Liberiamoci dalle false libertà

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di Roberto Bertoni
Mentre la comunità internazionale è ancora scossa per le improvvise (ma, a quanto pare, non troppo inaspettate) dimissioni del Papa, la nostra campagna elettorale è entrata oramai nel vivo e si avvia alla conclusione, tra promesse (molte, per lo più, irrealizzabili), idee (poche), proposte (poche e spesso fumose) e, naturalmente, com’è tradizione dal 1994 in poi, reciproci scambi di accuse ed insulti che non servono a nulla se non ad ampliare il già enorme fossato che anni di mala politica e feroce propaganda anti-politica hanno scavato fra le istituzioni e i cittadini.

Tuttavia, è sinceramente inutile riflettere, per l’ennesima volta, sulle pecche di una competizione dalla quale, considerando la qualità dei protagonisti in gioco, era difficile aspettarsi di più. Assai più opportuno sarebbe, invece, aprire una discussione su come abbia potuto la politica italiana ridursi a questi livelli, tra scandali, malaffare, corruzione e, soprattutto, un diffuso ed insopportabile dilettantismo che, a nostro giudizio, è una delle cause principali del distacco e della disaffezione delle persone. Purtroppo, però, ci rendiamo conto che non c’è tempo, che le elezioni sono alle porte e che oramai sono saltati tutti gli schemi, con i leader dei vari partiti e schieramenti impegnati più ad andare alla conquista di ogni voto possibile che a elaborare programmi seri e convincenti per condurre l’Italia fuori dal pantano.

Sappiamo bene che così non si costruisce nulla, che questa sorta di millenarismo – molto diffuso in particolare tra i ceti meno abbienti e, di conseguenza, più colpiti dalla crisi – è il miglior terreno di coltura per populismi e demagogie d’ogni sorta e che questo sfrenato desiderio di un rinnovamento della classe dirigente, in parte anche giustificato, rischia di far arrivare in ruoli chiave personaggi privi sia del livello culturale sia dell’esperienza necessari per ricoprirli, ma tant’è e, almeno per questa volta, non possiamo attenderci nulla di particolarmente promettente dall’esito delle votazioni del 24 e 25 febbraio.

L’unica riflessione che in questo momento ci sentiamo di fare, pertanto, riguarda il concetto di libertà: uno dei princìpi più abusati nel corso degli ultimi vent’anni, al punto che se ne sono appropriati persino personaggi che faticano a comprendere la differenza tra libertà e arbitrio e, in particolare, ad accettare l’antica regola non scritta secondo la quale la libertà di un individuo cessa dove comincia quella degli altri.
Per un progressista, al contrario, specie nella tremenda stagione storica che stiamo attraversando, libertà significa innanzitutto libertà dal bisogno che si declina, in concreto, nel diritto per tutti ad avere un lavoro stabile e adeguatamente retribuito, tale da assicurare un’esistenza dignitosa a se stessi e alla propria famiglia.

In secondo luogo, libertà significa libertà dall’ignoranza che, all’atto pratico, vuol dire incentivi a scuola, università e ricerca, ripristino delle borse di studio brutalmente tagliate dal duo Gelmini-Tremonti e interventi strutturali per riqualificare e mettere a norma gli edifici scolastici e dotarli delle dovute attrezzature tecnologiche, a cominciare dalla banda larga.
Libertà, poi, in un una democrazia compiuta, non può non far rima con diritti, primi fra tutti quelli civili delle coppie omosessuali che, a nostro giudizio, devono potersi sposare e adottare bambini al pari delle coppie eterosessuali, come avviene già in numerosi paesi occidentali, compresi quelli guidati da governi conservatori.

A tal proposito, è doveroso sottolineare quanto sia falso ed ipocrita il ragionamento in base al quale i diritti civili siano sì importanti ma non prioritari, come se esistessero veramente dei diritti di Serie A e dei diritti di Serie B. Con buona pace dei sostenitori di quest’assurda teoria, difatti, spiace dover far presente che uno dei paesi che assicura ai propri abitanti ancor meno diritti civili del nostro è la Grecia, a dimostrazione di quanto sia vero, all’opposto, che tutti i diritti si tengono per mano e che se non si assicurano alla popolazione delle effettive libertà individuali non potrà mai esservi né il benessere né la tanto auspicata ripresa dell’economia.

Per questo, dopo anni e anni che sento ripetere questa sciocchezza, sono giunto alla conclusione che chi se ne fa portatore non sia affatto un ingenuo ma, al contrario, sia solo un retrogrado che tenta di mascherare la propria grettezza e i propri pregiudizi dietro un’emergenza economica che esiste ed è reale, in Grecia più che altrove, ma che non ha nulla a che vedere con i diritti civili che, anzi, come detto, potrebbero costituire uno dei fattori principali dello sviluppo economico e sociale, favorendo l’inclusione di categorie e soggetti fino ad oggi discriminati quando non, peggio ancora, emarginati, maltrattati e, talvolta, è bene ricordarlo, anche assassinati.

Infine, la nostra idea di libertà comprende l’importantissima libertà dalle organizzazioni malavitose che, come abbiamo visto nelle cronache degli ultimi mesi, rappresentano non solo uno sfregio all’etica pubblica, all’onorabilità del Paese e alla rispettabilità delle sue istituzioni e dei suoi centri di potere ma anche un enorme fardello che grava sulla nostra economia, rendendoci più poveri, più fragili e, ovviamente, poco credibili e rispettati nel mondo. In tal senso, crediamo dunque che abbia ragione Veltroni quando afferma che il prossimo Parlamento deve “dichiarare guerra” alla criminalità, se davvero vuole consentire alla politica di riappropriarsi del proprio valore e della propria bellezza e alle nuove generazioni di avere un futuro all’altezza dei loro sogni e delle loro aspirazioni.

Detto questo, riprendendo il discorso iniziale, è bene rilevare, in conclusione, che ci sono anche libertà che libertà non sono: quella di delinquere, in primis, ma anche, altrettanto gravi, quella di mentire agli italiani, illudendoli di possedere la bacchetta magica e tradendo ogni volta la loro fiducia, quella di insultare ripetutamente gli avversari con toni ed epiteti da osteria e, più importante di tutte, quella di credere che qualunque comportamento sia lecito, che le regole siano inutili orpelli e che si possa continuare a perdonare e condonare ogni furto, ogni scorrettezza e ogni evasione, piccola o grande che sia, in nome dell’intollerabile diritto di arricchirsi senza limiti a scapito degli altri.


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