Ravvedimento operoso. Caffè del 10

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Dopo 7 giorni di annebbiamento, in cui aveva usato ogni genere di espediente per prendere le distanze dalla realtà e parlar d’altro -“approvato il jobs act, l’Italia cambia”, “mi fa schifo” (la politica romana) “ora ci pensa Orfini”, “partecipare a una cena non vuol dire niente”, “processi brevi, poi si vedrà” – Il premier sembra finalmente voler correre ai ripari. “Corruzione, la stretta di Renzi”, scrive il Messaggero. “Stretta sui corrotti, carcere più duro e soldi restituiti”. Repubblica. “Pene più dure”, Corriere. I provvedimenti saranno presentati domani in consiglio dei ministri e prevedono che si alzi da 4 a 6 anni il minimo della pena per corruzione, prevedono che si possano sequestrare i beni dei corrotti come avviene per i mafiosi, e che lo Stato possa chiedere di essere risarcito, infine, che si allunghino i termini della prescrizione. Sono cose che noi gufi democratici chiediamo da sempre e che Alfano e Berlusconi non volevano neppure morti.

Basterà questo tardivo ravvedimento? Non ne sono sicuro. Giornale e Libero, rimuovendo che un ex sindaco della destra è al momento il solo politico indagato per mafia, incalzano: “I doni di Renzi e Marino alla Cupola”, “Dalle carte, i nomi di Alfano, Fassina e D’Alema. La Cupola a cena da Renzi”. Il Fatto scava: “Carminati socio della Coop”. Marino, che -va detto a suo merito- si sta battendo come un leone, è diventato l’ancora a cui si aggrappa Renzi, che non potrebbe sostenere elezioni a Roma perché un tale evento sposterebbe l’attenzione, nazionale e internazionale, dal suo crono programma, e perché, se si votasse, sarebbe costretto a mandare in campo una squadra di onesti gufi anziché di giovani rampanti esperti in fund raising.

Intanto la nuova legge elettorale -di cui il premier ha urgenza per andare a votare prima che la crisi lo logori e restare poi su piazza, incontrastato premier, per 5 anni- rischia di impantanarsi sulla “clausola di salvaguardia”, cioè sulla norma che consenta il voto prima che sia approvata la riforma (e l’eutanasia) del Senato. Ieri alcune mosche cocchiere (Giachetti, Marcucci) hanno scritto: “la clausola c’è già, per il senato si voti con il Mattarellum”. Bene, allora si voti anche per la Camera con il Mattarellum, e si lasci cadere l’assurdità illiberale di un premio di maggioranza costruito su misura per Renzi (dal 40% dei voti al 55% dei seggi) mentre i deputati vengono scelti con il proporzionale, i capi lista bloccati, le candidature plurime e il ricalcolo nazionale dei resti, cioè in modo non trasparente.

Repubblica: “Grecia, un incubo sull’Europa. Le borse bruciano 220 miliardi”. Ma per il manifesto l’incubo diventa speranza: “Freccia a sinistra”. Il meno 12,7% della borsa di Atene, sembra causato dalla decisione di anticipare le elezioni presidenziali, scelta che provocherà elezioni anticipate e la probabile vittoria di Alexis Tsipras e di Syriza.  Il Sole24ore segnala, però, anche il crollo di Shanghai, meno 5,43%, e l’aumento dello spread. Con il rincaro del dollaro, il crollo del prezzo del petrolio, la caduta libera del rublo, francamente, il tentativo di dare la colpa ai popoli – in questo caso ai Greci, intenzionati a votare Tsipras- è patetico. È l’assetto economico mondiale che non regge più e avrebbe bisogno di  straordinaria manutenzione.

Infine, viva l’America! Che sa, sia pure dopo anni, ammettere le proprie colpe. “Le torture della CIA brutali e inefficaci. Obama: vergogna per l’America”. Vergogna per la CIA, ma anche per Rumsfeld, Cheney e George W Bush.

Da corradinomineo.it


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