Caro Rodotà, sulla Siria questo è il mio no

0 0

Carissimo Rodotà, ho letto la sua petizione contro la guerra in Siria. Vorrei tanto parlarne con Lei. Inanto le dico…

di Riccardo Cristiano

Ho letto con grande attenzione l’appello lanciato tramite change.org e articolo21 sulla Siria da Stefano Rodotà, Maurizio Landini, Maso Notarianni, Marcello Guerra, Cecilia Strada, Christian Elia, Fiorella Mannoia, Alessandro Gilioli, Alessandro Robecchi, Massimo Torelli, Guido Viale, Marco Revelli, Frankie HI-NRG MC e Stefano Corradino. E avendo deciso di non sottoscriverlo vorrei spiegare a questi interlocutori, in particolare agli stimatissimi Stefano Rodotà, Maso Notarianni e Stefano Corradino i motivi del mio dissenso radicale.

Premessa: il vostro appello l’ho letto con coinvolgimento e attenzione, a differenza di quelli di molti “pacifisti assiduamente impegnati”sulla Siria (con le nobili ed importantissime eccezioni della Tavola della Pace e di altri, ovviamente): voi infatti non vi occupate giornalmente di Siria, a differenza dei molti “pacifisti impegnati” i cui appelli non leggo perché in due anni e mezzo non ho mai letto un loro appello per le città vittime della pulizia etnica del regime di Bashar al-Assad. Non ho mai letto un loro appello per Hama, per Homs, per Deir az-Zoor, per Aleppo, per Daraa, per i morti sepolti nelle fosse comuni lungo l’Oronte, per i bambini seviziati per aver scritto a scuola “il popolo vuole la caduta del regime”, per gli attivisti impegnati per la difesa dei diritti umani, per i dissidenti, per Ali Farazat, il vignettista a cui gli sgherri di Assad hanno fracassato le dita per impedirgli di seguitare a “colpirli”con la sua satira, per quella donna esule in Turchia che da vent’anni non sa se suo padre è vivo o morto nelle segrete di Assad. Da vent’anni.

Vanno così i diritti umani in Siria, e non certo da vent’anni, ma da molti di più. Ne seppe qualcosa il Sig. Obeika, riconosciuto responsabile del massacro di Sabra e Chatila e poi ministro del Libano designato dal regime di Assad padre: ministro per dieci anni. Ne sa qualcosa il grande intellettuale siro-libanese Samir Kassir, uomo di adamantina cultura libertaria e progressista, ucciso dai sicari di Assad figlio a Beirut. Ne sa qualcosa l’ex comunista George Sabra, detenuto e torturato per anni e a più riprese da Assad padre e da Assad figlio. A lui, appartenente alla comunità cristiana, è stata imputata dal regime l’intenzione di dar vita ad un emirato islamico nel sua regione natale.

I diritti umani, in Siria, sono “proibiti” dal giorno del golpe di Assad padre, o per maggiore precisione dal giorno in cui la sua decisione di introdurre lo stato d’emergenza ha abolito tutte le garanzie, inclusa quella ad avere una difesa. La deriva assadiana del Baath è nata da una visione malata, in origine “fichtiana”, del nazionalismo, che poi è degenrata in cancellazione assoluta dell’individuo, da identificarsi completamente con “la missione” totalizzante della NAZIONE, guidata dal capo e dal fuhrerprinzip.

Ora, a mio personale avviso, il 15 marzo 2011, giorni in cui è cominciata la “rivoluzione siriana”, è successo qualcosa di estremamente importante: non la borghesia cittadina, che è costituita dai ceti privilegiati dal regime, ma il proletario urbano, quello rurale e i giovani hanno detto “no” a un regime familistico che ha riservato i vantaggi del liberismo ai suoi protetti, lasciando agli altri la fame e la sopraffazione.

Guardate le cartine siriane: dove è cominciata la “rivoluzione siriana?” A Damasco? Ad Aleppo? O a Daraa, nel profondo sud, a Deir az-Zoor, nel depresso est e in tanti altri piccoli centri di miseria ed emarginazione? E come si è manifestata? Con le “Brigate” tizio o caio? NO. Si è manifestata con i comitati di coordinamento! Giovani, vecchi, contadini, operai, massaie, ignoranti, sottoproletari, si coordinavano orizzontalmente via web! In questo modo l’individuo, cacciato dalla porta da mezzo secolo di totalitarismo nazisteggiante, è emerso prepotente, si è fatto “borghese”, creando una nuova opportunità, preziosissima per la cultura araba. E’ questo che Assad ha voluto reprimere con ferocia disumana e inaudita, coperto dallo spettro dell’ al Qaida da lui stesso prodotto (la storia irachena lo dimostra).

Ecco perché a mio avviso il crimine è aver lasciato passare due anni e mezzo senza far nulla. Con che occhi ci guarderanno, i siriani? Avranno simpatia per noi? Ci crederanno davvero depositari dei valori che voi ricardate nella vostra petizione? Ecco perché, per me, ha ragione Lorenzo Declich a dire con mortale sarcasmo: “sono contro l’azione americana. E’ troppo presto.”

Cosa poi questa azione realmente voglia conseguire è sotto i vostri occhi. Vi saluto con stima. .

da ilmondodiannibale.it


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21