Repubblica fondata sul lavoro e affondabile sul job

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Jobs Act (la “s” di job è genitivo sassone non pluralità di lavoro) apparve ai primi giorni del 2014. Scrissi (opinai) che il Lavoro è materia troppo seria, ancorché fondamento su cui si basa la nostra Repubblica, per tradurre la sua struttura d’attuazione in termine che in italiano fa pensare giusto a un tizio  che si chiama Giobatta. A distanza d quasi un anno, dato il prosieguo di certe performance, oggi quel Giobatta ci fa venire in mente l’italiano immigrato in Olanda per vendere castagnaccio interpretato da Villaggio nell’episodio “Italian Superman” del film “Quelle strane occasioni”.

Oggi quel Giobatta (de noantri, of course, cribbio!) sta diventando legge per tutti i dipendenti d’Italia, ovvero per tutti i lavoratori che stipulano contratti con i  lavoratori padroni (qual termine volgare: meglio boss). Oh, siam mica qui per fare i sofisti! Anche noi usiamo mouse facebook mountain bike piuttosto di  topo faccialibro e bicicletta da montagna -ché solo i francesi possono tradurre in vélo de mountain così come ordinateur il computer-  ma giusto per mantenere i nomi originali d’oggetti più o meno velleitari (di contro noi siamo addirittura gli unici al mondo o quasi che traducono i film invece d’usare i sottotitoli!).  Ciò premesso ci pare ignobile titolare storica ristrutturazione del piano di lavoro nazionale con termine straniero. I lavoratori italiani non sono solo 20/30enni già acchiappati da “global logo” che tra loro annoverano però milioni di disoccupati. Sono anche (e soprattutto) donne e uomini cinquantenni o giù di lì che, se non licenziati/esodati/cassintegrati, ancora portano a casa stipendi buoni alla sopravvivenza di molte persone tra figli e nipoti. Sono Persone che sul L-A-V-O-R-O (non sul job) hanno tirato su il Paese e lottano per proseguire a mantenerlo.  Il parlare la loro (nostra!) lingua corrisponde sempre a consapevolezza di rispetto primario soprattutto quando primario è oggetto di legge da promulgare.  Lo Renzi il munifico dovrebbe ben saperlo dati gli sforzi che fa per parlare inglese in terra straniera pur avendo a disposizione decine d’interpreti anche perché di quella lingua non dispone benissimo. Tuttavia usare il popolo italiano per fare i compiti a casa,  non è serio e non sta bene.


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