Costituzione tradita. L’Anpi scende in campo e aderisce al Comitato per il referendum. “No alla deforma del Senato e all’Italicum”

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L’ANPI scende in campo e  si schiera per il referendum popolare, per dire “no” alla legge di riforma del Senato ed all’Italicum, la  legge elettorale. Una scelta impegnativa, non facile tenendo conto che la grande associazione dei partigiani, oltre centoventimila iscritti, è molto “gelosa” della sua autonomia. Come si dice, ci pensa due volte prima di aderire a iniziative prese da altre associazioni, movimenti, forze sociali. Trattandosi della difesa della Costituzione per la quale i partigiani si sono battuti lasciando sul  campo molti caduti non poteva che essere questa la decisione presa dal Comitato nazionale su proposta del presidente, Carlo Smuraglia. Solo tre gli astenuti su un documento che accompagna la scelta di aderire ai Comitati referendari già costituiti sull’una e sull’altra legge. Il Presidente ha richiamato la “coerenza nella intransigente difesa della Costituzione, secondo la linea perseguita dell’ANPI negli ultimi due anni”.

Approvata con soli tre astenuti la proposta del presidente Smuraglia

Sulla relazione vi sono stati molti consensi, sono  state manifestate anche  alcune perplessità e preoccupazioni, che hanno consentito nel dibattito di arrivare, alla fine, ad un voto sostanzialmente unitario. Tre sole astensioni, appunto. “Proprio per il contributo della discussione e del confronto, si è pervenuti – dice il comunicato Anpi – non solo all’esito positivo  del dibattito ma anche alla definizione, ai fini della chiarezza, delle modalità e delle condizioni che devono caratterizzare l’ingresso dell’ANPI nella compagine referendaria”.

Vediamo in sintesi le parti più significative del documento, ricordando che l’Anpi nel corso di una manifestazione svolta al teatro Eliseo a Roma sul tema della riforma del Senato e della legge elettorale aveva parlato di “una questione di democrazia”. Le due leggi sono state approvate in termini poco diversi rispetto a quelli iniziali ed ora, dice l’Anpi, “la parola va data alle cittadine e ai cittadini perché si esprimano liberamente, senza pressioni e soprattutto senza ricatti”. L’associazione dei partigiani fa presente che “nell’aderire ai Comitati referendari già costituiti, mantiene la sua piena autonomia e la sua piena libertà di azione e di giudizio, impegnandosi peraltro a contribuire ad un efficace svolgimento della campagna referendaria, basata, prima di ogni altra cosa, su una corretta e completa informazione delle cittadine e dei cittadini sui contenuti dei provvedimenti di cui si chiederà l’abrogazione”.

“Un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini”

Ancora: l’Anpi non è interessata a problemi partitici, il plebiscito, la tenuta e le sorti del governo. “Il tema – afferma il documento approvato – è solo quello dell’intransigente difesa della Costituzione da ogni stravolgimento che rimetta in discussione le linee portanti (anche della seconda parte) ed i valori di fondo; considera la Riforma del Senato e la legge elettorale, così come approvate dal Parlamento, un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini, in sostanza una riduzione degli spazi di democrazia. L’ANPI esclude la collocazione della battaglia referendaria nel recinto di un qualsiasi schieramento politico, nonché ogni altra opzione politica che non sia quella, appunto, della salvaguardia della Costituzione”. Si parla poi di una rappresentatività all’interno dei Comitati referendari, adeguata a ciò che Anpi rappresenta. Si sottolinea la necessità che siano privilegiati gli incontri e le iniziative di contatto e rapporto con i cittadini attraverso la formazione di Comitati locali, ampi ed aperti e rivolti soprattutto alla popolazione, per informare e convincere sui complessi temi in discussione. Si fa riferimento a problemi organizzativi a livello locale.

Infine l’ANPI si riserva di assumere anche iniziative autonome, ma non confliggenti con quelle dei Comitati, per informare sulla posizione assunta e sulle sue caratteristiche anche di autonomia, nonché su tutte le questioni che riguardano le due leggi in discussione.
“Sotto il profilo interno, è evidente che questo ci impegna a dare il nostro contributo, in sede nazionale e in periferia, allo sviluppo della campagna referendaria, con iniziative, con la costituzione dei Comitati, con tutti i mezzi e gli strumenti di informazione e di convincimento”. Il documento conclude richiamando due “condizioni interne” perché il contribuito dell’Anpi sia all’altezza della situazione.

A metà maggio il congresso della Associazione. Pluralismo e unità.

A  metà maggio ci sarà il congresso nazionale. “Bisogna riuscire a far bene l’una e l’altra cosa – afferma il documento – considerando l’importanza che assume per la nostra Associazione, il Congresso, che è occasione di confronto, ma anche e soprattutto di definizione della linea che si adotterà per il futuro”. La seconda riguarda il pluralismo che caratterizza l’associazione. “La parola chiave – è scritto nel documento – è: rispetto, di tutte le opinioni, pur nel contesto dell’attuazione delle decisioni assunte. Ognuno sarà libero di votare come crede, quando verrà il momento; ma oggi sono da evitare azioni ed iniziative che contrastino con la linea assunta dal massimo organo dirigente, così come devono essere – da parte di chi è convinto della bontà e della giustezza della decisione adottata – evitati toni e comportamenti che in qualche modo possano apparire prevaricatori. L’ANPI è perfettamente in grado di mantenere la sua preziosa unità se tutti rispettano le regole, le decisioni adottate e – al tempo stesso – le opinioni diverse”. “C’è la convinzione e la certezza che ciò che facciamo – conclude il documento – in piena autonomia e con assoluta attenzione all’identità ed ai valori dell’ANPI, è funzionale al bene del Paese e della collettività e soprattutto all’intransigente (e non conservatrice) salvaguardia della Costituzione”.

Da jobsnews


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