Uno scotch a Riyadh

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di Riccardo Cristiano
Ieri ho incontrato dopo tanto tempo un carissimo amico. Mi ha fatto immensamente piacere rivederlo e ovviamente abbiamo parlato anche del suo recente viaggio di lavoro a Riyadh.
Mi ha raccontato che è rimasto sorpreso dal fiume di alcol che, nei momenti di relax, scorreva a fiumi… Una bottiglia di vino costerebbe intorno ai cinquecento dollari. Il meccanismo è abbastanza consolidato, dice, visto che sono diversi membri della sterminata famiglia saudita a garantire al “pusher” la loro fetta di mercato, cioè il compound della ditta che controllano. Meccanismo facile e pulito, più dell’acquisto dell’hashish per strada, dai prezzi però molto più morigerati. “La schizofrenia regna sovrana a Riyadh, ma la vera sfida al regime non viene dagli sciiti, viene dai poveri, che non sono pochi, e sopratutto dalle donne”.

Essere cittadini sauditi ed essere pure poveri deve essere un meccanismo infernale, una condanna insopportabile. Vivere nel Medio Evo e pure in povertà non deve piacere proprio a nessuno. Ma il regime, consapevole, sta cercando il modo di mettere il silenziatore a questo possibile dissenso sociale con un piano assistenziale che riesce a tamponare la situazione. E così i maschi sauditi si tranquillizzano, ricchi o poveri che siano. Anche con il sesso. Nel paese infatti è possibile usufruire del sesso a pagamento grazie al fatto che l’identità delle donne può essere controllata solo ai posti di confine e all’aeroporto. Ecco allora che si porta una “signorina compiacente in albergo” dotandola del documento d’identità di una familiare. Essendo sprovvisto di fotografia…

Schizofrenia allo stato puro, ma maschile. Per le donne infatti il peso personale e sociale della paranoia saudita è diventato insopportabile.
Nei giorni del suo soggiorno il mio amico è stato testimone di un fatto di cronaca rilevante: in una città del sud le studentesse della locale università femminile hanno protestato per il degrado igienico-sanitario nel campus. Per quanto si fossero limitate a marciare all’interno della cittadella universitaria la loro iniziativa non è piaciuta al mufti locale, che le ha apostrofate più o meno così: “sgualdrine!” E loro per tutta risposta hanno deciso di trasferire la loro protesta all’esterno del campus, in pieno centro cittadino.

“Il diritto di voto alle prossime amministrative sarà pure un passo avanti, ma bisogna arrivarci”, dice il mio amico. E non è facile, visto che il percorso dovranno farlo a piedi, non potendo guidare. Ma non essendoci vita politica nel paese di tutto questo si parla solo nei compound, dopo il lavoro, magari davanti a uno scotch.
Forse sperare che in Arabia Saudita le donne possano avviare una primavera è arduo, ma c’è sempre l’anagrafe dalla loro parte. Re Abdallah, vecchio e malato, viene criticato per le sue timidissime aperture. “Ma il principe ereditario è un conservatore”, ho obiettato io. “Si, ma è altrettanto vecchio e più malato di lui, si dice abbia il cancro, forse lo precederà nell’aldilà.”

http://ilmondodiannibale.globalist.it


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