Mission sì, Mission no?

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“Dovremmo capire l’orientamento della Rai sulla messa in onda del programma ‘The Mission’ anche per valutare la sua compatibilità con i caratteri del servizio pubblico radiotelevisivo – lo ha scritto sul suo profilo Facebook il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Roberto Fico (M5S), e ha continuato – Si potrebbe valutare la  possibilità di adottare un atto di indirizzo con cui la Commissione esprima il proprio punto di vista sulla trasmissione, nel caso si decida per la messa in onda”.

Questo succede in seguito all’incredibile successo della petizione -www.change.org/nomission – che ha superato le 97.000 firme, lanciata da Andrea Casale che chiede alla RAI di non mandare in onda il reality “Mission”. Nonostante ciò non si sono ancora avute risposte soddisfacenti dalla RAI se non una tiepida rassicurazione che “sarà salvaguardata la dignità dei profughi filmati” e, contestualmente, si parla di contratti di migliaia di euro per i VIP che prenderanno parte alla trasmissione.  Gubitosi infatti intervistato per il Forum di Repubblica.it ha  dichiarato che Andrea verrà ricevuto con le sue 97.000 firme solo dopo che la trasmissione sarà andata in onda in modo da poter così giudicare la trasmissione con cognizione di causa.  La petizione però ha suscitato interrogazioni parlamentari, l’intervento della Presidente della Camera Laura Boldrini e il sostegno della nota cantante Fiorella Mannoia.

Andrea Casale, studente 25enne della Facoltà di Farmacia di Parma, chiede alla alla RAI, all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) e a Intersos di annullare la messa in onda dello show-reality umanitario ‘The Mission’. “The mission” è lo show umanitario prodotto dalla RAI in collaborazione con l’ACNUR e Intersos per far raccontare la sofferenza dei rifugiati in Sud Sudan, in Repubblica Democratica del Congo e in Mali ad alcuni VIP tra cui Emanuele Filiberto, Paola Barale, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Al Bano. Lo show è composto da due puntate che dovrebbero andare in onda tra fine novembre e inizio dicembre.   “Ho lanciato la campagna #NoMission su Change.org – spiega Andrea – perché appena ho sentito la notizia della produzione di “The Mission” ho provato un senso di indignazione verso la spettacolarizzazione di tragedie umane come quelle dei rifugiati e perché mi occupo di diritti civili e immigrazione nella provincia di Parma. Sono contento che la stessa sensazione sia stata provata da migliaia di italiani che hanno voluto manifestare pubblicamente la propria indignazione aderendo al mio appello”.

Qualche anno fa, nel 2007 per l’esattezza, visitai un campo rifugiati tra Rwanda e Tanzania. Al centro di nutrizione veniva distribuito porridge alle donne che si accalcano costituendo una gran fila agitata sotto la luce verde creata dai teloni dell’Acnur. Due bambini al Centro nutrizione mi guardavano tristi, uno con la faccia imbronciata e l’aspetto malaticcio, l’altro appoggiato a due grucce di legno. Altri invece mi chiedevano da dove venissi e subito cominciavano a elencare i giocatori della nazionale di calcio italiana. Mi venne detto che il campo rifugiati era nuovo, perchè lì “soltanto” dal 2002. Una condizione che doveva essere temporanea era diventata sostanzialmente stabile.
Di colpo immagino in quei luoghi Emanuele Filiberto, Paola Barale, Michele Cucuzza e Al Bano: perché luoghi dalle così complesse e fragili dinamiche devono essere raccontati e magari strumentalizzati da personaggi le cui vite sono lontane anni luce da certe situazioni?


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