Dieci anni di informazione sociale

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intervista a Irene Ranaldi

«Informare per crescere insieme» è lo slogan di sociale.it, testata giornalistica on line giunta al decimo anno di attività di comunicazione e informazione sociale a cui collaborano ricercatori, progettisti, professionisti del Terzo settore, docenti e giornalisti. Abbiamo incontrato Irene Ranaldi, la direttrice responsabile.

Punto di riferimento del Terzo settore e di quanti operano nell’ambito delle politiche di welfare, Sociale.it è fonte di informazione accessibile la cui finalità è di fornire strumenti per meglio orientarsi nei «labirinti» dei continui mutamenti sociali, promuovendone crescita e cittadinanza consapevole. Buon compleanno, sociale.it!

Il sociale sente la necessità di comunicare ad una platea più ampia. Voi decidete di farlo sul web. Come nasce il vostro progetto?

Sociale.it nasce nel 2004 come testata giornalistica web registrata presso il Tribunale di Roma e viene ideato e acquistato, come dominio internet, dal Consorzio Sociale Co.In., che riunisce numerose realtà della cooperazione sociale della capitale. Da allora sono trascorsi dieci anni, sul web una sorta di era geologica per il mondo dell’informazione. Google si era appena affacciato su internet come motore di ricerca con moltissimi concorrenti che non avevano, però, quel qualcosa in più che nel tempo ha fatto la differenza e lo ha trasformato nel colosso digitale pervasivo che conosciamo oggi. «Social net­work» era più un concetto astratto, fatto soprattutto di forum, chat e poco altro piuttosto che di connessioni in tempo reale e su più dispositivi di reti relazionali e di persone. Del resto la connessione a banda larga era quasi inesistente e c’erano ancora i cellulari Gsm. In quel contesto, Sociale.it muove i suoi primi passi con l’idea – non ancora l’obiettivo – di fare «giornalismo sociale», perché, in questo settore nell’informazione mainstream si percepiva – e forse in qualche modo si percepisce ancora – un vuoto, fatto di disattenzione o, addirittura, di mala-informazione. Farlo su web era logico, perché, del resto già allora il web era sempre più accessibile a tutti e costituiva uno strumento di comunicazione e d’informazione accessibile economicamente: molto di più di quanto lo siano, ancora oggi, i media tradizionali.

Dalla comunicazione al bisogno di informare. Come evolve l’idea di partecipazione diretta?

L’idea alla base di sociale.it è di fare, con coraggio, apertura mentale e senza timori reverenziali, «giornalismo sociale». Il che non significa voler cercare di dar voce ad una nicchia o di essere in ogni caso «alternativi a», ma ascoltare e voler dare sul web, al Terzo settore e a tutte le istanze sociali, uno spazio informativo, di confronto e di comunicazione nella convinzione che esse rappresentino, collettivamente, una parte sociale, politica, economica e culturale grande, importante e fondamentale nella vita del paese: probabilmente, nel suo complesso, la sua parte migliore e più vitale. C’era e c’è bisogno di dare voce a queste storie, esperienze, valori, bisogni e a quelli di tutti i soggetti che sono protagonisti: l’associazionismo, il volontariato, l’impresa sociale e le singole persone che ne costituiscono l’anima. C’era e c’è bisogno di dare forza ed eco alla voce degli innumerevoli media sociali: dai «giornali di strada» ai fogli e ai siti web associativi, alle agenzie di stampa specializzate e agli uffici stampa del sociale, alle esperienze di comunicazione e dialogo tra differenti, all’interculturalità e alla multiculturalità.

Il tutto attraverso la costruzione di relazioni partecipate, fatte di ruoli orizzontali, di scambio e collaborazione, nel rispetto dell’etica e del diverso sentire. Siamo convinti che nell’attuale società dei consumi – fatta di nuove esclusioni, segregazione e discriminazioni – ascoltare le istanze che provengono dalle realtà legate al Terzo settore e dargli voce sia diventato sempre più importante per uno sviluppo economico, sociale e culturale dei territori, delle comunità e delle persone che ne sono parte attiva e di quelle che ne sono escluse. Sociale.it vuole soddisfare l’esigenza di narrare, in tutte le sue sfumature, un Terzo settore in evoluzione e in crescita. Un soggetto economico, il non profit, che è in grado di creare una occupazione che integra ogni differenza e che, sempre più, grazie alla tecnologia, è in grado di proporre progetti ad alto tasso di innovazione sociale.

Fare «pensiero» sui temi del sociale, ma anche fornire strumenti. Come avviene questo processo?

Sociale.it non si rivolge solo al non profit in sé, ma soprattutto alle persone e vuole costituire uno spazio di dialogo paritario e costruttivo tra il sociale nella sua interezza e tutti i soggetti che possono e vogliono essere coinvolti nel processo di costruzione di un modello condiviso di innovazione sociale che contribuisca allo sviluppo del paese: la politica, la pubblica amministrazione, l’impresa privata, i settori della comunicazione, dell’informazione e della ricerca, il mondo dell’arte e della cultura. Un progetto con degli obiettivi che, in fondo, non sono altro che il dare vera e piena applicazione, per tutti, al primo capoverso dell’Articolo 21 della nostra costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Vogliamo realizzarlo partendo dal Terzo settore, ma senza alcuna preclusione per chiunque chieda la parola per contribuire a proporre e a costruire l’innovazione nel sociale, purché si ispiri e risponda a bisogni reali, e non lo faccia per avere spazio per le sue formule magiche o per soliti slogan.

Vogliamo, in questo senso, offrire spunti per l’innovazione in ogni senso. Per questo riteniamo sia importante parlare di cosa accade, anche a livello internazionale, in tema d’innovazione tecnologica e di informatica sanitaria e di quanto il web possa fare per il Terzo settore. Il nostro sguardo si sofferma spesso, poi, sulle opportunità offerte dagli strumenti innovativi di e-health e di e-welfare per la salute ed il benessere e sull’evoluzione delle città, da come oggi le conosciamo, in «Smart City», intese soprattutto come futuri spazi sostenibili d’integrazione e d’inclusione per tutti. Diamo contemporaneamente spazio e rilievo a news ed eventi che vengono dal mondo del non profit: dalle diverse abilità alla progettualità per tutti, all’integrazione lavorativa, all’inclusione di genere, all’interculturalità, alla società multiculturale in divenire. Dal piccolo al grande, dal locale all’internazionale.

Sociale.it ha affidato la direzione della testata ad una donna. Buone notizie per l’inclusione di genere?

Oggi la nostra redazione, come del resto è nel dna della cooperazione sociale che fa capo al Co.In., integra persone con diversa abilità ed è formata esclusivamente da soci lavoratori, giornalisti pubblicisti che hanno ottenuto l’iscrizione all’ordine proprio grazie all’attività professionale nella testata, con una formazione continua, quotidiana, fatta di ricerca di fatti, data journalism, relazioni pubbliche, partecipazioni a convegni e seminari. Una redazione che, grazie alla formazione sul campo, come accade quotidianamente lavorando in una cooperativa sociale integrata, è divenuta palestra di scrittura e di deontologia per capire come raccontare il sociale. Anche il sito, del resto è stato progettato da web designer ed esperti di comunicazione, sviluppato da programmatori web e grafici multimediali ed è mantenuto da tecnici sistemisti, web-master e social media manager che sono tutti soci lavoratori delle nostre cooperative sociali e che in esse sono cresciuti professionalmente.

Credo sia utile evidenziare che Sociale.it è ospitato dall’infrastruttura informatica delle nostre cooperative sociali, creata e potenziata nel tempo per offrire risorse sempre più avanzate per la gestione e la comunicazione interne e servizi web ai nostri utenti e clienti. Un progetto web in continua crescita ed evoluzione, realizzato interamente al nostro interno, che ci auguriamo contribuisca a fare la differenza per il Terzo settore. In definitiva, Sociale.it è esso stesso un esempio, e lo è da dieci anni, di un’esperienza concreta d’inclusione, integrazione ed innovazione del sociale. Ci tengo a sottolineare, in questo senso, anche inclusione di genere. Non è un caso che io abbia ricevuto l’incarico a ricoprire il ruolo di direzione della testata. Oltre al riconoscimento della mia professionalità e del ruolo che ho svolto per anni nella comunicazione interna ed esterna delle imprese del consorzio Co.In., esso ha infatti anche un importante valore simbolico, un segnale fortemente condiviso e voluto dai consigli di amministrazione della nostra cooperativa sociale: quello di testimoniare, con una scelta evidente, forte e concreta, la presenza maggioritaria e decisiva, ad ogni suo livello, delle donne nella vita e nel successo dell’impresa sociale.

intervista a cura di Rocco Luigi Mangiavillano

Da confronti.net


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