Direttore pensionato, redattore precario: la perfetta formula italiana per uccidere l’informazione

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Giovanni Pepi qualche mese fa è andato in pensione. Ma per i redattori del Giornale di Sicilia non è cambiato nulla. Il proprietario-direttore Antonio Ardizzone ha confermato il neo-pensionato nelle medesime mansioni di condirettore responsabile da lui ricoperte per tantissimi anni. L’affiatatissima, storica coppia Ardizzone-Pepi è infatti alla guida del quotidiano palermitano fin dal 1982. Pepi, agrigentino classe 1947, è direttore responsabile anche di Tele e Radio Giornale di Sicilia e della testata internet www.gds.it.

Pare quasi superfluo segnalare che il caso del direttore-pensionato che si presenta in Sicilia è in perfetta violazione delle norme deontologiche dell’Odg, nonché in contrasto con ogni minimale indirizzo di natura sindacale. La Carta di Firenze, manifesto del precariato giornalistico italiano, dispone espressamente l’obbligo di “vigilare affinché i giornalisti titolari di un trattamento pensionistico Inpgi a qualunque titolo maturato non vengano nuovamente impiegati dal medesimo datore di lavoro con forme di lavoro autonomo ed inseriti nel ciclo produttivo nelle medesime condizioni e/o per l’espletamento delle medesime prestazioni che svolgevano in virtù del precedente rapporto”.

Lo scorso 24 settembre Assostampa Sicilia è stato il primo organismo sindacale regionale in Italia a presentare un esposto al Consiglio dell’Ordine dei giornalisti ai sensi della Carta di Firenze, denunciando un lungo elenco di illegalità, inadempienze e violazioni ricadenti in ambito deontologico e relative al mercato del lavoro giornalistico autonomo. Violazioni commesse, salvo poche eccezioni, in tutte le strutture di informazione siciliane, comprese le maggiori testate della carta stampata.
L’Ordine di Sicilia il successivo 22 novembre ha dato seguito all’esposto scrivendo ai direttori delle testate giornalistiche dell’Isola e ai responsabili delle redazioni periferiche siciliane delle testate nazionali. Riconoscendo le numerose “gravi e intollerabili violazioni delle regole” denunciate, il Consiglio regionale, pur rendendosi conto che “l’attuale e perdurante momento di crisi rende difficile l’esercizio dell’attività editoriale, se non la stessa sopravvivenza di alcune aziende”, ha osservato come certamente questo non fosse imputabile ai giornalisti siciliani, “che stringono i denti da ben prima che la crisi raggiungesse gli odierni livelli.”

Ma a quanto pare c’è chi pensa che ci siano redazioni che godano dell’extraterritorialità e possano essere governate con regole tutte loro.
Vista la sempre più grave condizione del settore dell’informazione, il direttore-pensionato imposto dall’editore palermitano appare oggi non un particolarismo territoriale ma una provocazione rivolta al precariato giornalistico su scala nazionale.
Sul caso è stato presentato un esposto per violazione deontologica al Consiglio dell’Ordine di Sicilia.

Il rispetto delle regole deontologiche contro lo sfruttamento e la precarietà nella professione giornalistica è strettamente correlato alla grande difficoltà economica che vive il settore dell’informazione, dove gli unici interventi strategici aziendali pare siano i licenziamenti.
La crisi dei giornali non dipende affatto dai giornalisti, che ne sono vittime. Semmai dal quel prodotto editoriale che si pretende di ottenere sfruttando oltre misura risorse umane precarizzate, pagate pochi centesimi il rigo. Un sistema aziendale basato sulla quantità prodotta e non sulla qualità, sempre e solo sui risparmi piuttosto che sugli investimenti, difficilmente può trovarsi ad essere competitivo. Avere innescato da lunghi anni una spirale di compensi sempre più ridotti, contesi da uno stuolo di precari in perenne concorrenza tra loro, non è il rimedio per pareggiare i bilanci ma il male, che porta inevitabilmente a diminuire le vendite. E che conduce solo a chiudere i giornali, uno dopo l’altro. Occorre, subito, invertire la rotta.

* coordinatore Commissione lavoro autonomo regionale Assostampa Sicilia e componente Commissione lavoro autonomo nazionale FNSI


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