Egitto, tutti i nodi del Presidente

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Nonostante il nuovo presidente egiziano Mohamed Mursi non abbia ancora trascorso che pochi giorni nel palazzo presidenziale, senza neanche formare il suo primo governo, è già perseguitato dalle richieste di un popolo impaziente. Non sarebbe una novità, visto che i suoi quattro predecessori hanno affrontato condizioni non facili
dopo che sono saliti al potere a seguito di una rivoluzione o colpo di stato o assassinio. Ma, le circostanze e le sfide del quinto presidente saranno le più difficile di tutti.
In effetti il neo presidente egiziano Mohamed Mursi, si trova ad affrontare una serie di sfide e un’eredità molto pesante, quella di un regime sconfitto ma che ha disseminato di suoi resti il nuovo Egitto, rendendo le acque nelle quali nuota il nuovo a dir poco salmastre.

Mursi, primo presidente civile eletto d’Egitto, aveva annunciato nella sua campagna elettorale un progetto per migliorare le condizioni degli egiziani, da realizzare durante i suoi primi cento giorni. I cinque titoli di testa della sua presidenza sono il traffico, la sicurezza, l’igiene, il pane e il carburante. Ha anche promesso di aprirsi alle richieste della gente. Ma i problemi che aspettano il neo presidente sono ben maggiori.

Le principali sfide di Mursi.
Ci sono divergenze di opinione nei quotidiani arabi e tra gli analisti in generale sulle priorità del neo presidente egiziano, ma sicuramente,
la prima sfida in assoluto sarà l’urgenza di ripristinare la sicurezza nel paese:
e qui è impossibile non contemplare una riforma della polizia, riacciuffare gli evasi durante la rivoluzione, inasprire le sanzioni per atti di saccheggio e di teppismo. Questo è indispensabile per rassicurare i cittadini.
Ma prima ancora Mursi dovrà
formare il suo staff presidenziale e il nuovo governo,
coinvolgendo volti accettabili che rappresentino diversi appartenenze del paese che hanno paura di essere escluse dal nuovo corso. E questo farà parte della sfida con i generali per la distribuzione dei poteri e la stesura della nuovo Costituzione.

Secondo il canale televisivo arabo Aljazeera, una delle prime sfide che il nuovo presidente d’Egitto deve affrontare è quella di “togliersi il cappello da Fratello Musulmano”, affrontando da presidente di tutti gli egiziani la spinosa questione dello scioglimento del Parlamento e la dichiarazione costituzionale rilasciata dal Consiglio Supremo delle Forze Armate”.
In effetti, un segmento dei Copti teme il cambiamento della natura del paese e la sua trasformazione in uno stato religioso; esiste già una discussione sul secondo articolo della Costituzione per il quale la Sharia islamica resterà la fonte principale della legislazione.
Ma la sfida più spinosa, secondo tutti i pareri, sarà il rilancio dell’economia
che ha subito ulteriori colpi dolorosi negli ultimi mesi a causa del ritiro della metà delle riserve monetarie e l’aumento del deficit pubblico, stimato in circa 23 miliardi secondo fonti ufficiali. Deficit aumentato per via del calo degli investimenti esteri a causa della scarsa stabilità del paese, con tanto di calo del turismo, dal quale dipendono circa un milione di persone, insieme a un utile statale di circa 12 miliardi di dollari l’anno. La conseguenza di tutto è stato un ulteriore aumento della disoccupazione, che ormai riguarda la cifra astronomica di 12 milioni di egiziani, il 14% della popolazione.
Ma “il cane economia” evidentemente morde “la coda sicurezza”, visto che la prima non ripartirà senza la seconda.
E difficilmente la sicurezza potrà divenire volano di crescita economica se non si ridurrà la dilagante corruzione, vero lascito dell’era Mubarak. L’Egitto occupa il 71esimo posto su 180 nella speciale classifica redatta dall’Istituto di Trasparenza Internazionale.

Poi c’è il capitolo “politica internazionale”.
Dopo la rivoluzione del 25 gennaio i rapporti con Israele si sono fatti notevolmente tesi, soprattutto con la cessazione delle esportazioni del gas egiziano e il lancio di alcuni razzi nel sud di Israele dall’interno del Sinai: tensioni aggravate dall’uccisione di un certo numero di soldati egiziani da parte di soldati israeliani, dall’assalto all’ambasciata israeliana al Cairo e dall’espulsione dell’ambasciatore israeliano. Così parlando degli accordi di Camp David qualcuno ha evocato il titolo di un noto capolavoro cinematografico: “Via col vento”- Con tutto quel che ne potrebbe conseguire.

I rapporti con l’Iran.
Mentre accade tutto questo molte voci si sono levate per chiedere il ripristino dei rapporti con l’Iran , una prospettiva che già in sé è una sfida per i paesi del Golfo, che vivono in un clima di guerra fredda con Teheran.
La contrazione del ruolo egiziano nella regione ha fatto sì che sia cresciuto il ruolo dell’ Iran nei focolai di conflitto, i più gravi dei quali sono il Bahrain e la Siria.
Non c’è dubbio che il ripristino di relazioni tra Egitto e Iran potrebbe influenzare negativamente i rapporti dell’Egitto con i paesi del Golfo, e questo rappresenta una grande sfida per il nuovo presidente egiziano.

Le relazioni con i paesi del Bacino del Nilo.
Questa è una questione di sicurezza nazionale per l’Egitto, perché l’ acqua è vitale, e tolto il Nilo non ne resta molta . Kenya, Uganda e Tanzania e altri della zona del bacino del Nilo desiderano aumentare la propria percentuale d’acqua per espandere le aree agricole, mentre l’Egitto e il Sudan rifiutano di firmare un accordo di ri-distribuzione delle quote dell’acqua per considerazioni economiche, politiche e forse militari. E questo causa il declino dei rapporti con i paesi del Nilo ai minimi storici. Toccherà al futuro governo di Mursi colmare il divario.

Gli aiuti americani. 
Secondo il quotidiano arabo Al Hayat è chiaro il “ritmo costante” della politica estera degli Stati Uniti verso l’Egitto nonostante il susseguirsi di diverse amministrazioni statunitensi. Tuttavia, tale relazione è peggiorata dopo la rivoluzione del 25 gennaio e visti gli interrogativi di cui abbiamo parlato, che comprendono gli accordi di pace con Israele, e così per il quotidiano arabo la domanda è: proseguiranno gli aiuti americani per l’Egitto?
Se ne può desuemere un’altra, di domanda: sarà capace il nuovo presidente di dare risposte rapide a tutte queste domande urgenti?.


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