Piccole rivoluzioni per Natale

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Le bottiglie vuote, i piatti con gli avanzi e i tovaglioli sparsi un po’ ovunque. È il momento meditativo/digestivo di una delle tante cene di Natale. È il momento del brindisi, in alto i calici ed auguri a tutti.
Osservo il mio bicchiere e sorge l’annosa questione, sarà mezzo pieno o mezzo vuoto? Decido in quest’istante di farmi un regalo, di scrollarmi via il cinismo e il pessimismo. Il bicchiere è, senza ombra di dubbio, mezzo pieno.

Bene, devo iniziare ad usare il mio regalo.
E allora le mie orecchie saranno sorde alle invettive contro i pranzi infiniti, le domande ripetitive dei nonni, l’ipocrisia del Natale, le tradizioni.

Ringrazierò per ogni singolo boccone, per la cura e l’amore di chi l’ha messo in tavola.
Risponderò con pazienza alle domande dei nonni perché purtroppo già so che un giorno, le rimpiangerò.
All’ipocrisia degli auguri e regali di alcuni farò corrispondere un’uguale e contraria sincerità per altri.
Guarderò le tradizioni come parte imprescindibile del mio bagaglio culturale ed umano e non come zavorra di inutili convinzioni. Gli alberi più robusti e alti, sono quelli con le radici più profonde.

Tutto questo non significa essere ciechi di fronte alla realtà di un mondo in guerra, ingiusto e ricco di contraddizioni. Non significa ignorare che anche nella nostra società ci siano cumuli di disperazione e di dolore.

La mia riflessione è frutto della raggiunta consapevolezza di non poter cambiare il mondo. Rinchiusi i sogni rivoluzionari dell’adolescenza in un cassetto, capisco che anche le braccia più forti devono arrendersi all’impossibilità di abbracciare l’umanità intera. Non resta altro che farlo a piccole dosi. Abbracciando le persone care ogni giorno, prendendocene cura e spargendo semi d’amore nei cuori altrui. In alcuni nasceranno alberi e fiori, in altri rimarranno terreni secchi. Eppure ne varrà sempre la pena, nessuno di quei semi andrà sprecato. Questa sarà la mia piccola rivoluzione, come un libro la poserò sul cassetto e accarezzerà il mio sonno e i miei sogni.

Ecco, mi sono regalata questa ventata di ottimismo per Natale. È come se avessi cambiato occhiali, scopro dettagli e colgo sfumature altrimenti inafferrabili. Sarò grata alla Vita di tutto ciò che ho, di tutto ciò che ho avuto e poi perso e non maledirò ciò che non avrò mai. Da laica, credo che questo sia il significato profondo dietro quel bambino in una culla mediorientale di duemila anni fa. La Vita e la Speranza che nascono nel ventre del periodo più buio e freddo dell’anno.

Lascio uscire queste parole dalla sfera personale perché spero che leggendole, qualcun altro decida di farsi questo regalo.

Nell’alzare il mio bicchiere mezzo pieno, non potrei augurare di meglio.


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