Siate realisti,chiedete l’impossibile

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Siate realisti, chiedete l’impossibile Uno slogan del maggio francese che ho sempre tenuto a mente. Per me significa che non è razionale, e dunque neppure realista, subire lo stato delle cose, piegarsi alla narrazione della maggioranza o alla dittatura del presente, riformulare aspirazioni e proposte a seconda di quelli che sembrano essere i rapporti di forza. Sembrano! Perchè ogni sistema di potere costruisce il mito della propria invincibilità, ma si tratta solo di una ideologia, coscienza falsa. Non ho sbagliato a credere nell’impossibile, sono stato realista. Lo scrivo, con un pizzico di emozione, davanti a tre fatti che troverete sui giornali in edicola:  la vittoria di Tsipras in Grecia, la visita del Papa a casa di Fidel, la scelta di campo del direttore del Corriere della Sera sulle riforme costituzionali.

Il riscatto di Tsipras, la Grecia è con lui, grida oggi Repubblica. Strizza ha ottenuto più del 35% dei voti, l’astensione è aumentata ma ha votato comunque più della metà degli aventi diritto, il partito della destra è stato battuto (7 punti in meno), Tsipras dovrà coalizzarsi, perchè il premio di maggioranza non è in Grecia abnorme come quello previsto dall’Italicum, ma lo farà con lo stesso partito di destra già suo partner di governo. Una vittoria impossibile per un leader umiliato, schernito, strattonato dalle cancellerie europee. Che aveva chiesto aiuto ai socialisti, i quali avevano risposto alzando le spalle. Che aveva già ottenuto la fiducia dei suoi concittadini nel referendum di luglio, ma si era poi trovato solo e assediato a Bruxelles, aveva dovuto sottoscrivere un protocollo indigesto ed era tornato ad Atene sconfitto e aveva subito una scissione del partito. I Greci avevano visto le banche chiudere, i bancomat che rifiutavano gli euro, inteso il ricatto dei mercati e dei potenti, ma hanno votato Tsipras. Che sarà ancora l’alfiere dell’altra Europa,quella che si oppone ai dogmi del neo liberismo.
Francesco abbraccia Fidel. Quaranta minuti a colloquio con il vecchio rivoluzionario, senza interpreti, a casa sua. “Servire gli uomini non le ideologie”, i giornali presentano questo memento del Papa come una presa di distanza, ma la rivoluzione cubana non era ideologica agli inizi, lo è diventata per respingere l’aggressione proterva e persistente dell’unica superpotenza. Servire l’uomo, non le ideologie è una frase che piacerebbe al giovane Marx. Incontrando ieri l’uomo che dalla Sierra conquistò L’Avana -dopo aver favorito il ritorno al dialogo tra Cuba e Stati Uniti- Bergoglio comunica al mondo il senso del pontificato. Fare i conti con la storia, fermare la guerra che incombe, denunciare la ricchezza che usa gli uomini come scarti, dismettere l’ossequio alle ideologie del potere. In una frase: chiedere l’impossibile.

Il percorso per cambiare le regole. Non conosco Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. Mi dicono che è persona attenta, schiva, prudente nei giudizi. Oggi scrive: “è un bene che sul contestato nuovo Senato si avvii una riflessione e un dialogo”, ricorda come le riforme costituzionali, imposte a maggioranza, siano sempre finite male e si chiede se non sia “meglio coinvolgere tutte le forze parlamentari, dal centro destra ai Cinque Stelle”. Definisce “davvero poco comprensibile” che si voglia promuovere in Senato “senza una forma di investitura popolare, una classe dirigente regionale che ha dato finora pessime prove” e ricorda il sondaggio Ispos, secondo cui il 73% degli Italiani vuole il Senato elettivo. Infine Fontana dice al premier che la sua minaccia di elezioni anticipate è sbagliata e non sincera.

É quanto ripeto con ostinazione da un anno e mezzo. All’inizio eravamo in pochi. Se mi invitavano in televisione, sapevo che avrei sopportato scherno e dileggio e mi sarebbe toccato ribattere all’infamia di voler difendere la casta. Ora lo scrive il Corriere della Sera

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