Hiv, per i migranti africani il rischio di contagio è in Europa

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Tra un terzo e la metà dei migranti provenienti dall’Africa che vivono con Hiv in Francia ha acquisito il virus dopo aver lasciato il continente d’origine. Alla conferenza di Vancouver su patogenesi dell’Hiv, trattamento e prevenzione, presentato uno studio francese che smentisce il luogo comune secondo cui il virus viene portato dall’Africa

 

ROMA – Tra un terzo e la metà dei migranti provenienti dall’Africa che vivono con Hiv in Francia ha probabilmente acquisito il virus dopo aver lasciato il continente d’origine. Lo afferma lo studio “HIV acquisition after arrival in France among sub-Saharan African migrants living with HIV in Paris area”, presentato all’ottava conferenza su Patogenesi dell’Hiv, Trattamento e Prevenzione (Ias 2015) che si è tenuta a Vancouver dal 19 al 22 luglio. Fino a tempi recenti si è dato per scontato che le persone africane con diagnosi da Hiv avessero contratto il virus nel continente d’origine prima della migrazione, dato che vengono da paesi con alta prevalenza di Hiv. Ma diversi studi, tra cui quello presentato all’Ias nei giorni scorsi, stanno smentendo questa convinzione.

Per realizzare lo studio presentato all’Ias, sono stati selezionati e intervistati 1031 migranti provenienti dall’Africa e trattati in Francia. Da questi sono stati esclusi 133 che avevano avuto una diagnosi da Hiv prima di arrivare in Francia. Dalle storie e cartelle cliniche fornite dai restanti 898 è emerso che 63 persone erano risultate positive al test Hiv quando già vivevano in Francia e solo 28 avevano avuto rapporti sessuali da quando erano nel paese. Altri 137 avevano avuto una diagnosi più di 10 anni dopo l’arrivo nel paese, che corrisponde al periodo di tempo medio in cui il virus dell’HIV resta asintomatico. Si è ritenuto che questi gruppi di persone avessero contratto l’Hiv nel paese europeo. Per le restanti 537 persone, è stato fatta la conta delle cellule CD4, che misura la funzionalità del sistema immunitario dando indicazioni importanti anche sul momento dell’infezione.

Secondo le conclusioni dello studio, tra il 35 e il 49 per cento di tutti i migranti diagnosticati in Francia hanno contratto l’infezione quando già vivevano nel paese. Lo studio conferma una tendenza già evidenziata nel 2012 da epidemiologi della Gran Bretagna che, attraverso la conta delle cellule CD4 al momento della diagnosi da Hiv, hanno calcolato che circa un terzo dei migranti africani con Hiv che vivevano nel paese avevano preso il virus dopo il loro arrivo. Durante l’Ias è stata anche illustrata una ricerca realizzata a Seattle analizzando campioni di virus: su 112 campioni di migranti africani, 34 potevano essere collegati a campioni di persone che vivevano nell’area di Seattle. Questo risultato ha suggerito ai ricercatori che la trasmissione del virus poteva essere avvenuta localmente.

Dagli studi presentati stanno emergendo indicazioni importanti per i sistemi sanitari europei: Se la trasmissione si verifica prevalentemente prima della migrazione, la priorità sono i programmi di test e diagnosi. Se invece la trasmissione avviene in Europa, è opportuno che vengano attuati sforzi preventivi di più ampio respiro.
In Francia, i migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana sono i più gravemente colpiti dall’HIV, rappresentando un quarto di tutte le persone HIV-positive del paese. (lj)

Da Redattoresociale

 


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