I chirurghi ‘ndranghetisti

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Questo ancora mancava che nella fu capitale del miracolo italiano, la Milano di Motta e Alemagna ma anche di Pirelli e di tanti altri grandi industriali della nostra storia recente, trovassimo anche medici chirurghi che parlano milanese e non calabrese e che sono cresciuto e hanno studiato al Nord e che ora lavorano per la più grande associazione mafiosa d’Italia e forse dell’intero pianeta, la ‘Ndrangheta  presente nelle Americhe e in ogni dove, grande finanziaria che maneggia miliardi non di lire ma di euro e tratta affari con grandi imprese in ogni settore. Si aprono ormai le porte ai nuovi “battezzati” che non hanno origine calabrese ed entrano con cariche e doti, secondo gerarchie stabilite con rituali e cerimonie presenti nel grande libro storico della onorata società in una regione molto bella ma che resta tra le più arretrate e povere della penisola.

Si tratta, a quanto trapela dalle nuove indagini, di due medici  di origine calabrese e di un infermiere anche lui con la medesima origine. Una conferma-hanno notato gli investigatori -dell’ex dirigente sanitario dell’ASL di Pavia, Carlo Chiriaco, condannato in secondo grado a dodici anni di carcere. Proprio da quelle indagini è nato il fascicolo che ha permesso di scoprire il gruppo di vertice che voleva dividersi gli affari dell’EXPO del 2015. La verità che, dopo l’operazione Infinito-Crimine che ha condotto all’arresto di 300 persone e altri nelle inchieste  successive, sembra certo che i clan a Milano si sono riorganizzati immediatamente e hanno di fatto ricostruito e preservato la scala gerarchica che consente alla ‘ndrangheta di “restare saldamente legata al territorio.”

“I clan-secondo la polizia milanese- si sono posti l’obbiettivo di entrare direttamente nei gangli della vita imprenditoriale e politico-istituzionale della regione.
Candidando persone che vivendo da generazioni al Nord hanno acquisito rapporti con le comunità locali e con rappresentanti delle istituzioni locali che occupano po sti chiave nelle amministrazioni.” Riuscendo anche diventare con il tempo almeno in parte autonomi dalla centrale calabrese con la quale conserva peraltro rapporti sempre molto forti. Di qui l’attenzione a forme di accordo e di collaborazione con settori della politica, delle istituzioni e della pubblica amministrazione e un tasso di violenza forse  minore e meno appariscente di una volta.  I settori di investimento sono passati dal traffico di cocaina all’edilizia, agli appalti pubblici (incluso l’EXPO),l’usura, le frodi immobiliari, le scommesse e l’acquisto di locali in centro. I clan a loro volta investono in Romania, Gran Bretagna, Cipro e  Svizzera. L’inchiesta avrebbe peraltro messo in rilievo i rapporti dei chirurghi indagati  con boss come Pasquale Barbaro detto U’ Nigra ,originario di Platì (Reggio Calabria) e arrestato, nel 2011, nell’inchiesta Minotauro della Direzione distrettuale di Torino, e con affiliati, Molluso e Trimboli della potente cosca Barbaro-Papalia e del clan  Morabito-Palamara-Bruzzanti di Africo.  Un’altra vicenda che permette di rispondere all’interrogativo di fondo. Come stanno le mafie in Italia: bene, benissimo.


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