Banche: una Commissione d’inchiesta? No, grazie

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La proposta di una commissione d’inchiesta sulle banche “mangia-risparmi” suona bene, ma nasconde un altro attacco alla divisione dei poteri. L’esecutivo (Governo) – che ha già svuotato il potere del legislativo (Parlamento) – ora si prepara a invadere anche quello giudiziario (Magistratura).

Infatti, i poteri della commissione d’inchiesta parlamentare sono equiparati a quelli dei giudici e così i politici-commissari possono interferire con le inchieste in corso, acquisendo materiale riservato, per conoscerlo in anticipo e prendere le dovute contromisure. Ma c’è un altro danno: mentre si dà all’opinione pubblica l’impressione di alzare il livello dell’indagine, in realtà si dilatano i tempi di acquisizione dei dati e s’interferisce nelle indagini creando una struttura parallela al giudice naturale, il quale viene così “pedinato” mentre svolge il  suo lavoro di accertamento delle responsabilità. Infine, come ha ricorda Alessandro Pace su Repubblica – le commissioni d’inchiesta hanno la stessa composizione politica del parlamento e quindi i suoi membri sono in maggioranza quelli che appoggiano il governo, cioè non imparziali nel caso vi fossero responsabilità riconducibili ad uno dei suoi membri.
No, non è proprio il caso che i politici si sovrappongano ai giudici impegnati in un’indagine in corso.
Se proprio i parlamentari si vogliono rendere utili, approvino velocemente una vera legge contro il conflitto d’interessi. Ma seria, però.
Non come quella berlusconiana di adesso, dove basta che un ministro esca dal Consiglio dei Ministri quando si decide un provvedimento che salva il padre, per potersi dire estraneo.
Insomma, la maggioranza sbaglia a trattarci da stupidi. Per questo che non vi voteremo più..

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