Renzi si smarca sull’Imu

di Rodolfo Ruocco

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di Rodolfo Ruocco da Rainews.it
Isi, Ici, Imu, Tasi. Qualunque sia il nome, agli italiani non piacciono le tasse sulla casa. Silvio Berlusconi lo aveva capito benissimo. Il 3 aprile 2006 annunciò ai telespettatori di Porta a Porta su Rai1: «Avete capito bene: aboliremo l’Ici su tutte le prime case, quindi anche sulla vostra». Allora il leader del centrodestra perse la sfida nelle elezioni politiche di quell’anno con Romano Prodi, ma per appena 24 mila voti. Tuttavia quando più tardi tornò presidente del Consiglio realizzò quella promessa a costo di accantonare le altre, cominciando da quella sul taglio dell’Irpef, l’imposta personale sul reddito, un’altra tassa per niente amata dagli italiani.

Mario Monti, presidente del Consiglio tecnico, ripristinò la tassa sulla prima casa nel 2012 per evitare il collasso dei conti pubblici, e Berlusconi rifece la stessa promessa nella campagna elettorale per le politiche del 2013: il 16 gennaio di due anni fa proclamò a Radio Anch’io, su Radio Rai1: «Nel primo Consiglio dei ministri elimineremo l’Imu. L’Imu ha portato una perdita di credibilità di Monti». La carta dell’Imu impedì il pieno successo del centrosinistra. Pier Luigi Bersani spuntò, sia pure di poco, la maggioranza alla Camera, ma non la ottenne al Senato. La “non vittoria”, come la definì Bersani, portò alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, alla guida di un governo politico di “larghe intese” tra centrosinistra e centrodestra. L’Imu sulla prima casa fu cancellata, ma poi tornò con il nome di Tasi per contenere il deficit pubblico.

Adesso è Matteo Renzi ad alzare la bandiera della cancellazione della tassa sulla prima casa: la abolirà nel 2016, nel 2017 ridurrà le imposte alle imprese (Irap e Ires) e nel 2018 diminuirà le aliquote Irpef su stipendi e pensioni. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha annunciato “la rivoluzione copernicana sulle tasse” sabato 18 luglio all’assemblea nazionale dei democratici a Milano. Carlo Padoan, ministro dell’Economia, ora è alle prese con il reperimento delle risorse nella legge di Stabilità 2016 per cancellare l’imposta sulla prima abitazione. Si parla di una lievitazione della manovra economica da 20 a 25 miliardi di euro. Il taglio delle tasse aiuta la ripresa economica se “è credibile”, cioè se “è permanente”, ha avvertito Padoan.

Se non è “una rivoluzione copernicana” certamente di una rivoluzione si tratta per la sinistra e il centrosinistra: il taglio delle tasse, in particolare quella sulla casa, è sempre stato un vessillo del centrodestra. Su “meno tasse, meno leggi e meno sindacati” Berlusconi ha costruito le sue campagne elettorali, teorizzando “la rivoluzione liberale” e guidando quattro governi di centrodestra dal 1994 al 2011.

La sinistra e il centrosinistra si sono sempre caratterizzati, invece, su altri temi: per la costruzione dello Stato sociale, per l’intervento pubblico nell’economia o per misure severe di contenimento del deficit per entrare e restare nell’euro, fortemente voluto da Romano Prodi. Le tasse sono sempre state viste come un male necessario. Il 7 aprile 2007 Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia nel secondo governo Prodi, si espresse con un clamoroso paradosso: «Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali l’istruzione, sicurezza, ambiente e salute»

Renzi si smarca da questa impostazione, “cambia verso” come egli stesso diceva tempo fa. Ha già ridotto le imposte sugli stipendi dei lavoratori a basso reddito varando il bonus fiscale di 80 euro al mese e riducendo in parte l’Irap. Tuttavia la pressione tributaria in Italia continua ad essere tra le più alte nel mondo, rendendo più difficile la competitività delle imprese e il sostegno alla sospirata e, per ora ancora debole, ripresa economica. Di qui anche il deludente risultato del Pd nelle elezioni amministrative di quasi due mesi fa, la discesa nei sondaggi elettorali dal quale non si salva il presidente del Consiglio. La cancellazione della tassa sulla prima casa nel 2016 può aiutare un recupero elettorale l’anno prossimo, quando si voterà per i sindaci in diverse importanti città. L’intento è di pescare voti anche tra gli elettori del centrodestra e del M5S. Del resto oltre l’80% delle persone, in Italia, è proprietario della casa nella quale abita ed è l’ancora sulla quale il ceto medio ha riposto gran parte delle sue sicurezze ora andate in frantumi.

Ma a sinistra riesplodono i problemi per Renzi, accusato di “copiare” Berlusconi. Stefano Fassina, che a giugno ha lasciato il Pd dopo Pippo Civati e Sergio Cofferati, ha considerato “immorale” eliminare la tassa sulla prima casa per tutti. Gran parte della sinistra Pd è favorevole al taglio, ma solo per i redditi più bassi. La tensione è altissima. Bersani oggi ha polemizzato con Renzi su La7: «Io voglio far pagare la case di lusso, sono fatto così perché sono di sinistra». Ha definito “una stupidaggine” considerare il Pd il partito delle tasse. Ha ricordato i governi Amato e Prodi: «Noi le tasse le abbiamo abbassate, Berlusconi no. Se anche Renzi dice che siamo il partito delle tasse… » .

L’ex segretario del Pd ha sollecitato il presidente del Consiglio ad avere rispetto per la minoranza del partito, per persone come Speranza e Cuperlo: «Non deve trattarli come ‘musi lunghi’». Perciò «non si insultano. Anzi, li si apprezza».

La stoccata è a una battuta lanciata da Renzi contro i dissidenti interni all’assemblea nazionale del partito a Milano: il Pd è tra i partiti più votati in Europa, «ci dovrebbero essere entusiasmo e gioia e invece non è così, anzi torna la tribù dei musi lunghi». Il “rottamatore” di Firenze si era detto pronto a dare battaglia: «Non ho in mente nessun cambio di valori o generico di ideali, ma sulle tasse sì: saremo il primo partito che le tasse le riduce davvero».

Samantha Cristoforetti, astronauta e capitano dell’Aeronautica militare italiana, alcuni giorni fa ha consegnato a Renzi un vessillo con su scritto il motto dell’Arma azzurra: “Con valore verso le stelle”. Dante Alighieri scrive nella Divina Commedia, nell’ultimo verso dell’Inferno: «E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il sommo poeta descrive il sollievo per essere riuscito a vedere e ad uscire indenne dall’Inferno, uno dei perni della sua Commedia. Anche Renzi lavora per “rivedere le stelle” l’anno prossimo.


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