#BringBackOurGirls

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Che ne è stato delle 272 ragazze nigeriane rapite ancora nelle mani dagli uomini di Boko Haram? In Nigeria negli ultimi giorni sono state rapite altre 20 ragazze, la tragedia continua anche se i media, almeno in Italia, non ne parlano più. I rapimenti di giovani donne sono frequenti come gli attacchi ai villaggi e gli omicidi di studenti e insegnanti.  Questo ultimo rapimento ad oggi non è stato rivendicato da alcun gruppo, ma il modus operandi è simile a quello degli appartenenti al Boko Haram. I terroristi attaccano le stazioni radio delle telefonie mobili per questo motivo le notizie possono arrivare anche con molti giorni di ritardo.

Nel paese gli attivisti cercano continuamente  di richiamare l’attenzione su questa tragedia. Si organizzano veglie, l’hastag #BringBackOurGirls viene puntualmente rilanciato su twitter. Ormai sono passati due mesi da quando quasi 300 studentesse di una scuola cristiana del Borno (hanno fra i 12 e i 17 anni) vennero prelevate da uomini armati e portate nella foresta. Il comportamento del presidente Jonathan Goodluck aveva fatto arrabbiare molti nigeriani perché per i primi 19 giorni non aveva fatto alcun commento sul rapimento. I politici del governo e dell’opposizione si sono accusati a vicenda di sostenere la rivolta. Il gruppo Boko Haram, nato circa una decina di anni fa, è cresciuto seminando violenza, negli ultimi mesi  ha attaccato scuole, ha fatto esplodere bombe in mercati affollati e sugli autobus e ha attaccato città e villaggi uccidendo centinaia di civili.

Il paese è sconvolto da un’inaudita ferocia, le famiglie sono disperate, ogni giorno che passa è un passo verso la perdita della speranza. La regione del Borno è immensa, trovare le ragazze nella foresta con i mezzi che ha a disposizione il governo è praticamente impossibile ed è davvero difficile capire quanto il Governo nigeriano sia veramente interessato alla vita di queste giovani donne. Le ipotesi sono diverse è tutte terribili come la vendita delle fanciulle come mogli o schiave, la morte di molte di loro dovuta alla violenza o agli stenti, lo sfruttamento sessuale da parte degli estremisti. E’ di qualche giorno fa la testimonianza di una ragazza che è riuscita a fuggire dopo due anni e mezzo dai suoi rapitori.

La ragazza, rimasta orfana a causa dell’uccisione dei suoi genitori da parte dei fondamentalisti durante il suo rapimento, ha riferito di aver subito ripetute violenze e teme che il padre del figlio che sta aspettando sia Abubakar Shekau il leader di Boko Haram che a Maggio in un video aveva rivendicato il rapimento delle ragazze. La ragazza, intervistata in forma anonima da IQ4News, ha riferito di violenze sessuali e torture da parte dei fondamentalisti islamici verso le ragazze cristiane che si rifiutavano di cambiare la propria fede. “Nel campo _ha raccontato la ragazza_ domina il terrore. Shekau impartisce continuamente ordini, apparentemente la sua voce è pacata ma nel tempo ho imparato che dopo ogni suo sussurro qualcosa di terribile stava per accadere da qualche parte in Nigeria.”
“Una volta Shekau mi chiese se ero disposta a combattere per la loro causa, io risposi di no e lui mi disse che allora potevo diventare una combattente e una schiava domestica. Avevo il terrore di parlare con lui, se avessi detto una parola sbagliata mi avrebbe ucciso.” La ragazza ha riferito inoltre che alcune giovani rapite sono costrette a spostarsi portandosi addosso pistole, bombe e perfino razzi lanciagranate sulle spalle.
L’ex presidente Nigeriano Olusegun Obasanjo ieri ha detto che le ragazze rapite potrebbero non tornare mai a casa. Obasanjo accusa Goodluck Jonathan di non aver risposto immediatamente ai rapimenti di massa avvenuti in Aprile.

“Se le ragazze riuscissero a tornare casa sarebbe quasi un miracolo. Pensate che i membri del Boko Haram le abbiano tenute tutte insieme fino ad oggi?  Non sarebbe logisticamente possibile” ha detto Obasanjo.
“Se l’amministrazione avesse agito in fretta, avremmo potuto salvarle”.

Intanto dal Ministero della difesa della Nigeria giovedì scorso hanno riferito che stavano studiando delle tattiche militari come quelle usate in Sri Lanka contro le Tigri Tamil.  Qualche giorno fa il portavoce del Pentagono, colonnello Myles Caggins, ha detto che il Governo Americano metterà a disposizione una varietà di veicoli con e senza il pilota per cercare d’individuare dove vengono tenute le ragazze.
In Nigeria gli attivisti continuano a mantenere alta l’attenzione con le loro proteste, la coordinatrice della campagna “BringBackOurGirls”, Hadiza Bala Usman, ha denunciato la mancanza di progressi negli sforzi per salvare le ragazze dagli estremisti di Boko Haram. “Non una ragazza è stata salvata dai militari nigeriani” ha detto Hadiza Bala Usman durante una nuova protesta a Abuja. “Stiamo lavorando  per garantire che questa vicenda sia la priorità per il governo nigeriano fino a quando le ragazze non saranno salvate”.
Tsambido Osea Abama, presidente della comunità Chibok dei residenti nella capitale della nazione, ha detto da parte sua che avrebbe “continuato a piangere fino a quando le nostre figlie non saranno tornate a casa.”


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