Bastoy (Norvegia), l’isola prigione a “a 5 stelle”

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La Corte Europea ammonisce l’Italia sull’emergenza carceri così la questione diventa improvvisamente urgente. Per risolvere il problema Napolitano propone dei rimedi straordinari come l’amnistia e l’indulto. A rispondere con profondo dissenso sono soprattutto gli esponenti del Movimento 5 Stelle. È uno degli innumerevoli dibattiti di cui a breve vedremo le conseguenze, intanto i detenuti continuano a vivere al limite della dignità umana in strutture penitenziarie dove latita l’igiene, il decoro, il rispetto della persona. In questo inferno dove bruciano le anime dei peccatori convivono criminali che espiano le loro colpe, colpevoli che pagano pene superiori al reato commesso, uomini puniti senza che intraprendano un percorso di recupero e poi ci sono quei prigionieri che pur stando dietro le sbarre riescono a sentirsi liberi anche solo con l’immaginazione. In Norvegia invece accade che il detenuto è libero realmente e non solo con la fantasia. Per spiegare questo ossimoro è opportuno conoscere Bastoy, l’isola prigione.

A pochi chilometri al largo dalla costa norvegese sorge un villaggio composto da gradevoli cottage di legno divisi in quartieri che sostituiscono i macabri “bracci” dei tradizionali edifici carcerari. La struttura offre stanze ampie, comode e luminose a differenza delle luride celle. Ciascuna di esse ha oltre alla mobilia fondamentale (letto e armadio), una tv e un computer. Ogni stanza ha a disposizione una doccia e i bagni sono sempre puliti. I detenuti condividono la cucina e altri spazi comuni. Le loro giornate prevedono l’attività lavorativa che si svolge dalle 8:00 fino alle 15:30, terminato il lavoro i carcerati possono studiare, fare sport, passeggiare, visitare la Chiesa, recarsi in biblioteca, andare in spiaggia, prendere il sole oppure godersi il relax nelle saune. Ogni sera infine cenano con un menù diversificato. I reclusi guadagnano 6 sterline al giorno e hanno un buono spesa che può arrivare fino a 70 sterline a settimana.

Bastoy accoglie 115 detenuti colpevoli di aver rapinato, spacciato, violentato, truffato, assassinato. Tutti  scontano la loro pena in un’isola che non ha barriere, dove la terra ferma dista pochi chilometri eppure nessuno ha mai tentato di fuggire. Qui le 35 guardie non sono armate, dopo le quattro del pomeriggio rimangono in 4 e vigilano sui vari gruppi composti da 6 persone. In questo “carcere di lusso” inoltre gli altri carcerati norvegesi possono chiedere di scontare gli ultimi 5 anni della loro pena.

Il sistema permissivo e all’avanguardia che si sta sperimentando a Bastoy si contrappone a quello che l’immaginario collettivo tende a concepire come se il carcere dovesse essere necessariamente il posto delle rinunce, ma come dimostra l’attività svolta sull’isola si può imparare il senso di responsabilità, acquisire fiducia in sé stessi e negli altri, prepararsi ad affrontare nel migliore dei modi il reinserimento nella società, quindi educare senza reprimere. Si tratta di un progetto unico nel suo genere che come afferma Arne Nilsen Kvernvik, direttore del penitenziario, può portare benefici non solo alla Norvegia ma anche a tutto il resto d’Europa e del mondo. Un dettaglio apparentemente insulso è che dove oggi sorge la “prigione a 5 stelle” un tempo c’era un carcere durissimo, motivo per cui l’oasi era conosciuta come l’isola del diavolo. Questo potrebbe farci sperare sulla possibilità che un giorno anche l’Italia potrà modificare un inaccettabile sistema carcerario.


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