Mattarella e Tsipras. Nel tempo delle cose curiose

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Oggi a Roma, Mattarella ha giurato da presidente della Repubblica. Sempre oggi, sempre a Roma, ci sarà anche Tsipras, per la sua prima visita ufficiale nel nostro Paese. Due eventi che in comune non hanno nulla, e che in nessun modo sono collegati. Eppure, un collegamento comune lo suscitano.

Leggo, infatti, le parole di molti commentatori che un tempo erano entusiasti di Napolitano, ma che sono sempre stati avversi alle riforme istituzionali di Renzi, dire che Mattarella non sarà un semplice notaio e che potrebbe essere un baluardo delle prerogative del Parlamento. Bene; ma perché, prima non era così? Non difendeva quelle prerogative il suo predecessore? Era forse un mero passacarte? Oppure, in tanti che legittimamente tifavano per la vittoria di partiti più vicini alle posizioni di Bruxelles, dicono che Tsipras non può sottrarsi agli impegni che la Grecia ha assunto, e che se questi ultimi sono pesanti è perché sono il frutto di anni di politiche sbagliate da Atene. Capisco; ma allora perché avrebbero preferito che vincessero le coalizioni che tali errori hanno fatto? Per quale motivo sarebbe stato meglio riaffidare a esse il governo ellenico? Su quali basi quelle avrebbero avuto più credibilità e capacità di Syriza?

Non so, sinceramente, ma è come se accadessero cose curiose in questo tempo strano. Quasi che si potessero sostenere nello stesso momento tesi contrastanti senza che nessuno chieda conto o ponga domande. O magari, è solamente perché la ricerca della consequenzialità è affare da vecchi gufi interessati solo a rimestare nella palude, rosicando.


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