Ecoballe italiane all’estero e conclusione processo Resit

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Incerta per giorni la provenienza delle ecoballe italiane spedite in Marocco.
Sono abruzzesi, mentre quelle della “Terra dei Fuochi” sono state inviate in Bulgaria. Ieri sentenza di primo grado del processo Resit, nato dalle indagini di Mancini.

Alessio Di Florio, illustrazione Mauro Biani 

In Marocco parlamentari, associazioni e cittadini stanno protestando contro l’arrivo di ecoballe di rifiuti italiani, temendo vengano da “Taverna Del Re” in Campania. Come riporta “Terre di Frontiera” che ha provato a ricostruire la vicenda, il quotidiano marocchino Hespress ha pubblicato la foto di una delle ecoballe, che dimostra inequivocabilmente che quella ecoballa non è partita dalla Campania ma dall’Abruzzo. La destinazione finale delle ecoballe di “Taverna Del Re” sarà, invece, la Bulgaria.

Negli anni Novanta Napoli e la Campania videro il destino segnato dall’arrivo di milioni e milioni di rifiuti di ogni tipo, soprattutto dal Nord, con i traffici della Camorra. […] Una delle vicende simbolo – il processo Resit – è giunto nei giorni scorsi alla sentenza di primo grado. Il primo ad occuparsi della vicenda fu Roberto Mancini, il poliziotto morto il 30 aprile 2014 a 12 anni dalla diagnosi di linfoma non-Hodgkin contratto per il ripetuto contatto ravvicinato con i rifiuti tossici e radioattivi della “Terra dei Fuochi” (la sua biografia e le sue indagini, anche con la pubblicazioni di documenti ufficiali, è stata straordinariamente raccontata nel libro “Io, morto per dovere” pubblicato nei mesi scorsi da Chiarelettere e di cui sono autori Nello Trocchia, Luca Ferrari e la vedova Monika Dobrowolska).

Dopo due anni di indagini, Roberto Mancini consegnò nel 1996 alla direzione distrettuale antimafia di Napoli una dettagliatissima informativa sullo smaltimento criminale di rifiuti nella “Terra dei Fuochi” manovrato dal clan dei Casalesi. Solo diversi anni dopo il pubblico ministero Alessandro Milita porterà avanti le indagini. E si giunge così ai nostri giorni, con la sentenza di queste ore. Tra gli imputati Cipriano Chianese, considerato figura centrale come “broker” dei rifiuti e nelle cui discariche secondo l’accusa finivano i rifiuti industriali provenienti dalle fabbriche del nord Italia, Gaetano Cerci, che le cronache riportano essere “legato alla P2”, e Giulio Facchi, ex sub commissario per l’emergenza rifiuti nel periodo 2000-2004.

Alcuni organi di informazione riportano che negli anni due pentiti di camorra, Giuseppe Valente e Nunzio Perrella, hanno affermato che Chianese era legato ai servizi segreti. Chianese è stato condannato a 20 anni, a 16 anni Cerchi, a 5 anni e 6 mesi Facchi (per il quale però è caduta l’aggravante di aver favorito la camorra). Tutti gli imputati sono stati condannati a risarcire per danni ambientali il comune di Giugliano. A poche ore dalla sentenza Fanpage ha pubblicato un’intervista a Facchi, nella quale si fa espressamente riferimento ad una “trattativa tra lo Stato e la camorra con la partecipazione dei servizi segreti per la gestione dell’emergenza rifiuti in Campania”.

“L’ex sub commissario di Antonio Bassolino fino al 2004 racconta di diversi incontri con gli 007 italiani per discutere di come gestire la drammatica emergenza rifiuti campana e la gestione degli impianti in gran parte nelle mani della camorra”. I giornalisti di Fanpage Gaia Bozza e Antonio Musella sottolineano come le dichiarazioni di Facchi “trovano conferma in alcuni documenti della commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. […] Nel 2008 Bassolino, allora presidente della Regione Campania, nominò assessore all’Ambiente Walter Ganapini. La registrazione di un colloquio privato tra Ganapini ed esponenti di “comitati civici ed associazioni ambientaliste”, tra cui WWF e Legambiente, finì tra i cabli di Wikileaks.

Nell’incontro Ganapini fece riferimento anche a due atti intimidatori (lo speronamento in auto nel modenese e l’aggressione notturna di quattro persone “a bordo di due moto con il volto coperto da caschi integrali” in piazza del Gesù a Napoli), affermando: “gli avvertimenti li ho ricevuti, diciamo, rispetto al fatto che ho visto qualcosa che non dovevo vedere”, e alla discarica di “Parco Saurino 3”, in provincia di Caserta, “che – raccontano i due cronisti di Fanpage – sarebbe stata capace di accogliere tutti i rifiuti dell’emergenza campana”. Ganapini, raccontò ancora nel colloquio riportato da Wikileaks, ha negoziato su quella discarica con “il comandante… il coordinatore dei servizi segreti” che gli disse urlando: “per due volte si è esposta due volte la Presidenza della Repubblica”.

L’articolo completo su http://www.qcodemag.it/2016/07/16/ecoballe-italiane-in-marocco-ma-da-dove/


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