Gentiloni: “Ambasciatore italiano non torna al Cairo”. Appello famiglia Regeni non è rimasto inascoltato

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Ieri Paola Regeni, insieme a suo marito Claudio, non hanno esitato a chiedere all’Europa di isolare l’Egitto, che continua a non collaborare al raggiungimento della verità sulla morte del figlio Giulio.
E Bruxelles, ma anche Roma sono pronte a fare di più e a non allentare le pressioni sul governo di Abd al-Fattah al-Sisi. Ospiti della Commissione Diritti Umani all’Europarlamento i genitori del ricercatore italiano ucciso al Cairo, con i loro interventi hanno chiesto alle istituzioni europee di ‘fare di più’, arrivando anche all’isolamento diplomatico ed economico, pur di ottenere le risposte che le autorità egiziane continuano a negare.

E a meno di 24 ore dalle accorate richieste di Paola e Claudio, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha risposto al loro appello affermando che l’Italia manterrà invariata la sua posizione sul caso fino a quando non avrà certezza della collaborazione dell’Egitto in merito all’accertamento della verità sull’omicidio del giovane ricercatore. L’ambasciatore italiano, Giampaolo Cantini, resta dunque in Italia. Il diplomatico non ha ancora presentato le sue credenziali al Cairo e non lo farà fino a quando l’atteggiamento del governo egiziano non cambierà. <be>Gentiloni, a margine della riunione dei capi della diplomazia dei 18 Paesi membri dell’Iniziativa Centro europea a Banja Luka, in Bosnia Erzegovina, ha ricordato che il nostro Paese ha richiamato il propeio rappresentante  circa due mesi fa e che per ora il nuovo diplomatico non assumerà l’incarico.

“E’ una decisione a termine – ha precisato il n. 1 alla Farnesina – ma è una iniziativa molto seria che non mi pare abbia molti precedenti. Per ora stiamo a quella decisione. Valuteremo l’andamento dei rapporti e decideremo l’atteggiamento sulla base degli accertamenti della procura”.  <be>Gentiloni ha anche ricordato che la decisione di richiamare l’ambasciatore (a quel tempo era Maurizio Massari) è nata nel momento in cui “la magistratura ha reso chiaro che da parte dell’Egitto non c’era collaborazione. Se le cose cambieranno le valuteremo”.

La drammatica testimonianza dei genitori di Giulio al Parlamento europeo, che ancora una volta riapre una ferita fresca che non potrà mai rimarginarsi, è stata seguita in streaming da migliaia di persone, collegate sul sito dell’Europarlamento. Una richiesta forte per rilanciare la campagna “Verità per Giulio Regeni” a cui ha risposto anche il premier Matteo Renzi, assicurando “massima attenzione e sostegno” alla vicenda. Particolarmente toccante e forte l’intervento di Paola, la madre di Giulio che ha affermato con fermezza: “a mio giudizio non si uccidono i figli degli amici”. <be>”Verificherò lo stato dell’arte – ha commentato Renzi – e chiamerò i coniugi Regeni. Ma posso ribadire che stiamo seguendo la vicenda. Non conosco gli ultimi dettagli ma confermo il massimo impegno perché sulla morte di Giulio sia fatta chiarezza come abbiamo detto sin dall’inizio e dimostrato”.

Le richieste della famiglia Regeni, di Amnesty e dell’avvocato che segue la vicenda, Alessandra Ballerini, sono chiare: il governo italiano deve mantenere il richiamo del nostro ambasciatore. “Cantini – ha detto mamma Paola – resti a casa. Ma l’importante è spiegare all’opinione pubblica cosa sta accadendo in Egitto”. <be>L’Italia è stato il primo e unico stato membro dell’Unione europea ad aver compiuto un’azione diplomatica forte, come richiamare a Roma l’ambasciatore. Ma l’esempio italiano non è stato seguito da nessun altro Paese europeo.

Il padre di Giulio, anche lui intervenuto tra gli applausi bipartisan di tutta la commissione, ha avanzato richieste molto concrete per spingere le autorità egiziane a collaborare con la Procura di Roma. <be>”Ora è importante – ha sottolineato Paolo Regeni – che l’Egitto senta una forte pressione da tutti i paedi europei per ottenere un’investigazione trasparente. Chiedo che tutti gli stati membri richiamino i propri ambasciatori, dichiarino l’Egitto un Paese non sicuro, sospendano gli accordi sull’invio di armi, di interforze per lo spionaggio o la repressione interna, sospendano gli accordi economici, facciano un monitoraggio dei processi contro attivisti, militanti avvocati e giornalisti che si battono per la libertà in Egitto e offrano protezione e collaborazione, anche con l’offerta di visti, a chi può offrire notizie alla procura di Roma”.

Attendiamo ora la risposta dell’Europa che ci auguriamo sia adeguata all’appello straziante di Paola e Claudio: bisogna fare delle scelte. I Regeni hanno una documentazione di 266 foto che testimoniano cosa sia successo a Giulio, una vera e propria ‘enciclopedia delle torture’ che non vorrebbero mostrare “ma se si toccasse il fondo non esiteremo a farlo. Giulio era un cittadino europeo, e la battaglia per la verità deve essere una battaglia europea”. Battaglia che Articolo 21 supporta dal primo istante e continuerà a portare avanti con convinzione.


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