A San Luca in Aspromonte oggi non si vota

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A San Luca, paese dell’Aspromonte con quattromila anime, domani non si vota. C’è un commissario prefettizio dopo lo scioglimento avvenuto nel maggio 2013 dove l’ultimo sindaco eletto è stato Sebastiano Giorgi, per un certo tempo simbolo dell’antimafia ma poi scoperto dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria in combutta con i clan del paese cui consegnava appalti e lavori. E da allora non si riesce più a votare e a ritornare alla normalità.  E’ tramontata anche la stella di Rosy Canale, un tempo volto del “movimento delle donne di San Luca” che è stata arrestata insieme con il sindaco Giorgi per truffa perché raccoglieva soldi per fare acquisti personali ed è stata perciò condannata a quattro anni di carcere.

Un anno fa, a commissariamento concluso, si presentò una unica lista civica con a capo Giuseppe Trimboli che ha provato a proporsi alla popolazione ma è stata snobbata dalla maggioranza. Sui 3.446 aventi diritto al voto solo 1485 cittadini si sono recati alle urne. Il quorum obbligatorio è mancato e il paese si è arreso al commissariamento. Oggi invece la partita non si gioca neppure. Secondo i magistrati, ci sono gli uomini di tre tra i più potenti della Locride, senza contare  la decina di famiglie di ‘ndrangheta che ruotano loro attorno. I Norta “la maggiore”, i Romeo “Staccu” e i Mammoliti hanno scritto di proprio pugno la storia della ‘ndrangheta e continuano a determinarne il presente, nonostante arresti e faide ne abbiano nel tempo assottigliato i ranghi. L’ultima tregua è stata firmata solo qualche anno fa dopo la strage di Duisburg  che il 15 agosto 2006 ha fatto scoprire alla Germania la ferocia della ‘ndrangheta

Ma di questo a San Luca non si parla. Per il paese la ‘drangheta non esiste: solo alcuni a malincuore ammettono che “qui c’è la mafia, ma non è il paese della mafia”. A parlare è Filippo Giorgi ,sindacalista della CGIL che con impegno e dedizione sta cercando di ritessere il filo di una tradizione antica, ormai quasi perduta. Un tempo a San Luca c’era la politica e il sindacato. Sono stati i lavoratori a tirare su con le proprie mani la Camera del lavoro. Negli anni Settanta,quando la Locride era l'”Emilia rossa di Calabria” erano in tanti ad affollarne i locali, come la sede del vecchio PCI.

Adesso quelle stesse stanze ospitano il partito democratico. “Ma è sempre chiuso,qui il partito non sta funzionando bene.” ammette Giorgi,” sono bravi quelli, si presentano solo sotto elezioni. Tutti qui a chiedere voti ma non hanno più neanche lavoro da dare. ” E a San Luca “il lavoro è merce rara e bene prezioso”. “Qui  erano quasi tutti forestali, qui ce ne erano quasi mille, spiega Giorgi, ricordando come quell’impiego passasse di padre in figlio, in omaggio a quel tacito accordo che per anni ha convertito la Forestale nel più grande ammortizzatore sociale della zona. Poi anche quello ha dovuto fare i conti con i tagli e San Luca e i paesi del comprensorio con la disoccupazione. E-di nuovo- con l’emigrazione. Come i loro nonni prima di loro i giovani hanno ricominciato ad andar via in massa. Chi resta aspetta di scappare da un paese in cui non c’è un cinema, una biblioteca, una palestra, una pizzeria. Non c’è neanche un campetto in grado di ospitare la squadra di calcio che, prima di naufragare tra i debiti, era riuscita ad aggiudicarsi la coppa Calabria.

“Piano piano stiamo cercando di avviare dei progetti per coinvolgere le donne del paese, dare loro una prospettiva, uno sbocco, ma è un lavoro lento ed estremamente difficile.,dice Mimma Pacifici,segretaria della CGIL di Reggio Calabria-Locri. “San Luca, ammette. è un paese in cui bisogna procedere a piccoli passi.”
Irrigidito da diffidenza e forse troppi segreti, il paese,affamato di lavoro e progetti, si rassegna con amarezza ad aspettare e a lasciarsi governare da un funzionario scelto dal Ministero. “Questo commissario non è male”,finiscono per ammettere un pò tutti.”Alcune cose come la sistemazione dell’acquedotto le sta facendo. “al domani nessuno pensa,dice un anziano in piazza “qui ci sono i genitori costretti a mantenere i figli. Qui non c’è lavoro, non c’è niente. ” E lo Stato che fa? “Qui lo Stato lo vediamo solo quando i carabinieri vengono ad arrestare qualcuno.”


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