Ex sindaco Marina di Camerota al “Giornale del Cilento”, ”Vi querelo”

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Antonio Troccoli non gradisce un articolo in cui si racconta di un’indagine giudiziaria in cui è coinvolto. Il direttore: “Rischiamo di finire in tribunale ogni volta che scriviamo di giustizia”

Con una lettera inviata lo scorso 8 ottobre alla redazione del Giornale del Cilento, quotidiano online con sede a Marina di Camerota (Salerno), Antonio Troccoli, ex sindaco della cittadina, ha annunciato una querela per diffamazione ai danni del direttore del sito e di un suo cronista. Troccoli, evidentemente, non ha inteso prima richiedere una rettifica, come prevede la legge sulla stampa e come Ossigeno auspica si faccia sempre prima di appellarsi ai tribunali.

L’accusa è quella di aver pubblicato un articolo diffamatorio relativo al coinvolgimento di Troccoli in un’indagine riguardante soldi pubblici percepiti indebitamente dagli amministratori comunali. La querela, di fatto, non è ancora arrivata, ma non è la prima volta che la piccola testata cilentana si trova a fare i conti con minacce di azioni legali.

“Praticamente ogni caso di giudiziaria che coinvolge personaggi pubblici ci vede esposti a questo tipo di comportamenti”, spiega a Ossigeno il direttore Maurizio Troccoli. “Ma questo”, continua, “dipende anche dal territorio in cui operiamo. Il Cilento era sempre stato fuori dalle cronache. L’impatto di un giornale che racconta i fatti locali è stato subìto come uno shock”.

LE PRECEDENTI INTIMIDAZIONI – Troccoli racconta in particolare due episodi. Il primo, risalente al 2012, riguarda un’indagine su un’associazione a delinquere finalizzata a usura. Il giornale aveva pubblicato la vicenda e i nominativi dei rinviati a giudizio. “Per il solo fatto di aver trovato il loro nome”, spiega , “queste persone ci hanno querelato per diffamazione. Aspettiamo novità: il tribunale ha formulato una richiesta di proroga dei termini per la convocazione”.

Sempre nello stesso anno, Il Giornale del Cilento aveva pubblicato un articolo e un video raccontando che la nave di una ditta di trasporti turistici si era avvicinata troppo sotto costa a Pioppi, frazione di Pollica, e facendo riferimento nel titolo del pezzo al tragico “inchino” della Costa Concordia. Alla redazione era arrivata una richiesta di risarcimento danni di 25 mila euro. Il giornale rispose tramite il proprio legale, che spiegò l’infondatezza della richiesta. La compagnia turistica non rispose e non si fece più sentire.

“In molti si sentono autorizzati a utilizzare la querela per diffamazione non per essere risarciti di un legittimo diritto leso, ma per provare a intimidire il lavoro di osservazione, indagine e narrazione”, lamenta Troccoli. “C’è necessità di una regolamentazione per questo strumento. Bisognerebbe almeno obbligare chi querela a pagare i costi qualora fosse riscontrata l’infondatezza. Controdenunciare per calunnia chi ti querela per diffamazione è un percorso arduo. È molto difficile dimostrare che il querelante fosse a conoscenza del fatto che non era stato commesso nessun reato e, nonostante questo, avesse sporto denuncia. Lui potrà quasi sempre sostenere di essere stato convinto di aver subito un danno alla sua immagine”.

Nel settembre 2009, invece, ci fu un caso di vere e proprie minacce ai danni del cronista Luigi Martino. La vicenda era scaturita da una piccola inchiesta, nata per caso: il giornalista era alla guardia medica di Marina di Camerota per farsi curare una ferita. I pazienti in fila prima di lui dissero che né i medici né il personale dell’ambulatorio erano presenti. “Effettivamente era possibile per chiunque entrare, aprire i cassetti o manomettere medicine”, racconta Martino, che documentò il disservizio con foto e un articolo sul suo giornale.

L’indomani un operatore del servizio di guardia medica andò nell’esercizio commerciale gestito dai genitori del cronista. In mano aveva l’articolo stampato dal sito. “Questa cosa l’ha scritta vostro figlio? Dovete dirgli che quando viene per togliere i punti dalla ferita, lo faremo a modo nostro. È meglio che non viene”, disse ai genitori di Martino.

Martino denunciò il fatto e sporse querela per minacce. La vicenda è finita dal giudice di pace che ha dato ragione al giornalista e ha condannato l’operatore al pagamento delle spese legali e a 500 euro di risarcimento.

Alla domanda se abbiano mai ricevuto solidarietà per i numerosi attacchi, il direttore risponde amaro: “Dai cittadini. Solo da loro riceviamo, talvolta, dei commenti o dei messaggi d’incoraggiamento. Se poi si tiene conto del fatto che queste iniziative autonome di giornalismo libero si fondano prevalentemente sul desiderio di accendere i riflettori su quei territori tenuti per troppo tempo al buio, come il Cilento, senza un significativo ritorno economico, alla lunga ci si sente anche sfibrati. Ma non fino al punto di abbassare il tiro”.

OSSIGENO

 


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