Otto idee per capire la Cina

0 0

Parla Stefano Cammelli, che con il suo “Muri rossi” ci aiuta a capire la Cina atraverso otto testimonianze.

di Fabrizio Noli

Otto occidentali alle prese con il vero problema del mondo contemporaneo: comprendere la Cina e relazionarsi ad una nazione-continente, con una storia e un partito a dir poco complessi, molto più di quanto si possa anche lontanamente credere. E’ questa l’ultima fatica letteraria dello storico Stefano Cammelli, sinologo ed animatore del sito di informazione specialistica sulla Cina, Polonews. Dall’ex diplomatico americano, alla studentessa della Bocconi, al generale in pensione, fino all’aspirante missionario, una caleidoscopio di personaggi e di esprienze profondamente diverse, raccontate in “Muri rossi”, Mauro Pagliai editore, in 207 pagine.In particolare significativo il racconto con protagonista l’aspirante missionario, allle prese con una Cina ben diversa da quella vissuta dai suoi predecessori, almeno fino al 1949, all’avvento del maoismo, come spiega l’autore.

“Formalmente, la situazione in Cina è di silenzio.cioè i missionari si presentano come cooperanti e nessuno vuole indagare più di tanto sulla loro reale identità, anche perché si creerebbeero problemi di cui nessuno sente il bisogno. Diciamo che la loro situazione, per come l’ho inquadrata, mi pare a dir poco drammatica, perché la loro memoria, volente o nolente, va continuamente ai grandi missionari del passato, degli anni 20 e 30 del ‘900. Quando uno legge gli scritti o le lettere dei missionari di quegli anni, in Cina, si rende conto di avere a che fare con qualcosa di “epico”, sia per il numero dei convertiti al cristianesimo, che per il carattere drammatico in cui si svolgeva la loro opera di apostolato, con un altissima mortalità, prima ancora di arrivare alla meta della loro missione, per cause diverse, dalla febbre gialla, al tifo, ai banditi. Poi, arrivati in missione, anche lì le difficoltà potevano essere enormi, ma è anche vero che certe foto, specie in zone come l’Hainan, rivelano una partecipazione massiccia dei cinesi alle funzioni religiose cattoliche, con migliaia di persone che rimanevano fuori dalla chiese perché stracolme di fedeli. Persone che magari non si convertivano, restavano confuciane, o buddhiste, ma che rivelavano comunque una grande voglia di partecipazione. Adesso, al contrario, i missionari del XXI secolo arrivano senza pericoli, sono anche bene accolti, ma il loro contatto con le popolazioni locali è iper-controllato. Non possono praticamente entrare in contatto con i cinesi. Ma non è per questo che hanno abbandonato le loro case! Lo dico per esperienza diretta, ne ho conosciuto diversi.”

In effetti la disillusione traspare chiaramente dalle pagine del libro, si parla anche di frequenti abbandoni. Ma non è che i misisonari, oggi, pagano lo scotto di essere stati, in alcuni casi, la punta di diamante del colonialismo occidentale in Cina, almeno nel XIX secolo?

“Attenzione, bisogna considerare i tre filoni storici delle missioni in Cina, al di là che è indubbio che portano sulle spalle colpe non loro. Mi spiego: c’era un filone missionario italo-tedesco, da tenere distinto sia da quello francese che da quello americano, per lo più protestante. Ora, il filone americano si muoveva più che altro in campo educativo, ed è quello a cui i comunisti hanno tagliato le gambe più facilmente, una volta preso il potere. Non è infatti che si possa aprire una scuola in Cina come ti pare e piace. Quello francese, di filone missionario, merita invece un discorso a parte, dato che è stato quello più legato all’azione coloniale della madrepatria, da Napoleone III al Fronte Popolare, quasi alla vigilia della seconda guerra mondiale. I missionari francesi erano protetti dall’ambasciata di Francia, scortati in missione dai reparti militari. Un dato su tutti penso che chiarisca la situazione: sulle missioni francesi sventolava il tricolore transalpino, e questo basta!
Diverso il caso di italiani e tedeschi, più vicini alla Santa Sede, che volevano immergersi nella realtà locale, ma che hanno pagato un prezzo altissimo, anche perché la Cina è una realtà davvero complessa.”

In effetti, questo emrge chiaramente in “Muri rossi”. Un discorso che vale ancora di più per gli occidentali che da anni frequentano la Cina, ne parlano la lingua, pensano di averla compresa e poi salta sempre fuori qualche tassello mancante del puzzle.allora, da vaticanista più che mai, sorge spontaneo un quesito: potrà mai la Santa Sede riuscire a normalizzare le sue relazioni con Pechino?

“Il problema è politico, nel senso che il Partito Comunista ha il monopolio del potere. Pur essendo pronto a discutere con chiunque, non può accettare di farlo con stati od organizzazioni che si pongono al suo livello. Rischierebbe di implodere, tanto più per via della presenza, al suo interno di una vera e propria componente marxista dogmatica, direi trinariciuta, che ancora oggi non permette cedimenti in questo senso”.

Da ilmondodiannibale.it  


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21