Giornalismo sotto attacco in Italia

Eni, indagati Bisignani e Scaroni per giacimento petrolio in Nigeria

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Esiste al largo della Nigeria un giacimento immenso di petrolio del valore di un miliardo e trecento milioni di dollari che la società italiana ENI quotata in borsa dal Ministero dell’Economia ha acquistato tre anni fa e che oggi è al centro di un’indagine della procura della repubblica di Milano ( pubblici ministeri Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro) che hanno iscritto la società nel registro degli indagati visto che la legge fiscale del 2001 estende alle persone giuridiche la responsabilità per i reati commessi in Italia. 

La procura ha chiesto alla Società l’acquisizione di una lunga serie di documenti che riguardano l’accordo per la cessione stipulato nell’aprile del 2011 e le trattative intervenute nel 2009-2010 con la società Malabu. Indagati per la vicenda sono Gianluca Di Nardo, l’imprenditore che faceva affari con i nigeriani, Ebeka Obi e Luigi Bisignani (nella foto), amico dell’allora amministratore dell’ENI Paolo Scaroni.
Nelle intercettazioni telefoniche accluse all’inchiesta emerge con chiarezza l’intervento di Bisignani con Scaroni e anche con l’attuale amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi. L’affare è andato in porto nella primavera del 2011 a vantaggio dell’ex ministro nigeriano Dan Etete con l’intermediazione dei personaggi italiani citati fino a questo momento.Tutto è venuto alla luce grazie a un controversia civile a Londra tra Malabu e le società dei suoi mediatori. Ma la storia è soltanto agli inizi e fa comprendere quali fossero le dimensioni e la complessità dei rapporti che furono alla base dell’affare gigantesco. I pubblici ministeri hanno già chiesto la confisca di 24,5 milioni di dollari alla società SAIPEM del gruppo italiano.
E’ difficile capire già oggi quali saranno gli sviluppi e quali altri tra mediatori e politici potranno essere implicati nella storia. Quello che emerge già con una certa limpidezza e che alcune persone, proprio dopo precedenti condanne giudiziarie e, in apparenza, l’uscita dagli affari rimangono al contrario sempre in servizio e sono più che mai pronti a nuove combinazioni con compensi milionari di cui magari si sa qualcosa dopo anni e per pura combinazione. Come a dire che siamo in un Paese in cui il delitto quasi sempre paga.


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