Contro lo Ius soli ha vinto la paura, ha detto il ministro Delrio. Vero. E così, oltre 800 mila giovani nati e cresciuti in Italia da genitori immigrati regolari rimarranno “italiani putativi”. E’ l’avvento della “pauracrazia” sollecitata dalle destre, che ha contagiato anziani e meno istruiti (studio di Ilvo Diamanti), i più fragili nel corpo e nella mente. Il PD “non ha i numeri” si giustificano i portavoce, ma in realtà non ha avuto la convinzione. Ovvero, quello stato d’animo che dà la forza di rischiare se il tema è identitario, fino a porre la fiducia.
Una scelta che – se corredata da decisi richiami ideali e costituzionali – poteva alla fine attrarre in aula consensi non scontati. Certo, ci sarebbe stato bisogno di una campagna antipanico preparatoria, per spiegare alla pubblica opinione che la cittadinanza riconosciuta a chi è in Italia dalla nascita non c’entra niente con gli sbarchi. Ma il PD questa “campagna di riflessione” – come l’ha definita Prodi – non l’ha fatta, per non compromettere l’incasso di consenso per il “tappo” libico di Minniti.
Ne esce un PD rattrappito. E il fallimento dello Ius soli lascia in chi credeva nel segretario Renzi un’altra cocente delusione.
Non gli si chiedeva il coraggio politico della Merkel, ma vederlo allineato ad Alfano fa malinconia.
