Declino e decadenza. Il caffè del 27 novembre

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Il fascino discreto del governo e la delusione del numero uno. Potremmo metterla così. Il governo ieri ha fatto parecchi pasticci: ha portato in aula una manovra senza quid, un maxi emendamento con misure che ballavano fino all’ultimo minuto, una relazione tecnica inaffidabile. Eppure il Senato ha votato la fiducia con 171 voti, qualcuno in più di quanto tutti i giornali in edicola non ne contino a favore dell’esecutivo Letta-Alfano. ma senza Gasparri e Romani.

Rompendo le “larghe intese” un minuto prima di essere estromesso dal Senato, Berlusconi è uscito dalla scena politico-parlamentare senza “guardare negli occhi” i suoi presunti carnefici: eh no, il paragone con Craxi non regge proprio. E senza nemmeno salutarci con uno dei suoi famosi “mi consenta” dal salotto televisivo di Porta a Porta. L’uomo oggi arringherà brevemente la “sua” piazza (solo una pausa, sotto il cielo freddo e terso di Roma, tra un’andata e ritorno al caldo dei pulman turistici). Poi, a casa, fra ricordi e rimpianti.

“Da domani, qui in Camera, i commessi non mi faranno nemmeno più entrare”. “Siamo già in campagna elettorale, vi giuro che tornerò a Palazzo Chigi nel 2015”. Una scintilla, poi prevale l’umor nero. “Mi verrete a trovare a San Vittore”.  “Se ti chiudono in carcere, mi ha detto Vladimir, dopo una settimana avrai un milione di persone in piazza, dopo due settimane mezzo milione e alla terza settimana non ci sarà nessuno…”

“Berlusconi è fuori” titola il Fatto, “ieri dal governo, oggi dal Parlamento”. Il Giornale risponde: “Gli illusi”. “Credono di averlo fatto fuori. Troppe tasse, Forza Italia esce dal governo. E loro sperano di andare avanti.” Per la Repubblica, “Berlusconi rompe le larghe intese”.  “Nuova maggioranza senza Berlusconi” rassicura il Corriere. “Addio larghe intese”, la Stampa. “Il cavaliere e il giorno degli sciacalli” chiosa, malinconico, il Foglio di Giuliano Ferrara.

Insomma i giornali in edicola lo danno per morto. Con quel gusto canaglia che spinge a corteggiare il potente e a voltargli le spalle un momento prima che precipiti nel precipizio, che in fondo fa parte del mestiere che amo. Ma è anche vera, è utile per comprendere il nuovo, che ci attende questa sequenza finale scritta, un po’ in fretta, per la soap opera dell’ultimo ventennio? Nutro qualche dubbio. Perché il nuovo parla di lui.

Scrive Barbara Spinelli. “No, Berlusconi non l’abbiamo cancellato. Perché la società è guasta. Siamo tutti immersi nella corruzione. Da un ventennio amorale, immorale, illegale, usciremo solo se, guardando nello specchio, vedremo noi stessi dietro il mostro. Altrimenti dovremo dire, parafrasando Remarque: niente di nuovo sul fronte italiano. La guerra civile ed emergenziale narrata da Berlusconi ha bloccato la nostra crescita civile oltre che economica, e perpetuato la «putrefazione morale» svelata da Piero Calamandrei. Un’intera generazione è stata immolata a finte stabilità. La decadenza di Berlusconi, se verrà, è un primo atto. Sarà vana,  se non decadrà anche l’atroce giudizio di Calamandrei”.

Intanto il mondo cambia e la Chiesa con il mondo. Da Evangelii gaudium di Papa Bergoglio. “Vi esorto alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’economia e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano”. “C’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”. “Dobbiamo dire 
no a un’economia dell’esclusione e dell’iniquità. Questa economia uccide!”, “Visto che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo
 anche pensare a una conversione del Papato”. Hans Kung commenta “Papa Francesco ribadisce non solo la sua critica al capitalismo e al dominio del denaro, ma si dichiara anche inequivocabilmente favorevole ad una riforma ecclesiastica «a tutti i livelli» . Si batte concretamente per riforme strutturali come la decentralizzazione verso diocesi e parrocchie, una riforma del ministero di Pietro, la rivalutazione dei laici e contro la degenerazione del clericalismo, per un’efficace presenza femminile nella Chiesa, soprattutto negli organi decisionali. Si dichiara altrettanto espressamente favorevole all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, soprattutto con l’ebraismo e l’Islam”.

Ma noi siamo in Italia. Allora, buona decadenza ai cattolici e ai laici, cancellati in Italia da 60 anni come ricorda la Spinelli. Buona decadenza a Quagliariello che sta per trasformare il grande progetto di riforma costituzionale delle larghe intese  in una mini abolizione del Senato e in una legge che possa  piacere a Letta, a Renzi e pure ad Alfano. Buona decadenza ai senatori che voteranno Civati, i quali hanno proposto a Zanda e alla Finocchiaro tre progetti per tornare alla legge elettorale Mattarella. Dunque ai collegi e ad elettori che scelgono gli eletti. E buona decadenza anche a me, che presenterò in Senato il vecchio disegno di legge Veltroni-Zaccaria, contro il conflitto d’interessi. Onde evitare che dietro la cacofonia di un Bondi che stamani grida vergogna all’indirizzo di Formigoni, non resti il niente avvelenato dall’ultimo ventennio.

da corradinomineo.it


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