Flores d’Arcais e la democrazia atea

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Ha ragione Flores d’Arcais a invocare una democrazia atea? Camus ci aiuta a rispondere che forse il punto è un altro.

Riccardo Cristiano

Flores d’Arcais è convinto che la democrazia debba essere atea e lo scrive nell’ importante volume “La democrazia ha bisogno di Dio: falso”, nel quale parla della necessità di rispondere alla campagna anti illuminista che vuole sancire il diritto della religione a non essere fatto privato, semplice culto. Vediamo.

Per quel che riguarda il nostro mondo, il nostro spazio, la nostra civiltà, il punto di svolta è stato chiaramente quello della venuta su questa terra e in questo spazio dei tre monoteismi. Prima dio, gli dei, erano tutt’altro: lo dice benissimo un grande punto di riferimento culturale per gli europei contemporanei, Albert Camus, che ci ricorda come già Lucrezio affermasse che le divinità pagane “sono estranee alle nostre faccende, dalle quali sono affatto distaccate.”

Queste divinità consentono ogni uso e abuso con loro e contro di noi, proprio per il loro distacco, disinteresse.

Il monoteismo, i monoteismi, invece affermano la grande novità semita, che esiste una legge di Dio esterna e superiore alle legge umane, che nessuno può violare Questo è il tratto che unisce ebraismo, cristianesimo, Islam. A questa rivoluzione semita si aggiunge una specifica rivoluzione cristiana, il Dio- uomo: Camus, nella sua grande opera, chiarisce che senza cristianesimo non ci sarebbe ateismo, e la stessa rivolta fisica, nata nei tempi delle divinità pagane che consentivano schiavitù e altro, non sarebbe diventata rivolta metafisica, quella contro l’ingiustizia consentita dal Dio creatore, solo il cristianesimo la poteva causare; la rivolta contro il Dio con un cuore di carne, quello che Camus chiama “un dio personale, al quale la rivolta può domandare personalmente dei conti.” Si arriva così all’Illuminismo, impossibile senza Gesù, che riduce a tre i dieci comandamenti, “libertà, eguaglianza, fraternità”, e fa derivare la luce con cui la legge semita ha illuminato il mondo non da Dio ma dalla Ragione.

Eccoci dunque al punto. Con il Dio dei tre monoteismi si è ottenuto il principio che nessuno, uomo o interesse di gruppo, può farsi Dio in terra; con il cristianesimo in particolare si è ottenuto un Dio con il quale di carne, con il quale ogni uomo è Dio. Con l’Illuminismo si è ottenuto che libertà, fraternità e uguaglianza riguardano gli uomini in quanto tali, non in quanto credenti.

Il punto di Flores d’Arcais dunque forse è un altro: la grande conquista monoteista, che nessuno ha diritto a farsi Dio su questa terra, riguarda tutta, anche la Chiesa, le chiese. Neanche loro hanno il diritto a farsi Dio, neanche i credenti hanno la verità, ma come dice papa Francesco, “è la verità che ha loro”, come tutti noi.

Così a me sembra che il problemi si trasformi: la nostra cultura è intrinsecamente legata ai valori dell’uguaglianza, della libertà e della fraternità, che accomunano i lumi religiosi e i lumi illuministici, nonostante gli orrori perpetrati nel nome di Dio (e della Ragione): queste due culture devono coesistere nella creazione di uno spazio comune, senza poter cedere alla tentazione di eliminarsi nell’illusione di conquistare l’esclusiva titolarità, o rappresentanza, della libertà, della fraternità, dell’uguaglianza.

da ilmondodiannibale.it


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