Lanza: “Brava! Scrivi bene come un uomo”

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Il “complimento” che alla scrittrice, autrice Rai fin dagli esordi, non è mai andato giù. Al Festivaletteratura di Mantova il suo “Il matto affogato”.
Di Luisella Seveso
La sua ultima performance è nei panni di giallista. Sorprendentemente, ma so lo per chi non la conosce, nel 2012 a 88 anni, Elda Lanza ha pubblicato il suo primo romanzo poliziesco “Niente lacrime per la signorina Olga” (Salani), ed è stato subito best seller.
Al Festivaletteratura di Mantova, questa signora freschissima e piena di verve ha presentato al pubblico “Il matto affogato”, secondo libro di quella che sarà una quadrilogia di cui è protagonista il commissario-avvocato napoletano Max Gilardi. Presentatrice ed autrice televisiva di una Rai agli esordi, che lei ha contribuito a far crescere con programmi come “Avve nture in libreria”; giornalista, scrittrice, sceneggiatrice di fumetti, commenta trice, Elda Lanza ha avuto maestri straordinari come Nicola Abbagnano alla facoltà di Filosofia a Torino e Jean Paul Sartre alla Sorbona di Parigi. Nei chiostri dell’università ha conosciuto Simone De Beauvoir e da “Le deuxième sexe” ha maturato una solida coscienza femminista.

 

Negli anni ’70 andava a parlare alle operaie nelle fabbriche, e non è certo una anziana signora perbenista. “A volte penso che noi avevamo più rispetto di noi stesse, ma alle ragazze dico: uscite, portatevi lo spray al peperoncino. Basta con questi uomini, alla fine non hanno niente di importante in mezzo alle gambe, ma qualcosa con cui fanno pipì”.

 

Suo marito è un pubblicitario. E quando si tocca l’argomento non vuole, ovviamente, generalizzare. “Certo, ai pubblicitari si chiede sempre di più, oggi per vincer e devi dire o fare qualcosa di peggio. Intanto se ne parla. Ho trovato infame lo spot di una marca di automobili, BMW mi pare, che per vendere le sue auto usate presentava una bellissima ragazza, giovanissima, adagiata su un divano. La scritta diceva: certo, non sarai stato il primo, ma è così importante? Spaventoso: la ragazza è paragonata ad un oggetto, usato e da acquistare, che purtroppo non è più vergine…. “.

 

A 20 anni Elda già scriveva racconti a puntate per una rivista argentina, poi continuò su Bolero Film: “una gran scuola quella, perché si imparano il ritmo del dialogo e la capacità di mantenere l’attenzione in sospeso, fino alla puntata successiva. Il direttore diceva compiaciuto che scrivevo come un uomo. Un complimento, per lui”.

 

I suoi primi romanzi parlavano d’amore.
“Si, ma non sono mai stata una scrittrice leziosa. A un certo punto ho scritto un libro su ordinazione, “Una pazza storia d’amore” per Sperling & Kupfer, è anche andato molto bene, ma poi l’editore ha preferito un’altra scrittrice sicuramente più melensa. Il secondo romanzo l’ho pubblicato con Mondadori, però il genere mi annoia”; poi è stata la volta di un galateo un po’ stropicciato, poi 10 an ni di silenzio, poi un romanzo su un amore tardivo rinsaldato dalla malattia. Infine il giallo. Non avendone mai letto uno “a casa mia non era considerata letteratura, e ho continuato a non leggerli”; si butta in questa nuova avventura, vincente.

 

Adesso è al terzo romanzo. E ha dovuto informarsi perfettamente su ciò che può o non può fare un avvocato, perché il suo protagonista ha lasciato la polizia ma indaga comunque. Le complicazioni non la frenano, anzi. La muovono una curiosità famelica e la tenacia: non sopporta chi sospira “ti ricordi” o “speriamo”. “Non voglio sperare -dichiara- Voglio farcela”

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