L’Agenda delle migrazioni della UE: progetto concreto o ennesima lita tra paesi europei?

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Di Pino Salerno

Mercoledì 13 maggio la Commissione europea ha anticipato la presentazione della cosiddetta Agenda europea sulla migrazione, con una conferenza stampa di Federica Mogherini, capo della diplomazia di Bruxelles. Il testo ha l’ambizione di proporre un approccio globale al grave problema, miscelando misure di emergenza e iniziative di lungo periodo, aspetti umanitari e repressione, sorveglianza rinforzata alle frontiere – con la formazione nel 2016 di un corpo europeo di guardia – e l’apertura delle stesse frontiere a lavoratori qualificati. La proposta che però susciterà senza dubbio le maggiori controversie, sia nell’ambito del Consiglio europeo degli stati membri che nel Parlamento europeo, è la strutturazione di un sistema di quote per paese per l’accoglimento dei rifugiati giunti sulle coste europee del Mediterraneo. Presentata come misura di emergenza, la struttura delle quote serve a sistemare i richiedenti asilo che devono fare essere soggetti di protezione internazionale. Le quote saranno calcolate in funzione del Pil, il Prodotto interno lordo, della popolazione, ma anche dei livelli di disoccupazione in ciascun paese.

La Commissione propone anche un sistema di quote per la sistemazione delle persone perseguitate prima della loro fuga verso paesi terzi. Si tratta di 10 milioni di persone nel mondo, e le Nazioni Unite, che coordinano un programma di re insediamento, vorrebbero che la UE ne accogliesse 20.000 all’anno. Bruxelles propone di arrivarci entro due anni. Più in generale, la Commissione vorrebbe definire entro la fine del 2015 un quadro di iniziative che consentano di dividere in modo permanente i rifugiati e i richiedenti asilo nei paesi membri, in caso di flusso massiccio. Non si tratta del primo tentativo, e ha già suscitate ampie e preventive opposizioni, soprattutto da Gran Bretagna, paesi baltici e paesi slavi. Tuttavia, va anche aggiunto che nel 2014 il 72% delle richieste di asilo sono giunte in appena cinque stati, tra i quali, la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia. Per garantire un migliore equilibrio, dunque, la Commissione propone di rivedere nel 2016 la cosiddetta “Convenzione di Dublino”, che obbliga il primo stato della UE in cui i richiedenti asilo giungono a trattare la domanda e provvedere per i bisogni. Italia e Grecia devono invece gestire i flussi di ritorno dei migranti provenienti da Francia e Germania. Esiste un ostacolo alla solidarietà tra i paesi membri per la revisione del Trattato di Dublino, che, come si ricorderà, serviva, in realtà, a scaricare sulla Germania il peso dei migranti provenienti dall’Est Europa. Ora, grazie alle migliaia di morti nel Mediterraneo, la UE si accorge che la migrazione giunge anche da Sud, come se fosse un problema nato a gennaio 2015, e vorrebbe correre ai ripari, proponendo la revisione dell’accordo di Dublino. Il timore è che non se ne faccia nulla, e gran parte del peso sarà scaricato sui paesi costieri, Malta, Grecia e Italia soprattutto. Il testo della Commissione evoca un approccio di emergenza (Hotspot): l’Ufficio europeo per l’asilo, l’agenzia di sorveglianza Frontex e l’Europol potranno aiutare nel trattare rapidamente le richieste di asilo. E Frontex guiderà le operazioni di respingimento forzato per coloro che non siano in possesso dei requisiti.

L’apertura delle frontiere per coloro che ne hanno davvero bisogno, secondo la Commissione, deve spingere ad alzare il livello di guardia nella severità dei controlli sui richiedenti asilo. Secondo Eurostat, delle circa 425.000 richieste di asilo rigettate del 2013 solo 167.000 sono state le espulsioni. Naturalmente, la Commissione afferma la necessità di “ridurre gli incitamenti alla migrazione illecita”. Come? Inviando nelle delegazioni europee in una serie di paesi: Egitto, Pakistan, Turchia, paesi del Maghreb, Sudan, ecc.), ufficiali di collegamento incaricati delle migrazioni.

Il prossimo vertice europeo avrà luogo a Malta prossimamente, insieme coi paesi terzi per dibattere delle cause profonde delle migrazioni, della protezione della vita dei migranti e dello smantellamento delle reti dei trafficanti. La cooperazione coi paesi di transito è un’altra delle soluzioni indicate da Federica Mogherini nel corso della sua conferenza stampa. “Con questa Agenda”, ha detto Mogherini, “noi confermiamo ed estendiamo la cooperazione ma sappiamo che una risposta attendibile nel lungo periodo suppone la soluzione delle cause profonde, dalla povertà alla instabilità causata dalle guerre”.

Nessuno potrebbe contrastare questo catalogo di buone intenzioni messo a punto dalla Commissione nella sua Agenda sulle migrazioni, se non alcuni capi di stato e di governo che alla solidarietà concreta preferiranno invece dare conto alla propria opinione pubblica e al proprio elettorato.

Da jobsnews.it


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