Pochi giorni fa la Camera dei Deputati ha concluso l’esame delle mozioni presentate sotto il titolo generico, ma comunque valido, di “tutela dei giornalisti”. Tra le molte proposte, alcune aggiornate dopo i più recenti eventi avvenuti in Italia contro ii giornalisti e le classifiche infauste degli osservatori internazionali, è stata approvata solo quella della maggioranza che richiama gli stessi principi ma poi contiene una serie di elementi che, se possibile, rappresentano addirittura un peggioramento della già grave situazione attuale. Val la pena richiamarne qualcuno, fermo restando che è interessante scorrere fino in fondo tutto la mozione.
Per esempio il testo recita, a proposito di diffamazione: “…In un’ottica deflattiva dello specifico carico processuale, si propone la modifica della disciplina del diritto di rettifica, di cui all’articolo 8 della legge n. 47 del 1948, in modo da favorire l’immediata riparazione dell’offesa eventualmente subita dal soggetto diffamato, al fine di consentire alla parte lesa l’effettiva tutela dell’onore e della dignità. In quest’ottica viene, inoltre, prevista l’introduzione di più precisi criteri di determinazione del danno da diffamazione ai fini del risarcimento…”; manca qualunque riferimento alle querele temerarie, ossia le azioni infondate contro i giornalisti ma si parla esclusivamente dei casi di diffamazione effettiva (3% circa del totale).
Questo, invece, è il passaggio di “tutela del diritto di cronaca” che di fatto non menziona chi fa cronaca: “.. impegno a… valutare l’opportunità di adottare iniziative normative che rafforzino il sistema di tutele già previste a protezione del diritto di cronaca, anche impedendo lo scorretto esercizio dello stesso, con particolare riguardo alla presunzione di innocenza e garantendo una maggiore tutela dei soggetti lesi, anche tramite il riconoscimento di uno specifico diritto alla riabilitazione della reputazione attraverso la pubblicazione della notizia di assoluzione con sentenza irrevocabile o di proscioglimento da indagini con le stesse modalità ed evidenza che aveva avuto la notizia dell’avvio del procedimento penale o delle dichiarazioni, informazioni e atti oggetto del processo….”
Di seguito il testo integrale della mozione approvata
La Camera,
premesso che:
1) l’articolo 21 della Costituzione sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero e consacra il principio della libertà di stampa, che non può essere «soggetta ad autorizzazioni e censure»; si tratta di elementi costitutivi di ogni democrazia, che si traducono nel diritto a informare e in quello, altrettanto importante, ad essere informati;
2) il diritto all’informazione è un tema centrale e sempre più attuale, poiché rappresenta un pilastro fondamentale per le democrazie a livello globale, e, in particolare, per quelle europee – tra cui l’Italia – che, negli ultimi anni, hanno lavorato attivamente per trovare un bilanciamento tra i contrapposti interessi che caratterizzano questo diritto;
3) nell’ultima Relazione sullo Stato di diritto pubblicata dalla Commissione europea, riguardante la situazione dello Stato di diritto in Italia e, in particolare, la libertà e il pluralismo dei media, è stato sottolineato che, per l’anno 2025, il quadro giuridico generale relativo ai media può essere considerato adeguato;
4) è utile ricordare che la Relazione sullo Stato di diritto nell’Unione europea un esercizio periodico, realizzato in dialogo continuo con i Paesi membri, che coinvolge non solo l’Italia, ma tutti i ventisette Stati membri e che il Governo italiano sostiene e incoraggia, in quanto considera questa iniziativa uno strumento fondamentale per monitorare il rispetto dei princìpi dello Stato di diritto all’interno dell’Unione europea; nel rapporto, viene riconosciuto ampio merito all’Italia per il lavoro svolto finora;
5) il Governo in carica e la maggioranza politica che lo sostiene hanno dato più volte ampia dimostrazione del pieno e incondizionato sostegno alla libertà di stampa, riconoscendo il fondamentale ruolo sociale che essa svolge, e non facendo mai mancare la propria solidarietà e la propria vicinanza a chiunque sia stato vittima di violenze e minacce; in particolare, sempre con riferimento alla Relazione sullo Stato di diritto 2025, è stata sottolineata l’esistenza, nell’ordinamento giuridico italiano, di mirati ed efficaci protocolli di protezione per i giornalisti vittime di minacce, che coinvolgono le forze di polizia e le autorità giudiziarie;
6) il fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti è costantemente monitorato dal Ministero dell’interno attraverso il «Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti», fondamentale per tenere traccia degli attacchi e delle minacce nei confronti della categoria e per elaborare nuove misure a tutela della loro sicurezza. Il Centro è supportato da un organismo appositamente costituito, che funge da sede di confronto privilegiata tra i referenti del mondo dell’informazione e gli esperti del Viminale, per identificare, a livello operativo, gli interventi più efficaci di prevenzione e contrasto;
7) per inquadrare meglio il fenomeno degli atti intimidatori, è utile fornire qualche elemento sulle dinamiche nazionali prendendo in considerazione due tipi di dati, a carattere quantitativo e qualitativo: il quinquennio 2020-2024 ha registrato 718 episodi, con una media di circa 143 eventi all’anno e un picco nel 2021 con 232; nei primi sei mesi del 2025 sono state registrate 81 segnalazioni di minacce; il maggior numero di episodi si è dunque verificato quando in carica non c’era questo Governo. Esaminando le tipologie di minacce, è possibile distinguere le matrici principali tra criminalità organizzata, quelle di natura sociopolitica e una terza generica che ingloba tutti i casi rimanenti: nel quinquennio le maggiori occorrenze si sono verificate per motivi sociopolitici riconducibili a eventi di piazza, manifestazioni pubbliche o sportive o scenari simili; anche in questo caso il maggior numero di episodi si è verificato nel 2021, con 113. Le principali minacce arrivano dal web e dalle piattaforme social: nel primo semestre del 2025 sono 31 su 81 totali;
8) giova, peraltro, ricordare come nell’ultimo periodo si siano moltiplicate le intimidazioni e le aggressioni a giornalisti, cameraman e fotografi da parte di partecipanti alle manifestazioni pro-Palestina; si tratta di minacce e aggressioni ai danni di professionisti che hanno come unica «colpa» quella di fare il proprio lavoro;
9) allo stesso proposito sono da segnalare e stigmatizzare gli episodi di censura ai danni di giornalisti e intellettuali che si sono verificati in diversi atenei italiani ad opera di gruppi organizzati a sostegno del movimento pro-Palestina;
10) non può passare inosservata, inoltre, l’inquietante lista di proscrizione divisa in sette categorie che elencava aziende e persone, tra le quali giornalisti e professionisti dell’informazione, accusate dal Nuovo Partito Comunista di essere «persone di fiducia» di una fantomatica «entità sionista»; un grave e inaccettabile attacco alla libertà di pensiero e una preoccupante minaccia alla sicurezza delle persone coinvolte;
11) a parere dei firmatari del presente atto d’indirizzo, cortei ed espressioni legittime di dissenso si devono muovere nei confini della legalità e nel rispetto della libertà d’informazione. La libertà di stampa è un pilastro della nostra democrazia e ogni forma di violenza o intimidazione nei confronti di chi svolge il proprio lavoro per garantire il diritto all’inumazione è inaccettabile e va condannata senza ambiguità; l’attenzione del Governo in carica alla sicurezza dei giornalisti è massima e chi utilizza un grave atto intimidatorio per adombrare una responsabilità dell’Esecutivo offende la verità e le istituzioni, evidenziando uno scarso senso dello Stato;
12) è necessario, altresì, considerare come il diritto all’informazione debba sempre essere bilanciato con il diritto all’onore di coloro che possono essere potenzialmente lesi dalle notizie che circolano sulla stampa; a tal proposito, si deve richiamare la direttiva europea Slapp, che mira a rafforzare la tutela degli operatori dell’informazione dalle denunce temerarie, ossia quelle presentate al solo fine di intimidire e ostacolare la diffusione delle notizie e il dibattito pubblico;
13) nell’ordinamento italiano, la libertà di manifestazione del pensiero di cui all’articolo 21 della Costituzione, dalla quale discende il diritto di cronaca, è diritto inviolabile, ma hanno fondamento costituzionale anche i suoi limiti, individuati nei diritti della personalità e, in particolare, nel diritto all’onore e alla reputazione;
14) la libertà di espressione è, dunque, un diritto fondamentale che deve essere esercitato con senso del dovere e responsabilità, tenendo conto del diritto fondamentale delle persone di ottenere informazioni imparziali, come anche del rispetto del diritto fondamentale della persona alla tutela della propria reputazione, dei propri dati personali e della propria vita privata; in caso di conflitto tra tali diritti, tutte le parti devono avere accesso alla giustizia, nel pieno rispetto del diritto al processo equo;
15) la libertà di espressione è uno dei caposaldi della democrazia, che va difesa e sostenuta; ma altrettanto importante è la tutela della dignità e della reputazione delle persone, spesso oggetto di campagne mediatiche diffamatorie e di un giornalismo di inchiesta poco prudente o etico;
16) è dovere dell’ordinamento italiano garantire sia la tutela del diritto all’informazione, sia la tutela del diritto all’onore e alla reputazione, tanto in sede penale quanto in sede civile, risultando opportuna una riflessione sulla necessità di individuare indici di temerarietà delle querele, al fine di consentire al giudice di irrogare la sanzione adeguata;
17) d’altro lato, è opportuno valorizzare la professionalità e la serietà nell’esercizio del diritto di cronaca, garantendo a chi sia leso da condotte connotate da intenti diffamatori un pieno ristoro; inoltre, appare opportuno anche riflettere sulla necessità di incrementare la tutela in caso venga accertato il carattere diffamatorio delle condotte;
18) in materia di tutela della professionalità, delle condizioni di lavoro e dell’occupazione dei giornalisti, il Governo, tramite il Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, si è fatto promotore di una serie di misure, tra le quali la riforma della disciplina del sostegno pubblico alle agenzie di stampa che offrono i propri servizi alla pubblica amministrazione, con la quale è stato introdotto l’elenco delle agenzie di rilevanza nazionale;
19) a tutela dell’indipendenza dei media, inclusa qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali, il 7 maggio 2024 è entrato in vigore l’European media freedom act (Emfa); il regolamento europeo sulla libertà dei media istituisce una nuova serie di norme per proteggere il pluralismo e l’indipendenza dei media nell’Unione europea, grazie alle quali i media – pubblici e privati – possono operare più facilmente a livello transfrontaliero nel mercato interno, senza pressioni indebite e nel contesto della trasformazione digitale dello spazio mediatico. In particolare, il regolamento obbliga gli Stati membri a proteggere l’indipendenza dei media e vieta qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali; in tale direzione si pone la proposta di riforma della governance Rai in corso di esame al Senato, che rappresenta un punto di svolta per creare un sistema televisivo pubblico d’eccellenza, pluralista, indipendente e trasparente;
20) non meno importante la tutela dei giornalisti e di tutti gli operatori che lavorano al fianco dei giornalisti nelle zone di crisi, nei contesti di guerra e ad alto rischio e anche in questo caso la storia recente racconta dell’impegno silenzioso ma quotidiano del Governo che, dopo la cattura della giornalista Cecilia Sala in Iran, ha attivato ogni canale a sua disposizione per riportarla rapidamente e a casa sana e salva;
21) tra i vari traguardi e obiettivi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della professione giornalistica, si ricorda la partecipazione e il sostegno dell’Italia alla campagna europea «Journalists matter», un’iniziativa volta a promuovere la libertà di stampa e ad accrescere la protezione nei confronti dei giornalisti che subiscono violenze, minacce e molestie a causa dello svolgimento della loro professione. Il Dipartimento per l’informazione e editoria, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, inoltre, è impegnato a varare una misura che preveda, in casi eccezionali di conflitti ed emergenze e in casi di utilizzo di freelance, l’istituzione di una voce specifica del Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale per la compartecipazione alle spese sostenute dagli editori per gli obblighi di protezione, formazione e assicurazione;
22) la libertà di stampa è di vitale importanza per la democrazia e la sua difesa richiede, oltre ad azioni concrete come quelle poste in essere da forze di polizia e autorità giudiziaria, anche l’impegno assiduo delle istituzioni e della società civile,
impegna il Governo:
1) a continuare a tutelare il giornalismo e l’informazione reale in tutte le sue forme, nel rispetto della dignità umana e del diritto alla riservatezza di ogni cittadino;
2) a valutare l’opportunità di adottare iniziative normative che rafforzino il sistema di tutele già previste a protezione del diritto di cronaca, anche impedendo lo scorretto esercizio dello stesso, con particolare riguardo alla presunzione di innocenza e garantendo una maggiore tutela dei soggetti lesi, anche tramite il riconoscimento di uno specifico diritto alla riabilitazione della reputazione attraverso la pubblicazione della notizia di assoluzione con sentenza irrevocabile o di proscioglimento da indagini con le stesse modalità ed evidenza che aveva avuto la notizia dell’avvio del procedimento penale o delle dichiarazioni, informazioni e atti oggetto del processo;
3) ad istituire un tavolo interministeriale, con la partecipazione di rappresentanti dell’ordine dei giornalisti e degli editori, ai fini del monitoraggio degli effetti della normativa sulle liti temerarie;
4) a promuovere a livello europeo iniziative normative volte ad uniformare, in materia di diffamazione, il valore della piena proporzionalità della pena rispetto alla gravità del fatto;
5) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per la protezione delle fonti giornalistiche, individuando strumenti idonei al rafforzamento del sistema di tutele già strutturato dalla giurisprudenza;
6) ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad assicurare il miglioramento delle condizioni lavorative e contrattuali dei giornalisti italiani;
7) a promuovere iniziative normative sulla parità lavorativa e salariale tra uomo e donna, con particolare riferimento alla tutela della maternità e contro ogni forma di discriminazione nel giornalismo;
8) ad adottare iniziative volte a potenziare, per quanto di competenza, il funzionamento indipendente dei media del servizio pubblico, assicurando la prevedibilità dei flussi economici ai fini della programmazione di maggiori investimenti in nuove tecnologie, salvaguardando la trasparenza e il merito nelle nomine dei vertici delle aziende pubbliche;
9) a promuovere, anche in sede europea e internazionale, iniziative normative volte a garantire che lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale avvengano nel pieno rispetto della libertà di stampa e del diritto all’informazione, assicurando trasparenza degli algoritmi, tutela delle fonti giornalistiche, prevenzione della diffusione di contenuti manipolati o falsi e salvaguardia dell’autonomia editoriale da forme di interferenza tecnologica o automatizzata;
10) a valutare l’opportunità di individuare strumenti e meccanismi, nel rispetto della normativa europea e della libertà di mercato, volti a favorire una più equilibrata partecipazione degli operatori che traggono benefìci economici dalla circolazione dei contenuti informativi al sostegno del sistema dell’informazione nazionale, anche mediante forme di valorizzazione e adeguata remunerazione della produzione giornalistica.
