Rifugiati, Unhcr: “Vittime delle frontiere in aumento, 5 morti ogni 100 arrivati”

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All’incontro promosso alla Lumsa dagli studenti di “Good morning youth” la portavoce dell’Agenzia Onu per i Rifugiati ribadisce l’importanza dell’istituzione di un canale umanitario e denuncia: “Vediamo accolti con indifferenza gli appelli che facciamo”

ROMA – “Il numero delle vittime è in aumento, sono morte 5 persone ogni 100 che sono arrivate, sono già 400 i morti solo dall’inizio dell’anno”. Lo ha affermato Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) questa mattina all’incontro “Protect People Not Borders”, organizzato all’università Lumsa di Roma dal gruppo di studenti “Good morning youth”. Sami ha citato il dramma dell’aumento delle vittime per ribadire l’importanza dell’istituzione di un canale umanitario che permetta  a coloro che fuggono da guerre e violenza di richiedere l’asilo in Italia e in Europa senza rischiare la vita. Nonostante l’importanza di “canaIi legali per la richiesta di asilo”, “ai vertici europei ci si concentra sulla tutela dei confini”, ha spiegato la portavoce dell’Unhcr agli studenti. Sami ha poi affermato che “le agenzie dell’Onu non sono più – come si crede – una soluzione”, “vediamo accolti con indifferenza gli appelli che facciamo, siamo obbligati a lavorare con il 40 per cento del budget necessario”. “Oggi si parla di rifugiati ma non delle guerre che costringono alla fuga, che vengono date per scontate – ha concluso Sami – manca la pressione dell’opinione pubblica per la pace”.

Il tema dell’accoglienza in contrasto con la tutela delle frontiere è stato affrontato dagli studenti di  “Good morning youth” con un filmato che ha messo in evidenza il numero di civili colpiti, uccisi e messi in fuga dal conflitto siriano. Sono stati inoltre posti a confronto i fondi stanziati dall’Unione Europea per la “protezione dei confini” con quelli destinati all’accoglienza: 1 miliardo e 820 milioni contro 630 milioni nel periodo 2007-2013. Francesco Bonini, rettore dell’ateneo ha parlato dell’importanza del sostegno dell’Università al tema delle migrazioni che consente di “guardare in prospettiva e in profondità” al mondo attuale.

Tareke Brhane, presidente del Comitato Tre Ottobre ha sottolineato l’obiettivo di investire negli studenti e nelle persone giovani per il lavoro di sensibilizzazione che fa parte del percorso della proposta di legge per rendere il 3 ottobre, data in cui naufragarono 368 richiedenti asilo a largo di Lampedusa, “giornata della memoria e dell’accoglienza”. Paolo Beni (Pd), primo deputato a firmare la proposta di legge sull’istituzione della giornata della memoria raccogliendo l’appello del Comitato 3 ottobre, ha affermato che “di fronte a oltre 20mila persone morte in fuga nel mediterraneo in 10 anni, non basta l’indignazione servono scelte politiche ma anche una consapevolezza diffusa”. Di fronte all’aumento dei richiedenti asilo – “nel 2014 sono stati 270 mila i profughi in Europa, di cui 170 in Italia, quasi il doppio del  2011, mentre i conflitti in Siria e Libia sono fuori controllo” – è inoltre fondamentale “superare la logica dell’approccio emergenziale”, “chiudere l’esperienza fallimentare dei mega centri in cui i rifugiati sono ammassati per mesi” e “organizzare un sistema di accoglienza permanente, che costerebbe meno”. (lj)

Da redattoresociale.it


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