Papa, in Curia arrivano gli italo-latinoamericani

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Bergoglio licenzia l’ultraconservatore cardinal Mauro Piacenza, allievo di Siri. Il potere dei bertoniani in frantumi, il partito dei nunzi esce vincitore.

Di Francesco Peloso

Il terremoto nella Curia vaticana è ormai iniziato, anche se segue lo stile-Bergoglio: vale a dire una serie successive di brevi e intense scosse per ridisegnare gli equilibri interni al governo della Chiesa universale. Francesco procede fra conferme e nomi nuovi per portare a termine il ricambio della classe dirigente. In questo quadro emerge il progressivo venir meno del potere bertoniano, una svolta attesa fin dall’elezione del nuovo papa ma che ora sta prendendo concretamente forma.

E così se nei giorni scorsi è stato nominato quale nuovo Segretario di Stato al posto dello stesso Bertone monsignor Pietro Parolin, già nunzio in Venezuela che entrerà in carica il 15 ottobre, ieri è stato il giorno dell’addio per il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della potente Congregazione per il clero. Piacenza – formatosi alla scuola del cardinale Siri – lascia l’incarico a 69 anni, in anticipo sull’età della pensione che è di 75; al suo posto arriva monsignor Benimino Stella, oggi alla guida della Pontificia accademia ecclesiastica – la scuola dei diplomatici della Santa Sede – e un passato da nunzio in Colombia e a Cuba. Piacenza andrà a ricoprire l’incarico di Penitenziere maggiore.

Vengono invece confermati i vertici di due dicasteri chiave, la congregazione per la dottrina della fede,con l’arcivescovo Gerhard Muller, e Propaganda fide posto sotto la guida del cardinale Fernando Filoni. Il primo, pur nominato da Ratzinger verso la fine del pontificato, è personalità aperta al confronto con le correnti più progressive della teologia, il secondo rappresenta invece un elemento di continuità nello schema curiale. Francesco, insomma, procede nel rinnovamento un passo alla volta, consapevole che la macchina curiale sta facendo fatica ad accettare le tante novità del suo magistero. Anche la struttura del sinodo subisce un avvicendamento importante: l’attuale segretario Nikola Eterovic è stato mandato a fare il nunzio a Berlino, al suo posto è entrato un altro fedelissimo di Bergoglio, monsignor Lorenzo Baldisseri, anche lui con un passato diplomatico quale rappresentante della Santa Sede in Brasile e Paraguay oltre che in India e Nepal. Emerge così un dato sugli altri: il partito dei nunzi apostolici è largamente il vincitore politico di questa prima fase del pontificato. Alla stessa corrente appartengono infatti anche il cardinal Filoni e un altro membro della Segreteria di Stato come Angelo Becciu, pure ascritto all’entourage di Bertone, rimasto però al suo posto di Sostituto per gli affari generali; prima di approdare in Vaticano Becciu è stato nunzio a Cuba.

Inoltre, escludendo le conferme, le scelte nuove di Bergoglio – Parolin, Baldisseri, Stella – hanno in comune un’esperienza diplomatica in Sud America; il Papa, dunque, da arcivescovo di Buenos Aires, ha avuto modo di conoscere direttamente o indirettamente molti di loro. Da sottolineare, poi, che fra i ‘grandi elettori’ di Francesco c’è stato anche l’autorevole cardinale cubano Jaime Ortega il quale pubblicò – evidentemente con l’autorizzazione dell’interessato – il discorso tenuto da Bergoglio durante le riunioni fra cardinali che precedettero il conclave, un particolare che forse aiuta a capire la presenza di alcuni ex nunzi nell’isola caraibica nella curia bergogliana.

Il Papa ha nominato anche un alto dirigente dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica; mons. Mauro Rivella – esperto di problemi giuridici della Cei – prende il posto di Massimo Boarotto e ora avrà la responsabilità del considerevole settore immobiliare del dicastero vaticano. Alla guida dell’Apsa – insieme allo Ior uno dei centri nevralgici delle finanze vaticane – c’è oggi il cardinale Domenico Calcagno, la cui posizione è fortemente in bilico visto la serie di indagini giudiziarie che ha investito la struttura in seguito all’arresto di monsignor Scarano e alle sue rivelazioni. Ancora, prova a superare la tempesta del rinnovamento, il cardinale Giuseppe Versaldi, alla guida della Prefettura degli affari economici, un organismo che ha assunto rilevanti funzioni di coordinamento nella curia romana. D’altro canto i ‘bertoniani’ non sono un gruppo più tanto compatto; si ricordi anche che Ettore Balestrero, viceministro degli esteri in ascesa, fu mandato, Bertone ancora regnante, a fare il nunzio in Colombia, fra i due non c’era più il feeling di un tempo.

Restano, della litigiosa covata ligure, anche il patriarca di Venezia Francesco Moraglia – amico del card. Piacenza – e il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Quest’ultimo per ora è rimasto alla presidenza dei vescovi italiani, e tuttavia la distanza con Bergoglio appare sempre più sensibile.

Quest’articolo è stato pubblicato il 22 settembre dal Secolo XIX

da ilmondodiannibale.it


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