Di Trapani: serve una riforma che sappia partire dalla missione del servizio pubblico

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“Il 21 gennaio, giorno della prossima udienza per i giornalisti incarcerati in Turchia, dovremo essere tutti davanti all’ambasciata turca. No all’indifferenza. Restituiamo centralità al perché fatti”. Vittorio di Trapani interviene così, ringraziando la presenza al Congresso di Ceyda Karan, la collega che ha raccontato quel che avviene ai giornalisti in Turchia. Poi entra nelle questione che fanno riferimento alla necessità di una riforma della Rai.

Chiedere riforme è nell’interesse di tutto il sistema paese.
Il testo che sta per essere approvata in parlamento non centra l’obiettivo di emancipare il servizio pubblico dal controllo dei partiti. C’è l’ostinazione di portare a compimento una legge nata in un periodo politico diverso. È nata quando era urgente nominare nuova dirigenza prima del cambio di governo.
Ora tutto è cambiato. “Diciamo fermatevi – afferma ai colleghi della platea congressuale, rivolgendosi ai politici – e rifate la riforma da capo. Una riforma che affronti tutti i temi, quello del Sic, quello del conflitto di interessi”.

Molte altre realtà lo stanno facendo, come l’ebu che ha prodotto proposte in tal senso anche all’Italia.
Non esiste libertà senza libertà economica. Il rubinetto dei finanziamenti non può essere nelle mani della maggioranza. Ora si sta raccontando ai cittadini che avranno una bolletta più pesante a causa della Rai. Questo è falso. Così non entrerà un euro in più nelle casse della Rai. In tutti i paesi dove il bilancio del servizio pubblico è stato portato nella fiscalità generale si sono ridotti i fondi.
L’usigrai non ha il totem del canone. Ma la logica proposta da Di Trapani è quella del chi ha di più paghi di più. E i soldi che vengono stanziati siano vincolati a obiettivi: inchieste, cinema, esteri.
La Rai servizio pubblico va rivoluzionata. Qual è la missione del servizio pubblico? E’ la prima domanda a cui si deve rispondere secondo il segretario uscente dell’UsigRai. Se lo vogliamo rilanciare dobbiamo chiarirci su questo. La riforma organizzativa arriva dopo.
La BBC sta impiegando 3 anni e lo fa consultando i cittadini.
La Rai ha bisogno di una riforma vera, che rottami il controllo dei partiti, restituisca il servizio ai cittadini, garantisca risorse certe.

Torna sulla riforma avanzata dal passato Cda. Il sindacato intervenne con una proposta alternativa, sottoposta ad un referendum da parte dei lavoratori che ha visto il 74%di affluenza e l’84% dei si. È un cantiere aperto e deve essere il documento di riforma aperto, da discutere con le redazioni e da portare al confronto con la nuova dirigenza aziendale.
“Il no chiaro al piano 15 dicembre – dice Di Trapani –  era arrivato dalle redazioni. Ma noi dovevamo una risposta a chi ci voleva relegare nel fronte del no. Ma prima che una proposta editoriale, Rai più è una dichiarazione politica di un sindacato che invoca il cambiamento. Un cambiamento con paletti chiari: nessun cambiamento calato dall’alto, messaggio al nuovo vertice: nessuna forzatura sarà accettata.
Basta considerare Tg e informazione unica fonte di sprechi. Ovunque l’informazione è il core business. Tg1 leader di ascolti in Europa. Tg2 picco d’ascolti nel canale. Tgr ruolo fondamentale”

Se si vuole riformare l’informazione si deve includere nel ragionamento anche l’approfondimento, l’informazione nelle reti. Riportiamo l’informazione delle reti in capo alle testate e scopriremo che i risparmi sono possibili. È in atto una privatizzazione strisciante dell’informazione di rete. Le agenzie decidono ospiti e spese.

“Possibile che nelle trasmissioni della Rai non ci sia spazio per i giornalisti Rai ma ci sia spazio per far fare un editoriale a Luigi Bisignani. Dobbiamo dare una risposta ai colleghi che lavorano nelle reti da giornalisti senza avere un contratto giornalistico”.
E critica le prime due scelte in ruoli chiave adottate dai nuovi dirigenti della Rai che sono ricadute su colleghi esterni: coordinatore editoriale e capo ufficio stampa.

LE LINEE GUIDA DELLA NOSTRA RIFORMA
Le linee guida di Rai più: il tg1 resterà l’ammiraglia del servizio pubblico con il suo 24% di ascolto.
Il tg2 ha fatto un grande lavoro ma i suoi prodotti sono relegati a orari da nottambuli.
Il tg3 è il luogo dell’inchiesta.
Rainews è senza una direzione stabile. Televideo ha subito un dimezzamento dell’organico.
Il web è in smobilitazione, stanno venendo al pettine nodi come il nome.

Sul web siamo in mostruoso ritardo ma attenzione a partire con prodotti scadenti. Non si può fare con materiale di risulta. Il web della Tgr non può partire in sordina.
Gli sprechi non sono nelle redazioni regionali. Abbiamo vinto la battaglia per far essere una redazione in ogni territorio.

Siamo però consapevoli di dover riflettere sul palinsesto della Tgr. Non ridurre, ma aggiornare. Insieme alle redazioni possono arrivare idee per un’informaizone di qualità. No possiamo restare asserragliati nei capoluoghi di provincia. Dobbiamo essere in tutte le provincie.
Sedi di corrispondenza. Chiuse Madrid, Libano, interrotto abbonamento alla france press. Come possiamo spiegare il perché del fenomeno migranti? Tassello decisivo è quello degli inviati. Essere primi sulle notizie, arrivare prima che le notizie diventino fenomeni. Gli inviati no possono rimanere imbrigliati nella burocrazia. Non dobbiamo esternalizzare il ruolo degli inviati.

Il giornalismo per immagini. La Rai sta perdendo il suo ruolo nel giornalismo per immagini.
Radio. Mezzo che meglio si concilia con un approccio multipiattaforma. Comprare radio e frequenze, quello che stanno facendo i privati, vuol dire incamerare frequenze analogiche. I tagli hanno determinato ridimensionamento dell’informazione su Rai 2 e 3 e Rai parlamento.

Sport. Diritti premium è una bolla. Lo sport è stato sottratto al grande pubblico. Non si possono cancellare eventi dal servizio pubblico. In campo ebu ci vuole alleanza di servizi pubblici per confrontarsi con grandi realtà internazionali.
Scandalo della Regia unica. Come servizio pubblico dobbiamo raccontare lo sport come fenomeno sociale ed economico. Pe rai sport c’è l’urgenza di riaffermare piena titolarità anche sulle reti generaliste.
Chiediamo vera evoluzione. Rai servizio pubblico crossmediale.
Cresce il numero di cittadini con Smart TV. Servizi on demand, internet fit.

Servono nuovi profili in Rai
Producer, web master. Il prossimo contratto integrativo deve essere un contratto di svolta. La digitalizzazione per ora è stato solo un cambio di mezzi di produzione. Ma il work flow è rimasto quello analogico. Anche in questo caso la stella polare deve essere il prodotto.

Jobs act

Non può essere applicato a chi ha sottoscritto accordi pregressi. Ma ci sono altri aspetti: demansionanento.

Job posting
A Rai parlamento nominato un caporedattore in contraddizione con una circolare della stessa azienda. Database delle competenze. Continuiamo a denunciare demansionamento e marginalizzazione.
Torniamo a chiedere che si reintroduca in Rai la responsabilità dei dirigenti.

Formazione
Nessuna iniziativa a parte quella dovuta per la digitalizzazione.


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