Nasce Radio Televisione Vaticana? Intervista a Dario Viganò

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Nei giorni scorsi la Repubblica annunciava «Radio Vaticana chiude e rinasce come Radio televisione vaticana». Per saperne di più abbiamo intervistato il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, Dario Viganò.

 Viganò, davvero è nata radio televisione vaticana: un polo d’informazione integrato e cross-mediale, cosa si tratta e perché avete sentito il desiderio di ampliare l’offerta?
«La domanda nasce probabilmente da un cortocircuito informativo che ha veicolato l’idea di un vero e proprio broadcast vaticano. Nel processo di riforma voluto dal Papa, certamente vengono unificati gli aspetti broadcast del Centro televisivo Vaticano e della Radio Vaticana che in sostanza producono gli eventi live del pontefice e li distribuiscono. A questo si aggiunge il ripensamento del canale 105 di Radio Vaticana che copre in Fm Roma e viene distribuita sul territorio nazionale sul Dab. Le redazioni internazionali della Radio Vaticana diventano, a partire dall’inizio del prossimo anno, le redazioni multi lingua del nuovo content hub. Il content hub della Segreteria per la Comunicazione sarà dunque costituito dalle risorse umane della Radio a cui si aggiungeranno altre risorse giornalistiche e tecniche attualmente dipendenti da organismi che verranno integrati nel corso dei prossimi anni. Il processo di produzione delle notizie dunque vedrà aspetti testuali, audiovisivi, podcast e tutto quanto la piattaforma multimedialche che stiamo predisponendo, ci permetterà.
Tale processo nasce da un ripensamento globale del sistema comunicativo che possa essere decisamente più performativo e, se possibile, anche meno costoso».

Alla luce delle aperture ecumeniche di Francesco pensate di riservare maggior attenzione al dialogo tra le fedi attraverso rubriche dedicate?
«I media vaticani sono chiamati a far conoscere nel mondo l’insegnamento dei Pontefici, a seguirne le attività, a raccontarne i viaggi apostolici. Dialogo ecumenico e interreligioso sono aspetti centrali nel magistero di Papa Francesco accanto al tema della pace e della misericordia e dunque non mancheranno iniziative utili in questa direzione».

Quanto spazio dedicherete all’informazione di attualità e in quale proporzione tra esteri, interni e informazione religiosa?
«Un aspetto che vorrei fosse qualificante è il racconto di quel mondo che, secondo le logiche dell’agenda setting, non hanno mai voce: penso alle zone periferiche del mondo e alle situazioni di grave disagio, dalle carceri alle case di cura per malati psichici. Tutto ciò è il valore aggiunto del nostro sistema comunicativo che può far conto su una serie di “inviati specializzati” come i missionari e i nunzi da una parte e il popolo del volontariato dall’altra».


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