Giornalismo sotto attacco in Italia

La Relazione sullo Stato di Diritto (UE). Prime valutazioni

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È stata pubblicata la Relazione sullo Stato di diritto 2025 della Commissione europea. Capitolo sulla situazione dello Stato di diritto in Italia.

Si ribadiscono i concetti essenziali di indipendenza e di pluralismo che devono caratterizzare il servizio pubblico.

Noi sappiamo che la Rai deve garantire il pluralismo, pluralismo vuol dire offrire la diversità dei punti di vista presenti nella società e in ultima analisi garantire il diritto dei cittadini all’informazioneQuesto lo dice da sempre la Corte costituzionale, fin dalle prime sentenze che hanno cancellato il monopolio. A partre dalla famosissima Sentenza n.225 del 1974 che ha detto che gli organi direttivi della rai non devono essere direttamente o indirettamente espressione prevalente del potere esecutivo.

Un’altra sentenza (n. 284 del 2002) aveva detto che “L’esistenza di un servizio radiotelevisivo pubblico, si giustifica però solo in quanto chi esercita tale servizio sia tenuto ad operare non come uno qualsiasi dei soggetti del limitato pluralismo di emittenti, nel rispetto, da tutti dovuto, dei principi generali del sistema bensì svolgendo una funzione specifica per il miglior soddisfacimento del diritto dei cittadini all’informazione e per la diffusione della cultura, col fine di “ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese”.

Va segnalata anche una recente Sentenza (n.44 del 2025) secondo la quale l’attuale sfida dell’informazione non riguarda tanto la ulteriore moltiplicazione delle già numerose voci che si fanno sentire nella sfera pubblica, quanto la salvaguardia della qualità dell’informazione medesima.

In questo contesto la relazione sullo stato di diritto rileva che il Senato ha iniziato ad esaminare una serie di proposte di legge, ma è chiaro diciamo noi, che non si arriverà comunque ad approvare nessuna legge prima dell’8 agosto quando entrerà definitivamente in vigore l’EMFA che impone l’indipendenza degli organi di governo della Rai ed una procedura di nomina trasparente e non discrezionale.

La relazione intanto stigmatizza il fatto che pur di fronte ad una legge che assicura già al Governo la nomina dell’AD da quasi un anno la maggioranza tenga bloccato la Commissione parlamentare per evitare che esprima un parere di sua competenza e per imporre un Presidente espresso dalla maggioranza.

Pesanti sono i rilievi che riguardano il finanziamento della televisione pubblica. L’oscillazione del canone di abbonamento tra i 70 e i 90 euro non possono che compromettere quell’indipendenza che deve costituire la premessa dell’esistenza stessa di un servizio pubblico.

Infine sullo sfondo delle considerazioni appena fatte stanno tutte le incertezze che caratterizzano lo stato della televisione pubblica che si trova ad affrontare gli ultimi due anni della validità della Concessione (aprile 2027) senza che possa essere delineata alcuna seria prospettiva di carattere industriale.


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