ONU. “Proteggere giornalisti e non dimenticare quelli uccisi”

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Le esortazioni del Rappresentante permanente italiano al palazzo di vetro Sebastiano Cardi e dello “Special Rapporteur” Frank La Rue

Il sacrificio dei giornalisti italiani uccisi “non deve essere dimenticato” e l’informazione è necessaria “per l’affermazione della democrazia e la difesa dei diritti umani”: lo ha detto il Rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite Sebastiano Cardi, durante una riunione informale del Consiglio di Sicurezza sulla protezione dei giornalisti, che si è svolta a New York lo scorso 13 dicembre.

Nel corso dell’incontro – convocato dagli ambasciatori di Francia Gerard Araud e Guatemala Gert Rosenthal dopo l’assassinio in Mali di due giornalisti francesi (Ghislaine Dupont e Claude Verlon) il 2 novembre scorso – e aperto ad esponenti del mondo dei media e della società civile, Cardi ha ricordato i reporter italiani che hanno perso la vita nel corso di conflitti armati dopo il 1987. “Purtroppo il lavoro del giornalista sembra essere diventato sempre più pericoloso, soprattutto per le donne”, ha dichiarato l’ambasciatore. Per questo, ha aggiunto, “occorre rafforzare la protezione” nei loro confronti garantendo “che gli operatori dei media siano in grado di accedere liberamente alle fonti di informazione e di condividerle senza timore di subire conseguenze”.

LA RUE: PORRE FINE ALL’IMPUNITÀ – Presente anche il relatore speciale per l’Onu sulla libertà d’espressione, Frank La Rue – di recente in visita in Italia – che ha ricordato che una stampa libera è requisito fondamentale per ogni democrazia e che l’impunità è un fattore che determina l’aumento degli atti di violenza contro i giornalisti. “L’impunità”, ha spiegato, “è la causa principale della ricorrenza degli episodi di attacco ai giornalisti nel mondo. Sulla maggior parte dei casi di violenze e minacce contro i giornalisti non si indaga e i responsabili non vengono identificati, processati e condannati”.

Per questo, ha aggiunto La Rue, occorre “prestare un’attenzione sistematica a tutti gli attacchi contro la stampa”, perché minacce, intimidazioni e violenza continuano a colpire sia nelle zone di guerra sia nei paesi dove non ci sono conflitti. “Solo alcuni casi di estrema violenza catturano un po’ di attenzione, mentre la maggior parte rimane totalmente invisibile”, ha concluso.

DATI GLOBALI – “Ogni settimana un giornalista viene ucciso e in nove casi su dieci i responsabili restano impuniti”, ha ricordato Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco. In otto casi su dieci, inoltre i giornalisti perdono la vita in tempo di pace, indagando su casi di criminalità e corruzione, ha aggiunto.

SIRIA – Particolarmente allarmante la situazione nel Paese: sono almeno trenta i reporter, fotografi e cameraman catturati dai ribelli siriani, è stato evidenziato nel corso della riunione del Consiglio di sicurezza. Nei giorni scorsi tredici testate giornalistiche, tra cui Guardian, New York Times, Washington Post e Wall Street Journal, hanno inviato una lettera aperta ai ribelli spiegando che i rapimenti minacciano la possibilità di raccontare il conflitto.

OSSIGENO


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