Il Libano e “la grande fuga”

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La misteriosa corsa a raggiungere Beirut da parte di pregiudicati e latitanti sembra mischiare vecchio e nuovo.

Andare a Beirut in questi giorni sembra molto popolare, soprattutto tra pregiudicati, latitanti e ricercati. Tutto sembra passare per la “premurosa cortesia” con cui alcuni uomini politici garantirebbero a costoro di trovare nella città dove tutto è possibile, purché si abbiano i soldi per permetterselo, un po’ di riparo. Beirut, si sa, è stata ed è generosa, con chi può… E’ questo il motivo di tanta premura?

Sarebbe bello capire se il motivo di tanta attenzione risieda nei vecchi traffici dei tempi della guerra civile, o se piuttosto non vada ricercato in traffici più recenti. O magari in entrambi.

E’ istruttivo a questo riguardo un incontro che ha avuto luogo proprio in questi giorni a Beirut tra il quasi candidato alla presidenza, Gemayel e un altro protagonista dei tempi bellici, anche lui quasi candidato, l’ex generale Aoun. Schierati su fronti politici opposti, sono entrambi maroniti, entrambi “interessati” a servire il paese come presidente della repubblica. Magistratura che spetta proprio a loro, ai maroniti.

Ma l’accordo politico non si trova, il rischio del vuoto di potere è ormai a portata di mano. Così con lo spirito di servizio che li contraddistingue i due statisti si sono incontrati, per rompere l’empasse. Gemayel si è generosamente offerto, infatti, come nome di “compromesso” tra gli opposti schieramenti. Ed è andato dal potente Aoun, per convincerlo. Nel nome del “bene comune”, sia chiaro. Al termine entrambi hanno detto: “colloqui andati benissimo”.

Peccato che Aoun abbia poi fatto sapere di avergli detto: guarda che il candidato migliore, quello cha ha più possibilità di arrivare al traguardo, sono io. Una prova di leadership e di disinteresse che i giornali libanesi hanno registrato con attenzione e interesse. Consapevoli che i veri protagonisti oggi sono altri.

Da ilmondodiannibale.it


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