere la domanda, variabile cruciale per uscire dalla stagnazione. Un Social Compact di un punto di Pil (17 miliardi) all’anno per tre anni: per mettere in sicurezza i territori dai rischi idrogeologici e le abitazioni dai rischi sismici; per la mobilità sostenibile, innanzitutto nelle città. Si punta invece, secondo l’ortodossia neoliberista, sulle politiche dell’offerta e sulle esportazioni: sgravi a pioggia alle imprese, svalutazione del lavoro e competitività di prezzo. Cerchiamo tutti la domanda interna di qualcun altro. Cosi, l’eurozona rimane inchiodata nella stagnazione. Insomma, ottimo pacchetto elettorale”.  Poi parla di “galleggiamento” della economia italiana.

Scotto (Capogruppo Camera Sinistra Italiana): ”Un insieme di bonus che non avranno effetti anticiclici”

Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, afferma che “La stabilità 2017 è uno specchietto per le allodole. Un insieme di bonus che non avranno alcun effetto anti ciclico. Non rilancia l’economia perché gli investimenti pubblici sono ancora una volta bassi mentre continua la politica degli incentivi a pioggia. Su pensioni e Sanità siamo a cifre ballerine e spalmate in tre anni”. Il capogruppo della Sinistra Italiana prosegue: “Per esempio sulla Sanità Renzi dice che mette due miliardi, di cui uno è vincolato, ma poi taglia 1 miliardo e 200 milioni. Il diritto alla salute non sarà garantito perché con una mano si dà e con l’altra si toglie. Le coperture non ci sono perché legate a previsioni astratte. E poi, dulcis in fundo, si parla di 500 milioni sul fondo povertà a partire dal 2018, derivanti dai presunti risparmi istituzionali delle riforma. Achille Lauro – conclude Scotto – aveva più stile nelle campagne elettorali”

L’Ape una operazione immorale che offende la dignità dei lavoratori

Dai settori della maggioranza molti silenzi, qualche brusio. Difficile difendere un futuro che non si conosce, il 2018 in particolare che sembra lontano anni luce. Imbarazzo in chi, come alcuni esponenti del Pd, a partire da Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera, che in particolare aveva messo in campo per quanto riguarda la flessibilità in uscita per le pensioni proposte ben diverse dall’Api. A questo proposito non si può che esprimere meraviglia per il fatto  che i sindacati, a cuor leggero, abbiano nei fatti dato il via libera all’Ape, salvo la Cgil che ha continuato ad esprimere la contrarietà ad una manovra, il prestito ventennale, che offende la dignità dei lavoratori. Noi, per quel poco che contiamo, la consideriamo immorale.

Da jobsnews


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