Un post facebook : boia chi molla. Il caffè del 20/8

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Oggi La Stampa ha dato il meglio: “Il capo resto io”. Il Corriere della Sera ne prende atto: “PDL all’attacco, venti di crisi”. Poi racconta le manovre tese a prender tempo: “Caso decadenza. Schifani chiede che si pronunci la Consulta. Tensioni anche sulla legge elettorale. Lupi: il Pd su Berlusconi discuta senza pregiudiziali”. Infine il Corriere offre, non richiesto, un consiglio a Berlusconi: “per carità, non ripeta l’errore di Craxi, che raggiunto dall’avviso di garanzia,  andò in Parlamento ad attaccare la magistratura. Ottenne un voto a favore, ma anche le monetine e gli insulti all’hotel Raphael”. Firmato, Antonio Polito.

“Berlusconi: il capo sono io, non mollo”, Repubblica. “Il Cavaliere affila le armi ad Arcore. Mi difenderò anche in tv. Al voto in autunno”. In autunno? Ma Napolitano non aveva detto che non avrebbe sciolto le Camere con questa legge e che, piuttosto, si sarebbe dimesso? Il bello, o il tragico, di questi scenari agostani è che, quando filtra una notizia dalle case chiuse del Cavaliere – questa volta un post facebook, tutto quello che si era scritto prima è come se non fosse mai stato. Poi Berlusconi cambia umore e, paffete, cambia tutto di nuovo. Maledetta sindrome Cossiga! Così uno dei pochi che resti amico del Cavaliere Condannato, Giuliano Urbani, gli dà un consiglio sincero: “Vada ai domiciliari e di lì sostenga il governo”. Non può fare un giorno il martire-statista e un altro il gaglioffo-spacca-tutto.

“B.va alla guerra totale. Pressioni, minacce dossier”. Scrive il Fatto Quotidiano. Le pressioni sul Pd, le minacce al Governo. E i dossier? Gli agenti segreti del Condannato starebbero preparando “ritratti” contro giudici di Magistratura Democratica e Senatori chiamati a votare sulla sua decadenza da parlamentare. Come Stefania Pezzopane, la quale, hanno scoperto gli agenti, ha – niente meno – partecipato a una manifestazione dei terremotati dell’Aquila! Lo capite tutti: molto più grave che truffa allo stato, concussione, prostituzione minorile. Intanto oggi Il Giornale cala il suo, segreto, poker d’assi contro Antonio Esposito. O forse no, quel poker lo avrebbe dovuto calare Craxi contro Antonio Di Pietro. Va beh, sempre di Antonio-Giudice si tratta. “Se becco Berlusconi gli faccio un mazzo”, avrebbe detto il Presidente di Cassazione, tempo fa, a un amico.  E che dimostra questa battuta, ancorché riscontrabile? Quello che scriviamo da mesi. Che Silvio non trova più un giudice, né conservatore né apertamente reazionario, che sia disposto a sopportare “i cavilli faziosi” – così li chiama Ferrara – dei suoi avvocati e consiglieri. Se è un perseguitato, tutta sua la colpa.

L’ultima notizia politica che riesco a segnalare, prima che la nausea monti è che il premier Letta ha preso le distanze dalla mozione Boccia, una sorta di uovo di colombo congressuale, un preambolo da sottoscrivere per potersi dire Democratici. Tradotto suonava più o meno così: “sostengo e sosterrò sempre il Governo Letta, frutto di larghe e positive intese, su cui aleggia lo spirito benefico e risanatore del Presidente Napolitano”. Il Premier ha detto: non entro nelle cose del partito. Enrico lascia a Silvio falchi e pitonesse!

In Egitto, un agguato con 25 poliziotti uccisi in Sinai e al Cairo un alleggerimento delle accuse contro Hosni Mubarak. Non c’è dubbio: il generale Al Sisi, presenta le sue credenziali. Lotta al “terrorismo” e ricostituzione del sistema di potere economico-militare. Democrazia sotto sorveglianza e stato (passabilmente) laico. Ma io continuo a pensare che le Primavere arabe non siano finite. E che l’Arabia Saudita non potrà più rappresentare un modello di riferimento, anche se i suoi petrodollari daranno ossigeno all’economia e al turismo in Egitto e potranno, alla bisogna, sostituire l’obolo americano, qualora dovesse essere ritirato.

Un morto al CIE, a Crotone scoppia la rivolta. I centri di identificazione ed espulsione erano una porcheria, delle gabbie in cui degli uomini venivano scientemente trasformati in ratti, abbandonati alla sporcizia e alla violenza. Regalo avvelenato della Bossi Fini, vergogna messa su da Bobo Maroni durante il suo mandato al Viminale. Ministro Kyenge, faccia presto. Cambi la legge, ponga la questione dei filtri e delle regole che consentano a un certo numero di migranti di trovare accoglienza in Italia. Riconosca a chi è nato nel Bel Paese, ha studiato nelle nostre scuole, lavora e si sente italiano, il diritto di dirsi cittadino italiano. Forse saremo giudicati più da quel che Lei farà o non saprà fare, signora ministro, che dalla infinita soap opera su Berlusconi.

da corradinomineo.it


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