Una procura antimafia europea contro il terrore

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Il Consiglio europeo straordinario ha sollecitato l’accelerazione di una direttiva per concretizzare il coordinamento di intelligence e di collaborazione tra gli stati membri per contrastare il terrorismo. Ma solo a Giugno prossimo se ne potranno conoscere le proposte operative. E intanto, dopo le stragi di Parigi e di Bruxelles, cosa succederà con centinaia di potenziali fanatici terroristi islamisti  che vivono in Europa? L’istituzione di una procura antimafia avanzata dal Parlamento europeo nella scorsa legislatura, pur sollecitata da parlamentari europei, dalla Commissione antimafia nazionale, dalla petizione popolare promossa dal Centro studi Pio La Torre, art21, Libera informazione, sinora non è stata presa in considerazione. Sta per essere varata una direttiva per il reato di contraffazione la quale, a detta degli esperti, svuotata dal suo obbiettivo più pregnante, succube degli interessi particolaristici nazionali, è diventata un guazzabuglio leguleio difficilmente operativo.

Il terrorismo, come le mafie, va affrontato con una strategia unica a livello europeo e degli altri stati. Il terrorismo e le mafie si sono globalizzate, la risposta non può che essere globale. Prendendo esempio dalla legislazione antimafia italiana, l’Ue deve darsi una procura antimafia e antiterrorismo, ma intanto può fare il primo passo con il coordinamento immediato delle intelligence nazionali che anticipi l’introduzione di norme tipizzate per i reati di mafia e terrorismo.

Al terrorismo come alle mafie bisogna contrapporre efficaci misure di repressione, ma anche di prevenzione politica con una politica estera unica, con politiche di crescita economica, di riduzione delle disuguaglianze, di accoglienza e d’integrazione degli immigrati. Invece, finora sono prevalsi gli egoismi nazionali che hanno favorito i populismi, i radicalismi xenofobi e hanno fornito un falso pretesto ai fondamentalismi e al terrorismo islamista che, a loro volta, hanno aggravato la disuguaglianza e la riduzione dei diritti universali della persona.

Ad ogni strage viene evocato “siamo in guerra”. Contro chi? Si vuol far credere che un autoproclamato stato islamico con alcune decine di migliaia di fanatici armati, reclutati anche tra i disperati delle periferie europee, riesca a tenere in  scacco le super potenze, la Nato, l’Ue, l’Onu ecc. ecc… Probabilmente si vuole far dimenticare che l’Occidente con la guerra in Afghanistan prima e poi contro l’Iraq di Saddam ha rafforzato i talebani e Al Qaida, successivamente con gli interventi militari in Siria e in Libia ha favorito l’espansione del Daesh e le loro  guerre, più che religiose di controllo geopolitico dell’area del petrolio.

Come è avvenuto nella storia umana sin dalla preistoria , carestie e guerre, hanno sempre generato le migrazioni delle genti colpite, divenendo  preda di nuovi schiavisti, scambiati e monetizzati come prevede il recente accordo tra Ue e Governo turco. Le società aperte dell’”Occidente non possono che accogliere i migranti e integrarli  con politiche di crescita e di multiculturalismo che tutelino i diritti universali dell’uomo, il lavoro e la dignità della persona, se non vogliono tradire i principi liberali dell’uguaglianza” e quelli socialisti della giustizia sociale. La società aperta e la democrazia rappresentativa devono essere difese non con la chiusura delle frontiere ai migranti, ma con il rafforzamento dei valori comuni, della libera circolazione delle idee e delle persone e non solo delle merci e della moneta. I migranti sono una risorsa per la crescita sociale, culturale ed economica dei paesi riceventi, purché questi perseguano politiche economiche espansive e di potenziamento del welfare.

Di questi fenomeni epocali discuteremo il prossimo mercoledì trenta marzo con gli studenti di quel centinaio di scuole italiane che seguono il progetto educativo del nostro Centro. Ne parleranno, in videoconferenza e in diretta streaming, con il prof Ambrosini dell’Unimi, la dssa Sinatra della Procura di Pa, mons.Lorefice, arcivescovo di Pa.


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