Situation room

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Che B sia affetto da vittimismo narcisistico ormai è conclamato e quindi fa pena. Ma ancora più pena mi fanno quei poveretti, che devono limitare i danni di immagine che il capo si procura parlando, montando  smentite acrobatiche e precisazioni carpiate. Me li vedo i poveretti chiusi nella “situation room” di Palazzo Grazioli,  tra resti di panini e lattine vuote, consumati senza staccare gli occhi dal monitor dove passano le agenzie, pronti a  reagire in tempo reale alle idiozie del capo.

 “Ha detto che i figli sono perseguitati come gli Ebrei con Hitler… Che si fa adesso!” dà l’allarme l’osservatore di turno chiamando il portavoce al telefono, mentre tutti  si fanno capanna sulla sua  testa per leggere la frase sul monitor neutralizzare.
 “Diamo la colpa ai giornalisti o ai comunisti?” propone il giovane praticante dell’esercito di Silvio.
“No – fa l’esperto dall’altro capo del telefono,  – qui ci vuole l’ “estrapolazione dal contesto”. E mettici vittimismo a tonnellate, che distoglie e alla gente piace sempre”.
“Accusiamo ai poteri forti?”
“Nooo! – urla che sentono anche quelli vicino alla cornetta – Cretini! Dobbiamo essere sentimentali… dire che lui ha sempre amato gli Ebrei… tirare fuori qualche aneddoto.. che ne so?.. il viaggio in Israele… ma fate presto!  E state che gli occhi aperti, perché sicuramente adesso parlerà anche la Biancofiore”.

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