Il caso del collega Palmesano faccia riflettere chi vuol limitare la libertà di stampa

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La vicenda di Enzo Palmesano, giornalista del Corriere di Caserta licenziato per ordine di un boss della camorra, così come accertato da una recente sentenza e riferito da Roberto Saviano su Repubblica, dimostra come la criminalità organizzata sia in grado di condizionare l’informazione in Italia. Del resto  il recente declassamento dell’Italia, scesa dal 49esimo al 73esimo posto nella classica mondiale della libertà di stampa redatta da Reporter senza frontiere, è dovuto soprattutto all’aumento esponenziale del numero dei giornalisti minacciati di morte o sotto scorta.

Un fenomeno preoccupante, che non riguarda soltanto alcune regioni del Mezzogiorno, dove garantire un’informazione libera e indipendente è spesso difficile, se non impossibile, ma che si sta estendendo in tutto il Paese. Per questo è sempre più necessaria e improcrastinabile un’azione coordinata fra istituzioni, magistratura, forze dell’ordine e opinione pubblica non soltanto per denunciare i tentativi di intimidazione, ma anche per mettere i giornalisti nelle condizioni di lavorare con serenità. La vicenda di Enzo Palmesano, al quale va la solidarietà e la vicinanza del sindacato dei giornalisti, deve inoltre far riflettere quanti, nel mondo politico, proprio in queste settimane mettono a punto proposte di legge volte a limitare la libertà di espressione e il diritto di cronaca. Imbavagliare la stampa nuoce alla democrazia e alla libera circolazione delle idee e delle informazioni di cui la democrazia stessa si nutre e rischia di fare il gioco di chi da una stampa meno libera e condizionata potrebbe trarre giovamento per far prosperare attività non sempre lecite.


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