Inferni di mente!

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Dopo le sentenze della Consulta che sancivano la parziale incostituzionalità della legge sugli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari) in quanto tali strutture impediscono al giudice di adottare, in luogo del ricovero in OPG, una misura di sicurezza diversa, così come previsto per legge, idonea ad assicurare cure adeguate all’infermo di mente, nel gennaio 2012 la commissione Giustizia del Senato ha approvato all’unanimità la loro chiusura definitiva. Era notizia di rilevante importanza sociale, quanto a civiltà progresso, ma è stata pressoché ignorata dall’informazione.

Proviamo a vedere allora se l’odierna approvazione di ddl nella commissione Affari Sociali della Camera, volto a “revisionare” la legge Basaglia (dunque riguarda tutti “gli infermi di mente” non solo criminali in quanto tali) avrà più “successo”.  Di fatto, pare abbiano intenzione di riaprire i manicomi. In paradosso al dispositivo precedente, qui si rischia di retrocedere di 40 anni.

E’ stato infatti stabilito un  “trattamento sanitario obbligatorio” molto sui generis (l’attuale TSO prevede un massimo di fermo di 8 giorni). Si dispone che, senza il suo consenso, il paziente può essere “rinchiuso” (decorso l’ufficiale TSO prolungato a 15 giorni) ancora per un anno per capire l’ “effetto che fa” e, ovviamente, qualora senza “effetto”, ricominciare daccapo: potenziale reclusione a vita. Pdl e Lega, maggioranza decisionale, invitando a superare i “tabù” (?!) giustifica la decisione motivandola con protezione in “strutture adeguate” per i pazienti e sollievo per i familiari.

I “soloni mentali” oltre a essere incapaci di strutturare “banalissimi” centri d’igiene mentale,  da sempre tradiscono (e se ne fregano almeno fino a che non ci scappa il morto) la “adeguatezza strutturale” delle comunità (ospedali, scuole, carceri ecc.) per i “fermi di mente”, già ignorati nonostante siano, in proprio,  giuridicamente capaci di intendere e volere.

Con che faccia hanno perciò l’ardire di promettere “adeguate strutture” agli “infermi di mente” la cui personale capacità (temporaneamente ma anche no) è giuridicamente dichiarata inabile e/o interdetta, dunque sono pure costretti a demandare a terzi l’ottenimento dei propri umani diritti?


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