La presidente del consiglio ha detto una verità inequivoca e amarissima, concludendo il festival di Atreju. Per attaccare la magistratura alla vigilia del referendum sul testo del ministro Nordio, ha usato il caso di Garlasco come archetipo delle colpe delle toghe. Già, le toghe sbagliano, quindi forza sì al referendum. Come più volte sottolineato, il quesito referendario è ingannevole, perché non siamo chiamati a votare sulla separazione delle carriere (di fatto c’è dal decreto Cartabia), bensì sulla consacrazione del potere senza contro-poteri. Tuttavia, la novità esibita da Giorgia Meloni ha a che vedere con la par condicio. Quest’ultima, con buona pace dell’AGCOM, è ormai acqua fresca. Più delle tribunette del periodo “protetto”, conta il fiume infinito dei talk su Garlasco: a colazione, a pranzo e a cena. E pure di notte. Esisterebbero linee guida della stessa Autorità e il consigliere della Rai Roberto Natale ha posto il problema. Non solo i processi in televisione, bensì indagini preliminari che dovrebbero essere secretate sono una chiacchiera permanente. Cinismo: ogni volta Chiara Poggi muore un’altra volta. Ma cosa mai saranno le regole di fronte alla cavalcata nera in corso? I fautori del No si diano una mossa, se non è troppo tardi. Meditate gente, dice Renzo Arbore.
